Agonizza

01/05/2018

PRIMO MISTERO DOLOROSO  
 
L'AGONIA DI GESÙ NELL'ORTO DEGLI ULIVI
 
Giunsero a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». (Mc 14,32-42)
 
Pellegrinaggio a Lourdes dal 21 al 25 Giugno.
 
Martedì 1° Maggiio anniversario dell'Associazione 9° anno. Apriamo al mattino ore 10, ore 12,30 pranziamo insieme, ore 15 Santo Rosario, ore 15,30 Messa di Guarigione. Se il tempo sarà bello ci saranno i gonfiabili per i bambini. Si potrà parchreggiare presso la scuola in via Garibaldi.
 
Dal Lunedì al Venerdì ore 10,30 Santo Rosario in diretta.
Tutti i venerdì sera ore 20,30 Santo Rosario, ore 21 funzione dei Malati tutto in diretta sulla pagina Facebook dell’Associazione.
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Riflessione
 
La Vergine Santissima rivelò un giorno a santa Brigida: «Abbi per certo che io ho amato il mio Figlio così ardentemente che eravamo un cuor solo. Quando egli soffriva io ne risentivo il dolore come se il mio cuore provasse le sue medesime pene e gli stessi suoi tormenti... Il suo dolore era il mio dolore, così come il suo Cuore era il mio Cuore».
Consideriamo lo strazio della Vergine Santa. L'agonia di Gesù era la spada che frugava sanguinosamente nel suo Cuore materno. Il sangue che grondava dal corpo di Gesù sgorgava dal Cuore trafitto di Maria. Anch'ella provò una ripugnanza mortale per la passione spaventosa che avrebbe fatto scempio del suo figlio diletto, per l'abisso di sozzure e di peccati che la Giustizia divina accumulava su Gesù, vittima designata all'olocausto. Anche Maria provò l'inenarrabile sconforto di prevedere che il sangue di Gesù, versato a fiotti, non avrebbe giovato a milioni di anime e l'Inferno avrebbe continuato ad inghiottire le sue vittime. E tuttavia, anch'Ella, come Gesù, pronunziò il suo fiat. Accettò di veder lo scempio del suo Figlio, di salire il Calvario con lui, per la redenzione del mondo: «Non la mia volontà sia fatta, ma la tua!».
Impariamo ad accettare anche noi la nostra croce dalla mano di Dio. Ogni giorno è un breve calvario. Pronunziamo con cuore docile e rassegnato il nostro umile fiat. «La mortificazione e il sacrificio piacciono tanto a Gesù», diceva la piccola Giacinta. Avremo da soffrire: per le ripugnanze della natura, a causa dei nostri peccati, per l'incomprensione o la cattiveria di quanti ci circondano, e per l'inutilità dei nostri sforzi. Se saremo tentati a gemere: «Passi da me questo calice, o Signore» dovremo aver imparato pure a piegarci: «Non la mia volontà, ma la tua sia fatta». Dovremo pregare, come S. Agostino: «Non risparmiarmi, o Signore, quaggiù; qui brucia e recidi pure, purché mi risparmi nella vita eterna!».
 
1 Padre Nostro, 10 Ave Maria, 1 Gloria al Padre.
 
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SECONDO MISTERO DOLOROSO  
 
LA FLAGELLAZIONE
 
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». (Gv 19,1-6)
 
Riflessione
 
Maria seppe che Gesù veniva flagellato e nel suo Cuore si ripercossero ad uno ad uno i colpi che straziavano le carni innocenti e tenerissime di Gesù.
Maria soffre per l'impotenza in cui si trova di impedire il tormento di Gesù. Vorrebbe slanciarsi ed arrestare quelle sferze micidiali; ma tace, ed offre a Dio la sua stessa impotenza, per la salvezza degli uomini.
Maria soffre per la violenza inaudita di quello strazio inumano. Ogni spruzzo di quel sangue, ogni brandello di quelle carni, sangue e carni di Lei, sono una fitta lancinante nel suo petto. Ma, divinamente illuminata, comprende che quel sangue purissimo, quelle carni immacolate devono espiare le tante impurità dei sensi e della vita, le molte sozzure della corruzione umana. Ed anch'Ella offre quel suo Cuore immacolato che Gesù aveva riscattato con gelosa tenerezza prima di qualunque colpa, unendo la sua espiazione a quella del suo divin Figlio.
Maria soffre per la durata di quel barbaro supplizio prolungato fino alla esasperazione, con diabolico furore. Il suo Cuore si frange a tanta crudeltà. Ed offre a Dio tanto strazio, ripetendo il suo incondizionato: Fiat!
Noi, forse, non abbiamo armato la mano dei carnefici, non abbiamo forse solcate le spalle di Gesù con i nostri flagelli? Fuggiamo le impurità, le lusinghe dei sensi. «I peccati che portano più anime all'Inferno sono i peccati impuri. Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore!» esclamava Giacinta sul letto di morte. Accettiamo cordialmente le sofferenze che ci manda il Signore; spesso sono castighi che Egli ci infligge per la marea di peccati che sale dalla terra. Rinnoviamo i nostri propositi di mortificazione e di riparazione. I dolori, i rovesci, le infermità, per quanto insistenti e duraturi non ci prostreranno, se li sopporteremo uniti a Gesù e a Maria. Dal Cuore addolorato di Maria attingeremo forza e coraggio e grazia di vivere nella purezza dell'anima e del corpo.
 
1 Padre Nostro, 10 Ave Maria, 1 Gloria al Padre.
 
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TERZO MISTERO DOLOROSO  
 
LA CORONAZIONE DI SPINE
 
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E, sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. (Mt 27,27-30)
 
Riflessione
 
«Durante la Passione - dice S. Lorenzo Giustiniani - il Cuore di Maria divenne come lo specchio fedele dei dolori del Figlio e l'immagine perfetta della sua morte». Le spine che laceravano il capo di Gesù martoriavano, con fitte lancinanti, il tenerissimo Cuore di Lei.
Maria prova tutta l'umiliazione che viene inflitta a Gesù, trattato come re da burla, rivestito come un folle. Lui, che è la Luce increata e la Sapienza eterna, il cui regno dura nei secoli. Quale indegna commedia! Su di Lui ghignano oscenamente quelle ignobili creature, e Gesù tace. Il Cuore di Maria comprende bene il silenzio dell'Uomo spezzato dai dolori. È la espiazione di quell'orgoglio che ha travolto il mondo con il primo peccato; e Lei, partecipandovi generosamente, ripete col Salmista: Non sprezzare, o Dio, un cuore affranto ed umiliato! (Sal 50,19).
Maria sente tutto l'orrore di quel supplizio escogitato con diabolica perfidia. Ode l'urlo della folla eccitata, che non vuole suo re il Cristo, che ne chiede, a gran voce, la morte. Eccolo Gesù sfigurato e penante. Ecce homo! Quale contrasto! Pochi giorni prima acclamato tra benedizioni ed osanna, ora rinnegato, reietto, invocato a morte. Tutti l'hanno abbandonato, tutti. Persino gli apostoli sono fuggiti. Solo il Cuore intrepido della Madre è accanto a Lui.
Consideriamo: nella corona che tortura il capo di Gesù, non c'è forse la nostra spina? E nel Cuore di Maria, non c'è forse la nostra spada? Spine e spada sono la superbia, l'orgoglio della nostra vita. Ripariamo, umiliandoci dal profondo del cuore. Ripetiamo con san Bernardo: «Mi vergogno d'esser così delicato, quando il capo di Gesù è coronato di spine». Disprezziamo la superbia, fuggiamo la vanità. Diciamo alla Vergine che non vogliamo nutrire pensieri di orgoglio, quando vediamo il Signore del mondo schiacciato come un verme sotto il peso dell'umiliazione.
 
1 Padre Nostro, 10 Ave Maria, 1 Gloria al Padre.
 
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QUARTO MISTERO DOLOROSO  
 
LA VIA DOLOROSA
Condannato a morte. - Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
Sulla via del Calvario. - Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. (Lc 23,24-32)
 
Riflessione
 
Ad una svolta della via, lungo l'erta del Calvario, Gesù e Maria si incontrarono. Gesù pallido, emaciato, ansante sotto la croce, gli occhi velati di sangue. La Vergine, impietrita dallo spasimo, gli occhi velati di pianto. Se Iddio non l'avesse sostenuta, ella ne sarebbe morta di dolore.
Maria invece, conscia della sua missione di Corredentrice, s'avanza fra la pietà e il disprezzo della folla, e segue da vicino Gesù. La prima Via Crucis.
La Vergine ode la turba degli sgherri lanciare lazzi e scherni a Gesù, coprendo di fango il suo nome, il suo onore, sente le grida sguaiate dei soldati che lo incitano a proseguire per il doloroso cammino, il pianto delle pie donne. Vede l'immensa croce che grava sulle spalle piagate di Gesù, mentre egli avanza vacillante, incespicando, cadendo, rigando le pietre con fiotti caldi di sangue. Prova nel suo Cuore tutto lo spasimo che Gesù soffre nel corpo, mentre l'anima trabocca d'amarezza smisurata.
Impariamo anche noi a soffrire qualche cosa per i peccati nostri e in riparazione delle colpe di tutti. Impariamo a portare la nostra Croce, anche se grave, anche se ci par di soccombere sotto il suo peso. Siamo fedeli a Dio, senza tentennamenti e senza rispetto umano in tutte le contingenze della vita. E non mostriamoci insensibili al dolore della Vergine. Ella soffre per noi, come una madre piange sui traviamenti dei figli. Non siamo di quei figli snaturati che fanno pianger la madre. Ricordiamoci del monito divino: «Non esser sordo al gemito di una madre» (Sir 8,29).
 
1 Padre Nostro, 10 Ave Maria, 1 Gloria al Padre.
 
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QUINTO MISTERO DOLOROSO  
 
LA CROCIFISSIONE E MORTE DI GESÙ
 
Crocifisso fra due malfattori. - Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Gesù e sua madre. - Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Gesù muore. - Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
Il colpo di lancia e la sepoltura. - Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Parasceve dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. (Lc 23,33-43; Gv 19,25-34.38-42)
 
Riflessione
 
«A chi, nella tua angoscia, ti paragonerò, o Vergine? Grande come il mare è la tua ambascia e nessuno ti può consolare!» (Lam 2,13).
Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa. Sul Calvario, ai piedi della croce accanto alla Vittima divina, sta Maria, la Regina dei martiri. Il suo Cuore, come il suo amore, è crocifisso. «Come Adamo ed Eva - rivelò la SS. Vergine a santa Brigida - hanno venduto il mondo, per un frutto, così il mio diletto Figlio ha voluto che io cooperassi con Lui, a riscattarlo, quasi con un sol cuore». Infatti, dice S. Bernardo: «Maria è martire, per l'immenso strazio del cuore».
«O Voi, che passate, fermatevi e considerate se vi è un dolore simile al mio dolore!» (Lam 1,12). Pensiamo che Maria è la Madre di Gesù e come tale vive nel suo cuore i dolori che straziano il corpo santissimo del Figlio. I chiodi che trafiggono i polsi e i piedi spezzando i tendini e mettendo a nudo i nervi, le membra piagate e contorte, le ossa slogate, la febbre ardente che gli inaridisce le fauci, la lancia che gli spezza il costato, l'onta degli scherni e della maledizione di tutti, l'abbandono del Padre, tutto ella prova. Maria è crocifissa con Gesù. Nessun dolore più amaro, perché nessun Figlio più caro del suo.
Maria è però anche madre nostra. È proprio sul Calvario che ella si sente proclamata solennemente madre di tutti, madre di quei medesimi peccatori che fanno strazio del suo Figliuolo, di tanti, ingrati, che nonostante il suo amore materno continueranno a offendere Iddio ed a costruirsi con le loro stesse mani l'irreparabile rovina. Quale cambio doloroso per Lei: invece di Gesù, dei poveri uomini saranno i suoi figli. Davanti al novello Adamo che dà la nuova vita all'umanità, Maria sente di essere la novella Eva, madre dei nuovi viventi, e nel dolore accetta di divenire la nostra madre!
Davanti a Gesù in croce e alla Madre dei dolori chi oserà chiedere a Dio: perché io debbo soffrire? perché il dolore sulla terra? Ogni calvario è redentore; ogni sofferenza purifica ed eleva. Soffriamo per la salvezza nostra e per la salvezza altrui. Perdoniamoci di cuore se vogliamo che Dio perdoni noi. Non turbiamoci se molti abbandonano Gesù e ripetiamogli, con entusiasmo: noi ti saremo sempre fedeli.
Nelle pene che intrecciano la nostra vita non dimentichiamo di avere una Madre che ci ama, ci compatisce, ci perdona e ci protegge.
 
1 Padre Nostro, 10 Ave Maria, 1 Gloria al Padre.
Litanie.
 
Gesù Bar
 
 
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