19/02/2018
Visioni del Paradiso
Santa Faustina alla fine del 1936 ebbe la grazia di poter salire in spirito nel Regno Celeste. Scrisse così: Oggi in spirito sono stata in Paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai nè a capire nè a sviscerare. Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature. Uno dei grandi benefici che il Paradiso offre è la visione di Dio e la possibilità finalmente di capirlo più profondamente di quanto si poteva sulla terra.
Immaginatevi di trovarvi di fronte alla Sorgente prima di tutte le cose esistenti: la vostra anima di conseguenza si sentirebbe finalmente completa, troverebbe in un solo istante il senso dell’intera esistenza.
Tutto ciò favorisce una gioia infinita, unita alla consapevolezza di poter godere di quella visione in eternità.
Se ci si aggiunge inoltre il fattore dell’Amore sprigionato continuamente da Dio, il fattore gioia triplica all’infinito.
Sabato 10 Marzo ore15 Santo Rosario, ore 15,30 funzione dei Malati
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Dice san Bernardo: vuoi sapere che cosa c’è in paradiso? “Non c’è nulla di ciò che non vuoi e c’è tutto ciò che desideri”. Sì, in paradiso c’è tutto quello che piace e nulla di ciò che dispiace.
Che cosa mai dirà un’anima, entrando in quel regno beato? [...] Che cosa dirà nel mettere piede per la prima volta in quella patria beata e nel gettare un primo sguardo a quella città di delizie? Gli angeli e i santi le verranno incontro e con grande giubilo le daranno il benvenuto. Avrà la gioia di incontrarsi con i parenti e gli amici, entrati in paradiso prima di lei, e con i suoi santi protettori. Allora l’anima vorrà inginocchiarsi davanti a loro per venerarli, ma i santi le diranno: Guàrdati dal farlo! io sono servo (di Dio) come te (Ap 22,9). Poi sarà accompagnata a baciare i piedi di Maria Santissima, che è la Regina del paradiso. Quale tenerezza sentirà l’anima, nel vedere per la prima volta e nel conoscere di persona la divina Madre, che tanto l’ha aiutata a salvarsi! Essa, infatti, vedrà allora tutte le grazie ottenute da Maria, che l’abbraccerà con amore. Quindi, lei stessa, la Regina dei santi, condurrà l’anima da Gesù, il quale la accoglierà come sua sposa e le dirà: Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni: sarai incoronata (Ct 4,8): Sposa mia, rallegrati. Sono finite le lacrime, le sofferenze, le paure: ricevi la corona eterna, che io ho acquistato per te con il mio Sangue.
Gesù stesso poi la porterà a ricevere la benedizione di Dio Padre, che l’abbraccerà e la benedirà dicendole: Prendi parte alla gioia del tuo Signore (Mt 25,21). Ed essa sarà beata della stessa beatitudine di Dio.
Santa Francesca Romana nacque a Roma all'inizio del 1384 e morì il 9 marzo 1440. Fondò le Oblate della Congregazione Benedettina di Monte Oliveto. La sua vita fu un tessuto di visioni, di rivelazioni e di estasi. Ella vide il Purgatorio diviso in tre parti distinte. Nella regione superiore le anime che soffrivano la sola pena del danno (cioè la privazione della visione di Dio) o qualche pena mite e di poca durata, per renderle degne della visione e del godimento di Dio. Nella regione media vide che soffrivano le anime che avevano commesso in vita colpe leggere o che dovevano liberarsi dalle pene dei peccati mortali perdonati quanto alla colpa. In fondo all'abisso e in vicinanza dell'inferno vide la terza regione, ossia il Purgatorio inferiore, tutto pieno di un fuoco chiaro e penetrante, diverso da quello dell'inferno, oscuro e tenebroso. Questa terza regione la vide divisa in tre scompartimenti, dove le pene andavano gradatamente aumentando a seconda della responsabilità delle anime del grado di gloria e di felicità alla quale dovevano giungere. Il primo lo vide riservato ai secolari, il secondo ai chierici non ordinati, il terzo ai sacerdoti e ai vescovi. Questo terzo scompartimento lo vide come un luogo più infimo, riservato ai religiosi e alle religiose, che, avendo avuto maggiori mezzi di santificazione e maggiori lumi da Dio, avrebbero una più grande responsabilità nelle loro colpe e, quindi, un più grande bisogno di espiazione.