Acarol

01/05/2022

IL CULTO DELLA DIVINA MISERICORDIA

Don I. Rozycki parlando delle forme di devozione alla Divina Misericordia trasmesse attraverso Santa Faustina Kowalska, elenca:

Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso;
la Festa della Misericordia;
la Coroncina alla Divina Misericordia;
l’Ora della Misericordia;
la Diffusione del Culto della Divina Misericordia;
L’Apostolato della Divina Misericordia.
Sono evidenziate queste e non altre preghiere e pratiche religiose, in quanto ad esse sono legate promesse speciali, che si riferiscono a tutti, non solo alla stessa Suor Faustina, come in caso dell’atto: “O Sangue e Acqua...” o della Novena.
cliccare sotto per ascoltare la spiegazione
 
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“Ogni atto di venerazione della Divina Misericordia deve essere un’espressione di fiducia e deve essere legato alla pratica della misericordia verso il prossimo, se al devoto della Misericordia deve assicurare tutti quei benefici che Gesù ha legato a tale devozione” (R., p. 19).
Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso 
Il disegno essenziale di questo quadro è stato mostrato a Suor Faustina nella visione del 22 febbraio 1931 nella cella del convento di Plock. 
“La sera, stando nella mia cella -scrive Suor Faustina- vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido (...) Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te” (Q. I, p. 26). 
Tre anni dopo a Vilnius Gesù ha spiegato il significato dei raggi: ”I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua” (Q. I, p. 132). Non si tratta qui di un qualche effetto artistico, ma di una simbologia del quadro estremamente profonda.
Agli elementi essenziali del quadro appartengono le parole poste in basso: “Gesù, confido in Te”. 
Gesù parlava di ciò già durante la prima apparizione a Plock e poi a Vilnius: ”Gesù mi ricordò (...) che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza” (Q. I, p. 138). Non si tratta qui del numero delle parole, ma del loro senso integralmente legato al disegno e al contenuto del quadro.
Gesù ha definito un altro particolare di questo quadro, ha detto infatti: 
“Il Mio sguardo da questa immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce” (Q. I, p. 140). 
La questione dello sguardo non è dunque senza importanza, se lo stesso Gesù mette l’accento su di essa, dando un significato a questo particolare. E qui incontriamo una doppia interpretazione di questo desiderio di Gesù: alcuni -e tra loro don Sopocko- leggono queste parole in modo realistico e dicono che lo sguardo deve essere diretto in basso come dall’alto della croce; altri credono, che si tratti dello sguardo che esprime la misericordia (tra loro padre J. Andrasz, il secondo direttore spirituale di Suor Faustina). 
A seconda di questa interpretazione sono sorte -si può dire- due “scuole” di rappresentazione dell’immagine del Gesù Misericordioso: una ha il suo modello nel dipinto di E. Kazimirowski, mentre la seconda nel dipinto di A. Hyla, del santuario della Divina Misericordia a Cracovia.
Senza significato invece sembra essere la questione dell’altezza della mano destra. Don M. Sopocko credeva che la mano dovesse essere alzata solo all’altezza della spalla. Nel Diario invece troviamo solo questo: “La mano destra è alzata per benedire”. È la cosa più importante, mentre invece se la mano è alzata all’altezza della spalla oppure più in alto, non ha alcun significato per il contenuto del quadro.
Quale è il significato di questo quadro?
Il cosiddetto “luogo teologico” è stato indicato dallo stesso Gesù, legando la benedizione del quadro e la sua pubblica venerazione alla liturgia della prima domenica dopo Pasqua. La Chiesa legge in quel giorno il Vangelo sull’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e sull’istituzione del Sacramento della Penitenza (Gv 20,19-29).
A questa scena del Cenacolo si sovrappone l’avvenimento del Venerdì Santo: la crocifissione e la trafittura del Cuore di Gesù con la lancia. 
“Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia” (Q. I, p. 132). 
Di questo scrive San Giovanni nel 19° capitolo del Vangelo. Gesù ha spiegato poi che “il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime” (Q. I, p. 132). 
San Tommaso, riferendosi ai Padri della Chiesa, unisce la simbologia dell’acqua e del Sangue con il Sacramento del Battesimo e con l’Eucarestia, cosa che può essere riferita anche agli altri Sacramenti. “Alla luce del Vangelo di Giovanni -scrive don I. Rozycki- l’acqua e il sangue (...) stanno a significare le Grazie dello Spirito Santo, che ci sono state donate per la morte di Cristo. I due raggi rappresentati sul dipinto di Gesù Misericordioso possiedono questo stesso profondo significato” (R., p. 20).
L’immagine del Gesù Misericordioso spesso viene identificata come quella della Divina Misericordia e giustamente poiché‚ nella Passione, Morte e Risurrezione di Cristo la misericordia di Dio verso l’uomo si è rivelata con totale pienezza.
 
In cosa consiste il culto dell’immagine della Divina Misericordia?
L’immagine occupa una posizione chiave in tutta la devozione alla Divina Misericordia, poiché costituisce una visibile sintesi degli elementi essenziali di questa devozione: esso ricorda l’essenza del culto, l’infinita fiducia nel buon Dio e il dovere della carità misericordiosa verso il prossimo. Della fiducia parla chiaramente l’atto che si trova nella parte bassa del quadro: “Gesù, confido in Te”. 
L’immagine che rappresenta la misericordia di Dio deve essere per chiara volontà di Gesù un segno che ricordi l’essenziale dovere cristiano, cioè l’attiva carità verso il prossimo. “Essa deve ricordare le esigenze della Mia misericordia, poiché‚ anche la Fede più forte non serve a nulla senza le opere” (Q. II, p. 278). La venerazione del quadro dunque consiste nell’unione di una orazione fiduciosa con la pratica di atti di misericordia.
Le promesse legate alla venerazione dell’immagine.
Gesù ha definito con molta chiarezza tre promesse:
1- “L’anima che venererà questa immagine, non perirà” (Q. I, p. 18): cioè ha promesso la salvezza eterna.
2- “Prometto pure già su questa terra (...) la vittoria sui nemici” (Q. I, p. 18): si tratta dei nemici della salvezza e del raggiungimento di grandi progressi sulla via della perfezione cristiana.
3- “Io stesso la difenderò come Mia propria gloria” nell’ora della morte (Q. I, p. 26): ha cioè promesso la Grazia di una morte felice.
La generosità di Gesù non si limita a queste tre Grazie particolari. Poiché‚ ha detto: “Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le Grazie alla sorgente della misericordia” (Q. I, p. 141). Non ha posto alcun limite alla grandezza di queste Grazie e dei benefici terreni, che ci si può aspettare, venerando con incrollabile fiducia l’immagine della Divina Misericordia.
 
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La festa della Misericordia 
È la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a Suor Faustina a Plock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: 
“Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q. I, p. 27). 
Negli anni successivi -secondo gli studi di don I. Rozycki- Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le Grazie ad essa legate.
La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche Suor Faustina: ”Ora vedo che l’opera della Redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore” (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla Novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l’istituzione della festa: ”Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre” (Q. II, p. 345).
La preparazione alla festa deve essere una Novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della Coroncina alla Divina Misericordia. Questa Novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che “elargirà Grazie di ogni genere” (Q. II, p. 294).
Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
- che i Sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile Misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
“Sì, -ha detto Gesù- la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l’azione ed esigo il culto della Mia Misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all’immagine che è stata dipinta” (Q. II, p. 278).
 
La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
- “IN QUEL GIORNO, CHI SI ACCOSTERÀ ALLA SORGENTE DELLA VITA QUESTI CONSEGUIRÀ LA REMISSIONE TOTALE DELLE COLPE E DELLE PENE” (Q. I, p. 132) ha detto Gesù. 
Una particolare Grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: “La remissione totale delle colpe e castighi”.
Questa Grazia -spiega don I. Rozycki- “è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest’ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). È essenzialmente più grande anche delle Grazie dei sei Sacramenti, tranne il Sacramento del Battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una Grazia sacramentale del Santo Battesimo. 
INVECE NELLE PROMESSE RIPORTATE CRISTO HA LEGATO LA REMISSIONE DEI PECCATI E DEI CASTIGHI CON LA COMUNIONE RICEVUTA NELLA FESTA DELLA MISERICORDIA, OSSIA DA QUESTO PUNTO DI VISTA L’HA INNALZATA AL RANGO DI “SECONDO BATTESIMO”. 
È chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia” (R., p. 25). La Comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la Confessione -come dice don I. Rozycki- può essere fatta prima (anche qualche giorno). L’importante è non avere alcun peccato.
Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, Grazia. Infatti ha detto che ”riverserà tutto un mare di Grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia”, poiché‚ ”in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le Grazie Divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto” (Q. II, p. 267). 
Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle Grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
1- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle Grazie che Gesù ha preparato per la festa;
2- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le Grazie salvificanti, ma anche benefici terreni, sia alle singole persone sia ad intere comunità;
3- tutte le Grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26).
Questa grande ricchezza di Grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.
Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l’indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che Suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.
 
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La Coroncina della Divina Misericordia
Questa preghiera era stata dettata a Suor Faustina da Gesù il 13 e il 14 settembre 1935 a Vilnius. Nella sua cella ha avuto la visione di un Angelo, venuto a castigare la terra per i peccati. Quando ha visto questo segno dell’ira di Dio ha cominciato a chiedere all’Angelo di attendere ancora poiché‚ il mondo avrebbe fatto penitenza. Quando però si è trovata al cospetto della Santissima Trinità non ha avuto il coraggio di ripetere la supplica. 
Solo quando nell’anima ha sentito la forza della Grazia di Gesù ha cominciato a pregare con le parole che aveva udito interiormente (erano le parole della Coroncina alla Divina Misericordia) e allora ha visto che il castigo è stato allontanato dalla terra. Il mattino dopo, entrata in cappella, Gesù ancora una volta le ha insegnato con esattezza come bisogna recitare questa preghiera. (Q. I, p. 192 - Q. I, p. 193).
Don I. Rozycki spiegando il contenuto della Coroncina dice che in essa offriamo a Dio Padre “il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, cioè la Sua Divina Persona e la Sua Umanità, non la stessa natura di Dio, che è comune al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e come tale non può essere offerta a Dio Padre. Possiamo invece offrire tutta la Persona del Figlio di Dio Incarnato, poiché‚ Egli stesso “ha dato se stesso per noi quale offerta e sacrificio” (Ef 5,2).
Recitando la Coroncina ci uniamo all’offerta di Gesù fatta sulla croce “IN ESPIAZIONE DEI NOSTRI PECCATI E DI QUELLI DEL MONDO INTERO”. In essa offriamo a Dio Padre il Suo Amatissimo Figlio e dunque ci appelliamo al “motivo più forte per essere esauditi da Dio” (R., p. 27).
Sui grani dell’Ave Maria del Rosario ripetiamo: 
“PER LA SUA DOLOROSA PASSIONE ABBI MISERICORDIA DI NOI E DEL MONDO INTERO”, 
che significa -secondo lo spirito della devozione- appellarsi non tanto alla riparazione fatta da Cristo sulla croce, quanto alla Sua misericordia, che vuole offrirsi agli uomini.
La recita di questa preghiera è anche un atto di misericordia, poiché‚ in essa chiediamo “LA MISERICORDIA PER NOI E PER IL MONDO INTERO”. 
Il pronome “noi” sta a significare, secondo la spiegazione di don I. Rozycki, la persona che recita la preghiera e coloro per i quali desidera o è obbligata a pregare. Invece “il mondo intero” sono tutte le persone che vivono sulla terra e le Anime che soffrono in Purgatorio.
La formula della Coroncina è destinata alla recita comunitaria o individuale, senza differenza, e perciò non bisogna cambiare o aggiungere altre parole. La trasformazione invece delle parole nell’espressione: “mondo intero” a “tutto il mondo” è corretta, perché‚ in nulla cambia il testo della Coroncina ed è più esatta nella lingua polacca.
Gesù ha legato alla recita di questa Coroncina una promessa generale e promesse particolari:
- La promessa generale legata alla Coroncina è:
“Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno” (Q. V, p. 508). 
“Con essa -ha detto un’ altra volta Gesù- otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà” (Q. VI, p. 568). 
La volontà di Dio è espressione del Suo amore per l’uomo, dunque tutto ciò che è in disaccordo con essa o è un male o è dannoso e non può essere dispensato neanche dal Padre.
- Le promesse particolari legate alla Coroncina riguardano l’ora della morte:
“CHIUNQUE LA RECITERÀ OTTERRÀ TANTA MISERICORDIA NELL’ORA DELLA MORTE. (...) ANCHE SE SI TRATTASSE DEL PECCATORE PIÙ INCALLITO SE RECITA QUESTA CORONCINA UNA VOLTA SOLA, OTTERRÀ LA GRAZIA DELLA MIA INFINITA MISERICORDIA” (Q. II, p. 263). 
Si tratta qui della Grazia della conversione e di una morte nel timore di Dio e nello stato di Grazia. La grandezza della promessa consiste nel fatto che condizione per ottenere la Grazia è recitare almeno una volta tutta la Coroncina così come Gesù l’ha chiesto con fiducia, umiltà e dolore per i peccati. La stessa Grazia -di conversione e remissione dei peccati- sarà ricevuta dagli agonizzanti, se altri accanto la reciteranno.
Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché‚ le preghiere in quell’ora siano esaudite:
1- la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
2- deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa Passione.
“In quell’ora - dice Gesù - non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” (Q. IV, p. 440). 
3- Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del culto della Divina Misericordia.
La recita della Coroncina deve essere così composta
All’inizio il Segno di Croce : Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Segue:
1 Padre Nostro – 1 Ave Maria – Credo 
sui grani del Padre Nostro o che sono comunque staccati dalla decina successiva si recita:
Eterno Padre, ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
sui grandi dell’Ave Maria si recita per dieci volte consecutivamente:
Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
dopo aver ripetuto la sequenza per 5 volte alla fine si recita per 3 volte consecutivamente:
Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero
Si conclude la preghiera facendosi li segno della Croce: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
 
L’ora della Misericordia 
Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che Lui stesso ha chiamato “un’ora di grande Misericordia per il mondo intero” (Q. IV pag. 440). 
“In quell’ora -ha detto successivamente- fu fatta Grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia” (Q V, pag. 517).
Gesù ha insegnato a Suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:
1- invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;
2- meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la Grazia della comprensione del suo valore.
3- Consigliava in modo particolare: “in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via Crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi” (Q V, pag. 517).
Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:
la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.
“In quell’ora -dice Gesù- non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” (Q IV, pag. 440). 
Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia.
Diffusione del culto della Divina Misericordia 
Parlando delle forme di devozione alla Divina Misericordia don I. Rozycki menziona anche la diffusione del culto della Misericordia, poiché‚ anche a questa forma sono legate promesse. A tutti promette protezione materna durante l’intera esistenza e “tutte le anime che adoreranno la Mia misericordia e ne diffonderanno il culto (...) queste anime nell’ora della morte non avranno paura. La Mia misericordia le proteggerà in quell’ultima lotta” (Q. V, p. 508).
A tutti sono dirette dunque due promesse:
1- la prima riguarda la protezione materna in tutta la vita,
2- la seconda riguarda l’ora della morte.
Un particolare invito Gesù rivolge ai Sacerdoti assicurando che “i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della Mia sconfinata misericordia e della compassione che ho per loro nel Mio Cuore” (Q. V, p. 504).
Gesù non definisce -oltre all’omelia- altri modi di diffusione del culto della Misericordia, dunque essi possono essere intesi abbastanza largamente. Essere apostolo della Misericordia di Dio significa innanzitutto dare testimonianza di vita nello spirito di fiducia in Dio e di misericordia verso il prossimo. Tale esempio ci ha lasciato Suor Faustina, esempio che attira gli altri alla fiducia totale in Dio infinitamente buono e onnipotente, e a fare atti di carità verso il prossimo. 
 
L’Apostolato della Divina Misericordia 
Il 27 giugno 1938 ha scritto nel Diario: “Il Signore mi ha fatto conoscere la sua volontà quasi in tre sfumature, pur essendo una cosa sola” (Q. III, p. 393). Così dunque questa “nuova congregazione” possiede come “tre forme”.
La prima è costituita dalle “anime isolate dal mondo/ che/ arderanno come vittime davanti al trono di Dio ed impetreranno la Misericordia per il mondo intero... Ed imploreranno benedizioni per i Sacerdoti e con la loro preghiera prepareranno il mondo per la venuta finale di Gesù” (Q. III, p. 393).
La seconda ”sfumatura” sono le congregazioni che uniscono la preghiera agli atti di misericordia. “In modo particolare proteggeranno dal male le anime dei bambini (...) si impegneranno a risvegliare l’amore e la Misericordia di Gesù nel mondo pieno di egoismo” (Q. III, p. 393).
La terza “sfumatura” deve essere costituita dalle persone che vivono fuori dai conventi. A questo gruppo “possono appartenere tutte le persone che vivono nel mondo”, che pregheranno e compiranno azioni di misericordia, almeno una al giorno. Pur non essendo “vincolati da alcun voto”, tuttavia “parteciperanno a tutti i meriti e privilegi della comunità” (Q. III, p. 393).
Come si deduce dalla descrizione di Suor Faustina, non si tratta di una congregazione in senso stretto, ma di una unica grande comunità di persone, di varie condizioni e vocazioni, che sono unite dal mistero della Divina Misericordia. 
È una comunità di persone, che attraverso la pratica della devozione alla Misericordia Divina vive con lo spirito evangelico di fiducia e di Misericordia e cerca di realizzare i compiti che Gesù ha affidato a Suor Faustina: invocare la Misericordia di Dio per il mondo e proclamare in modo particolare questo mistero di Fede al mondo intero.
Gli stessi compiti -professare e proclamare la misericordia di Dio al mondo smarrito, fare opere di misericordia e invocare la pietà di Dio sull’umanità- sono stati affidati dal Santo Padre Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa quando ha canonizzato Santa Faustina. Del resto la Chiesa ha vissuto questo spirito nei primi secoli della cristianità, di cui ci parlano gli scritti dei Padri della Chiesa.
Al centro della grande comunità di devoti e di apostoli della Divina Misericordia c’è la figura di Santa Faustina. Ella, in modo perfetto, ha realizzato nella sua vita lo spirito e i compiti che Gesù ha posto davanti a lei e alla “nuova congregazione”. 
Grazie ad essa Suor Faustina ha raggiunto le vette della mistica ed è diventata un modello visibile della via alla santità e dell’apostolato per tutti coloro che sono attratti dal mistero di Dio e dal desiderio di rendere felici gli altri.
IN POLONIA E OLTRE I SUOI CONFINI MOLTI SACERDOTI, MOLTE CONGREGAZIONI RELIGIOSE E PERSONE LAICHE SI SONO UNITE IN DIVERSI MODI A QUESTA GRANDE COMUNITÀ DI DEVOTI E APOSTOLI DELLA MISERICORDIA DI DIO. 
Sono sorti e continuano a nascere nuovi istituti di vita consacrata, che si dedicano a tale scopo, gruppi di preghiera e quelli che all’orazione uniscono l’attività caritativa, vivendo nel mondo. Ci sono pure molte persone che non appartengono ad alcun gruppo, ma vivono lo spirito della devozione alla Divina Misericordia e in questo modo appartengono a quella grande comunità di devoti e apostoli della Divina Misericordia.
Speriamo che le persone coinvolte in questa opera siano sempre più numerose, poiché‚ il mondo ha bisogno di vivi testimoni di Dio e di mani unite nella preghiera per impetrare la misericordia, perché‚ -come ha detto Gesù a Suor Faustina- “L’UMANITÀ NON TROVERÀ PACE, FINCHÉ‚ NON SI RIVOLGERÀ CON FIDUCIA ALLA MIA MISERICORDIA” (Q. I, p. 132).
 
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