31/12/2014

Raccontiamo ora degli episodi impressionanti


Gli episodi che qui riportiamo ce ne sarebbero tantissimi vogliono semplicemente introdurre al discorso sul Purgatorio. Discorso rivolto a tutti ma specialmente a coloro che con estrema leggerezza negano o mettono in dubbio l'esistenza dell'aldilà e, anche, a quei teologi schizzinosi, per i quali nulla è veramente dimostrato con certezza e perciò sono sempre pronti a minimizzare certe verità di fede.
Queste apparizioni, questi interventi inattesi, questi misteriosi rapporti con gli uomini, queste "scie" o segni lasciati in questa vita da anime defunte, devono prendersi in blocco come frutti di fantasie malate o come coincidenze inspiegabili dall'umana ragione?
Questi eventi, a volte veramente sconcertanti, dovrebbero piuttosto far riflettere seriamente su quanto essi potrebbero significare, confermare o illustrare.
Anime che rivelano il loro stato attuale nell'aldilà

Nel Diario di santa Faustina Kowalska (1905-1938) leggiamo che una volta, di notte, venne a trovarla una consorella, morta due mesi prima. Era in uno stato spaventoso, tutta avvolta da fiamme, con la faccia dolorosamente stravolta. L'apparizione durò solo un breve momento, ma l'anima di Suor Faustina fu trapassata. Pur non sapendo dove soffrisse, se in Purgatorio o all'Inferno, ella raddoppiò le preghiere per lei. La consorella ritornò la notte seguente, in uno stato ancora più spaventoso, tra fiamme più fitte, aveva sul volto i segni della disperazione. Sorpresa di vederla così dopo tutte le preghiere fatte, suor Faustina le chiese: "Non le hanno giovato per nulla le mie preghiere?". La consorella rispose che non erano servite a nulla e che niente poteva aiutarla. E le preghiere insistette suor Faustina fatte per lei da tutta la Congregazione, anche quelle non le hanno giovato a niente? ". "Niente. Quelle preghiere sono andate a profitto di altre anime". E allora disse Suor Faustina: "Se le mie preghiere non le giovano per niente, la prego di non venire da me". Al che ella scomparve immediatamente. Tuttavia si continuò a pregare per lei. Dopo qualche tempo, di notte, ritornò di nuovo, ma in uno stato del tutto diverso. Non era tra le fiamme come prima e il suo volto era raggiante, gli occhi le brillavano di gioia... esortò a non cessare di pregare per le anime purganti, e disse pure che non sarebbe rimasta a lungo in Purgatorio. I giudizi di Dio sono veramente misteriosi!

Padre Stanislao Chascoa pregava per i defunti quando vide un'anima completamente avvolta dalle fiamme. Il Padre, terrorizzato, chiese se quelle fiamme fossero più brucianti di quella della terra. "Ahimé -rispose il defunto- tutto il fuoco della terra paragonato a quello de Purgatorio è simile ad un soffio di aria fresca". Il religioso chiese come ciò fosse possibile. Il defunto allora lo invitò a provare quel fuoco. Padre Stanislao toccò quello che sembrava essere sudore e che cadeva dalla fronte del defunto; immediatamente lanciò un urlo e cadde a terra tramortito per il dolore e lo spavento. Accorsero i confratelli a soccorrerlo come potevano. Quando rinvenne, raccontò la terribile esperienza dicendo alla fine: "Oh, fratelli miei se solo ciascuno di noi sapesse quanto è severa la divina giustizia, non peccheremmo più!".

Quest'altro episodio riguarda il venerabile Bartolomeo Agricola (1560-1621) che stava celebrando la Messa nella Cappella dell'Udienza, a Trani, per l'anima di D.Giovanni morto a Napoli. Vi assistevano Donna Zenobia e altri di casa. Al memento dei morti il Venerabile scoppiò in un pianto dirotto della durata di un quarto d'ora. La cosa non sfuggì a nessuno. Finita la Messa, Donna Zenobia gli chiese in disparte il motivo di quel pianto e Bartolomeo Agricola le confidò che aveva visto D.Giovanni che, dal fondo del Purgatorio, lo aveva chiamato dicendogli: "Padre, Padre, aiutami!". Intenerito per questo, aveva pianto così lungamente. Il mattino dopo celebrò nella stessa cappella una seconda Messa per l'anima di D.Giovanni. Dopo -disse in segreto a Donna Zenobia- vide l'anima di D.Giovanni sollevata come fosse stata sopra una loggia e che pativa pochissimo. Il mattino dopo celebrò ancora una terza Messa, finita la quale confidò a Donna Zenobia di aver visto l'anima di D.Giovanni andare in Paradiso tutto bianco vestito, con grande gioia nel cuore.


  

Un giorno del luglio 1941, dopo la Santa Comunione, Edvige Carboni (1880-1952) si sentì toccare la spalla e una voce triste le disse: "Sono morta da poche ore sotto le macerie. soffro nel Purgatorio; mi sembra un secolo! Dio è severo, Dio è giusto, Dio punisce! Prega per me e fa' pregare... (…) Pregate, pregate, liberatemi da tante pene".


A suor Maria Giuseppa Menendez (1890-1923) si presentarono tante anime di defunti a chiederle preghiere, sacrifici, suffragi per ottenere la liberazione. "Sono qui -le disse un'anima- per l'infinita bontà di Dio, perché un orgoglio eccessivo mi aveva portata sull'orlo dell'inferno. Tenevo sotto i piedi molte persone, ora mi precipiterei ai piedi dell'ultimo dei poveri! Abbi compassione di me, fa' degli atti di umiltà per riparare il mio orgoglio. Così potrai liberarmi da questo abisso".
Un'altra anima le confessò: "Ho passato sette anni in peccato mortale e sono stata tre anni ammalata. Ho sempre rifiutato di confessarmi. Mi ero preparato l'Inferno e ci sarei caduta se le tue sofferenze non mi avessero ottenuto la forza di rientrare in grazia. Sono ora in Purgatorio e ti supplico, poiché hai potuto salvarmi: liberami da questa prigione tanto triste!".

 


La Venerabile Maria Rosa Carafa della Spina (1782-1890), napoletana, si distinse per una grande devozione al Preziosissimo Sangue di Cristo e alle anime del Purgatorio. Una volta, nel giorno dei Defunti, Gesù le mostrò in visione il Purgatorio. Un mare di fiamme apparve al suo sguardo atterrito. Gesù le disse: "Figlia mia, hai un gran mezzo nelle tue mani per spegnere quelle fiamme. Prendi il Sangue del mio Cuore e versalo su di esse". Ella così fece e vide le anime sante salire al cielo come stelle luminose. Allora la Venerabile pregò Gesù: "Signore, voglio liberare tutte queste Anime!" e Gesù le rispose: "Se gli uomini pensassero al tesoro che hanno nelle mani, potrebbero liberare a migliaia le Anime che qui penano". Abbiamo qui la rivelazione e la conferma che a liberare le anime dal Purgatorio è soprattutto il gran mezzo del Sangue di Cristo.

 

Santa Francesca Romana nacque a Roma all'inizio del 1384 e morì il 9 marzo 1440. Fondò le Oblate della Congregazione Benedettina di Monte Oliveto. La sua vita fu un tessuto di visioni, di rivelazioni e di estasi.  Ella vide il Purgatorio diviso in tre parti distinte. Nella regione superiore le anime che soffrivano la sola pena del danno (cioè la privazione della visione di Dio) o qualche pena mite e di poca durata, per renderle degne della visione e del godimento di Dio. Nella regione media vide che soffrivano le anime che avevano commesso in vita colpe leggere o che dovevano liberarsi dalle pene dei peccati mortali perdonati quanto alla colpa. In fondo all'abisso e in vicinanza dell'inferno vide la terza regione, ossia il Purgatorio inferiore, tutto pieno di un fuoco chiaro e penetrante, diverso da quello dell'inferno, oscuro e tenebroso. Questa terza regione la vide divisa in tre scompartimenti, dove le pene andavano gradatamente aumentando a seconda della responsabilità delle anime del grado di gloria e di felicità alla quale dovevano giungere. Il primo lo vide riservato ai secolari, il secondo ai chierici non ordinati, il terzo ai sacerdoti e ai vescovi. Questo terzo scompartimento lo vide come un luogo più infimo, riservato ai religiosi e alle religiose, che, avendo avuto maggiori mezzi di santificazione e maggiori lumi da Dio, avrebbero una più grande responsabilità nelle loro colpe e, quindi, un più grande bisogno di espiazione.


Visioni del Paradiso
Santa Faustina alla fine del 1936 ebbe la grazia di poter salire in spirito nel Regno Celeste. Scrisse così: Oggi in spirito sono stata in Paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte. Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai nè a capire nè a sviscerare. Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature. Uno dei grandi benefici che il Paradiso offre è la visione di Dio e la possibilità finalmente di capirlo più profondamente di quanto si poteva sulla terra.
Immaginatevi di trovarvi di fronte alla Sorgente prima di tutte le cose esistenti: la vostra anima di conseguenza si sentirebbe finalmente completa, troverebbe in un solo istante il senso dell’intera esistenza.
Tutto ciò favorisce una gioia infinita, unita alla consapevolezza di poter godere di quella visione in eternità.
Se ci si aggiune inoltre il fattore dell’Amore sprigionato continuamente da Dio, il fattore gioia triplica all’infinito.
 

San Giovanni Bosco e un Anima Santa
Mi apparve Luigi Colle (NOTA: un giovinotto malato da poco deceduto) in un mare di luce, bellissimo nell’aspetto, con vesti bianco-rosate e sul petto ricami d’oro, con una collana a vari colori, bianco, nero e rosso; ma con questi tre ve n’erano infiniti altri, da non potersi descrivere. Gli domandai: Perchè vieni, caro Luigi?
(LEGENDA: D = Don Bosco, LC= Luigi Colle)

LC: Non è necessario che io venga; non ho bisogno di camminare.

D:Sei felice?

LC:Godo perfetta felicità.

D: Non ti manca proprio nulla?

LC: Soltanto la compagnia del babbo e della mamma.

D: Perchè non ti fai loro vedere?

LC: E perchè vuol sapere quello che Dio ha riservato a Sè? Ci vuole la permissione di Dio. Se io parlassi a loro, le mie parole, non otterrebbero il medesimo effetto. Bisogna che queste passino per lei.

D: Cosa devo dire ai tuoi genitori?

LC: Che si facciano precedere dalla luce e si procaccino amici nel Cielo.

Il volto di Luigi era radioso e di una luminosità che cresceva sino ad abbagliare la vista; i suoi lineamenti erano i medesimi che da vivo.

D: Dimmi, Luigi: Tu sei morto o vivo?

LC: Sono vivo.

D: Eppure sei morto!

LC: Il mio corpo è sepolto; ma io vivo.

D: Non è il tuo corpo quello che io vedo?

LC: Non è il mio corpo.

D: È il tuo spirito?

LC: Non è il mio spirito.

D: È la tua anima?

LC: No!

D: Cosa è dunque ciò che io vedo?

LC: È la mia ombra.

D: Ma un’ombra come può parlare?

LC: Per permissione di Dio.

D: E l’anima tua dov’è?

LC: È presso Dio, sta in Dio e lei non può vederla.

D: E tu in che modo vedi noi?

LC: In Dio si vedono tutte le cose; il passato, il presente e l’avvenire vi si vedono come in uno specchio.

D: Che cosa fai in Cielo?

LC: Dico: “Gloria a Dio!” A Dio si rendono grazie! Grazie a Colui che ci ha creati, a Colui dal quale tutto ha principio! Grazie! Lodi! Alleluja!

Continua Don Bosco: Luigi prese a magnificare la grandezza delle opere di Dio, parlando in latino: “Se si andasse in trenodiretto dalla terra al sole, vi s’impiegherebbe non meno di trecentocinquant’anni. Per arrivare poi all’altra parte del sole, vi sarebbe uguale distanza. Ogni nebulosa è cinquanta milioni di volte maggiore del sole, e la sua luce per giungere alla terra impiega dieci milioni di anni. La luce del sole percorre trecentomila chilometri al secondo …”
Basta, basta! – esclamò Don Bosco. La mia mente non ti può più tener dietro.

LC: Eppure è soltanto il principio della grandezza delle opere di Dio!

D: Dimmi ancora: Come va che tu sei in Paradiso ed anche qui?

LC: Più presto della luce e con la rapidità del pensiero io vengo qui, nella casa dei miei genitori e altrove.

D: Dimmi qualche cosa utile ai giovani!

LC: Bisogna che i fanciulli si comunichino con frequenza. Devi ammetterli presto alla Santa Comunione. Dio vuole che si nutrano della Santa Eucaristia.

D: Ma come si fa a comunicarli, quando sono ancora troppo piccoli?

LC: Dai quattro ai cinque anni si mostri loro la Santa Ostia e preghino Gesù guardandola. I fanciulli devono essere ben compresi di tre cose: amore di Dio, Comunione frequente e amore al Sacro Cuore di Gesù.

D: Prima di lasciarmi, dammi un’altra spiegazione! I tuoi genitori ed io pregammo perchè tu non morissi. Perchè non fu esaudita la nostra preghiera?

LC: Fu meglio che io non guarissi.

D: Come mai? Avresti fatto opere buone, avresti dato molte consolazioni ai genitori, ti saresti occupato maggiormente a far glorificare Iddio …

LC: Ne è lei ben sicuro? Pronunziò lei stesso la sentenza, amara per me, amara per i miei genitori, ma tuttavia fu per il mio bene. Quando lei domandava il mio ristabilimento in salute, la Santa Vergine diceva a Gesù: “Luigi adesso è mio figlio; lo voglio prendere ora che è mio!”
In Dio sono tutti gli esseri, e da Lui ricevono il sostentamento vitale. Vedendo il Creatore, i Beati vedono in Lui anche il creato, le persone e le cose. Come in uno specchio, si possono contemplare le cose vicine e distanti in modo perfetto, poichè tutto è presente nella mente di Dio.

 

Le continue lodi saranno accompagnate dalle musiche angeliche senza sosta: Santa Teresa d’Avila ebbe l’appazizione di un Cherubino; questi volle darle un saggio della musica celeste e le fece udire il suono d’un violino. Fu tale la dolcezza e l’emozione, che alle prime arcate la Santa svenne.
Nel Regno Celeste senza dubbio domina incontrastata la Passio Divina, il fuoco dell’Amore che scalda le anime beate.
 

S. Filippo Neri, il quale ebbe l’occasione di sperimentare questa Passio, sentiva palpitare il cuore con tanta veemenza da restare con due costole del petto incurvate e, un giorno, non potendo più sostenere la fiamma dell’amore, cominciò a gridare: “Signore, basta!… Per carità… basta!… Io muoio!”
I godimenti del Paradiso sono, come possiamo dunque immaginare, soprannaturali, superano cioè le forze della natura umana, abbracciano tutte le gioie ed appagano completamente tutte le aspirazioni.
Un Paradiso, nel vero senso della parola.

 


Dice san Bernardo: vuoi sapere che cosa c’è in paradiso? “Non c’è nulla di ciò che non vuoi e c’è tutto ciò che desideri”. Sì, in paradiso c’è tutto quello che piace e nulla di ciò che dispiace.
Che cosa mai dirà un’anima, entrando in quel regno beato? [...] Che cosa dirà nel mettere piede per la prima volta in quella patria beata e nel gettare un primo sguardo a quella città di delizie? Gli angeli e i santi le verranno incontro e con grande giubilo le daranno il benvenuto. Avrà la gioia di incontrarsi con i parenti e gli amici, entrati in paradiso prima di lei, e con i suoi santi protettori. Allora l’anima vorrà inginocchiarsi davanti a loro per venerarli, ma i santi le diranno: Guàrdati dal farlo! io sono servo (di Dio) come te (Ap 22,9). Poi sarà accompagnata a baciare i piedi di Maria Santissima, che è la Regina del paradiso. Quale tenerezza sentirà l’anima, nel vedere per la prima volta e nel conoscere di persona la divina Madre, che tanto l’ha aiutata a salvarsi! Essa, infatti, vedrà allora tutte le grazie ottenute da Maria, che l’abbraccerà con amore. Quindi, lei stessa, la Regina dei santi, condurrà l’anima da Gesù, il quale la accoglierà come sua sposa e le dirà: Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni: sarai incoronata (Ct 4,8): Sposa mia, rallegrati. Sono finite le lacrime, le sofferenze, le paure: ricevi la corona eterna, che io ho acquistato per te con il mio Sangue.
Gesù stesso poi la porterà a ricevere la benedizione di Dio Padre, che l’abbraccerà e la benedirà dicendole: Prendi parte alla gioia del tuo Signore (Mt 25,21). Ed essa sarà beata della stessa beatitudine di Dio.


 

La visione del Paradiso di Sr. Faustina Kowalska
27.XI.1936. “Oggi in ispirito sono stata in Paradiso e ho visto l’inconcepibile bellezza e felicità che ci attende dopo la morte.
Ho visto come tutte le creature rendono incessantemente onore e gloria a Dio. Ho visto quanto è grande la felicità in Dio, che si riversa su tutte le creature, rendendole felici. Poi ogni gloria ed onore che ha reso felici le creature ritorna alla sorgente ed esse entrano nella profondità di Dio, contemplano la vita interiore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che non riusciranno mai né a capire né a sviscerare.
Questa sorgente di felicità è immutabile nella sua essenza, ma sempre nuova e scaturisce per la beatitudine di tutte le creature. Comprendo ora San Paolo che ha detto: ”Occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò nel cuore d’uomo ciò che Dio prepara per coloro che Lo amano”.
E Dio mi fece conoscere la sola ed unica cosa che ai Suoi occhi ha un valore infinito e questa è l’amore di Dio, l’amore, l’amore ed ancora una volta l’amore. E nulla è paragonabile ad un solo atto di puro amore di Dio. Oh, quali ineffabili favori concede Iddio ad un’anima che Lo ama sinceramente! Oh, felici quelle anime che già qui su questa terra godono dei Suoi particolari favori! Ed esse sono le anime piccole ed umili. Grande è la Maestà di Dio, che ho conosciuto più a fondo, che gli spiriti celesti adorano secondo il grado della loro grazia e la gerarchia in cui si dividono.
La mia anima quando ha visto la potenza e la grandezza di Dio non è stata colpita dallo spavento né dal timore; no, no, assolutamente no! La mia anima è stata colmata di serenità e d’amore e più conosco la grandezza di Dio e più gioisco per come Egli è. E gioisco immensamente per la Sua grandezza e sono lieta di essere così piccola, perché, proprio perché sono piccola, mi prende in braccio e mi tiene accanto al Suo cuore.
O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della Misericordia e Dio li stringa al Suo seno paterno. O amore, o regina della virtù!
L’Amore non conosce timore; attraversa tutti i cori degli angeli che montano la guardia davanti al Suo trono. Esso non teme nessuno, esso raggiunge Dio e s’immerge in Lui come nel suo unico tesoro. Il Cherubino con la spada di fuoco, che fa la guardia in Paradiso, non ha potere su di esso. O puro amore di Dio, quanto sei grande ed impareggiabile! Oh, se le anime conoscessero la Tua potenza!”

 

 


 

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