Il richiamo del Santo Padre: “Dialogo e tolleranza contro divisioni e conflitti”
CITTA’ DEL VATICANO - Dialogo e tolleranza sono sempre piu' necessari in un mondo come quello di oggi, "segnato da un ritmo di vita frenetico, dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilita', le divisioni e i conflitti". Lo ha detto il Papa all'Udienza Generale, sottolineando che per questo e' attuale l'invito a riannodare "rapporti di fraternita' e di riconciliazione" di Pietro il Venerabile.
"Potremmo dire - ha rilevato Benedetto XVI - che questo Santo Abate costituisce un esempio anche per i monaci e i cristiani di questo nostro tempo. La sua testimonianza ci invita a saper unire l'amore a Dio con l'amore al prossimo". Il Pontefice teologo ha citato in proposito il suggerimento del monaco, che era convito che "da un uomo si potra' ottenere di piu' tollerandolo, che non irritandolo con le lamentele". Pietro il Venerabile, ha ricordato il Papa, "mostrava inoltre cura e sollecitudine anche per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare per gli ebrei e i musulmani: per favorire la conoscenza di questi ultimi provvide a far tradurre il Corano". Un fatto inedito considerando il tempo: "In mezzo all'intransigenza degli uomini del Medioevo - ha spiegato Benedetto XVI -, noi ammiriamo qui un esempio sublime della delicatezza a cui conduce la carita' cristiana". "Con quelli che odiano la pace dovremmo sempre essere pacifici", ha inoltre commentato il Pontefice, rammentando che l'Abate di Cluny seppe "destreggiarsi" tra "le intransigenze degli uomini del Medioevo" grazie alla sua attitudine "alla mediazione e al perdono". Ed e' stato dunque "un esempio sublime della delicatezza alla quale conduce la carita' cristiana", quando sa unire l'amore per Dio a quello per il prossimo. Pietro il Venerabile, ha elencato il Papa teologo, fu "asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri", "non disprezzava e non respingeva nessuno", e teorizzava che non valesse la pena fare come quanti "non sono contenti della loro sorte, vivono nell'ansia, nel dubbio e credono di essere i soli a lavorare". Ma, nonostante la sua opera di instancabile mediatore, il Santo monaco non tralascio' mai la vita contemplativa e "riusci' a conservare la sua tranquillità", praticando costantemente la regola benedettina. "Uno stile di vita che, unito al lavoro quotidiano - ha concluso il Pontefice -, costituisce l'ideale del monaco, ma anche di ogni cristiano che vuole diventare autentico discepolo di Cristo, con umilta', laboriosita' e capacita' di perdono e di pace". Al termine dell'Udienza, alla quale hanno partecipato circa 40.000 fedeli, il doppio circa dei biglietti che erano stati distribuiti nei giorni scorsi dal Vaticano, il Papa ha salutato un gruppo di sostenitori che ha incoraggiato "a proseguire la loro importante opera a favore della diffusione del Vangelo".