28/11/2020
Catechesi N. 341
A - La vita di San Francesco dopo la sua conversione è veramente sconvolgente, non lascia indifferente neanche un ateo per il coraggio eroico con cui egli seppe affrontare un cambiamento così radicale.
B - Solo San Luca riporta questa bellissima parabola del buon samaritano, che è uno dei racconti più commoventi del Nuovo Testamento. In essa Gesù ci indica che il nostro prossimo è ogni persona che incontriamo e che la carità o bontà va vissuta con tutti.
C - San Luca nel suo Vangelo racconta che Gesù era diretto verso Gerusalemme, e qualche chilometro prima della città si fermò a riposare in casa di alcuni amici nel piccolo villaggio di Betania.
Dal Lunedì al Sabato ore 9,30 Santa Messa
Mercoledì sera e Venerdì sera ore 20 Messa di Guarigione
La Domenica e i festivi 2 Messe ore 10,30 e ore 17.
Lunedì sera ore 20 Preghiere di Liberazione e Guarigione.
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+VANGELO (GV 2, 16-18)
Lo zelo per la tua casa mi divora.
A - La vita di San Francesco dopo la sua conversione è veramente sconvolgente, non lascia indifferente neanche un ateo per il coraggio eroico con cui egli seppe affrontare un cambiamento così radicale.
Incontrato Gesù Crocifisso a San Damiano vicino ad Assisi, e contemplando le piaghe e la dolcezza del Signore, sentì chiaramente la voce dell'Altissimo che Lo invitava a riparare la sua casa.
«Francesco va' e ripara la mia casa, che come vedi, è tutta in rovina».
Per dare una conoscenza più autentica del Santo, inserisco il prologo della "Leggenda maggiore" scritta da uno dei primi Generali dell'Ordine francescano, San Bonaventura da Bagnoregio. Con il termine leggenda si intende un racconto tradizionale, quindi autenticato da persone che testimoniano fatti realmente accaduti.
Leggiamo come San Bonaventura spiega la figura del Poverello d'Assisi:
«La Grazia di Dio, nostro salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà.
Essi, infatti, mentre venerano in Lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l’empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.
Su di Lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma Lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e Lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli.
Come la stella del mattino, che appare in mezzo alle nubi, con i raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell’ombra della morte; come l’arcobaleno, che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il Vangelo della pace e della salvezza.
Angelo della vera pace, anch’egli, a imitazione del Precursore, fu predestinato da Dio a preparargli la strada nel deserto della altissima povertà e a predicare la penitenza con l’esempio e con la parola.
Prevenuto dapprima dai doni della Grazia celeste -come luminosamente appare dallo svolgimento della sua vita- si innalzò, poi, per i meriti di una virtù sempre vittoriosa; fu ricolmo anche di spirito profetico e, deputato all’ufficio degli Angeli, venne ricolmato dell’ardente amore dei Serafini, finché, divenuto simile alle gerarchie Angeliche, venne rapito in Cielo da un carro di fuoco.
Resta così razionalmente dimostrato che egli è stato inviato fra noi con lo spirito e la potenza di Elia.
E perciò si afferma, a buon diritto, che egli viene simboleggiato nella figura dell’Angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo, come ci descrive l’altro amico dello sposo, l’apostolo ed evangelista Giovanni, nel suo vaticinio veritiero. Dice infatti Giovanni nell’Apocalisse, al momento dell’apertura del sesto sigillo: Vidi poi un altro Angelo salire dall’Oriente, il quale recava il sigillo del Dio vivente. Questo araldo di Dio, degno di essere amato da Cristo, imitato da noi e ammirato dal mondo, è il servo di Dio Francesco: lo costatiamo con sicurezza indubitabile, se osserviamo come egli raggiunse il vertice della santità più eccelsa, e, vivendo in mezzo agli uomini, imitò la purezza degli Angeli, fino a diventare esempio di perfezione per i seguaci di Cristo.
Ci spinge ad abbracciare, con fede e pietà, questa convinzione il fatto che egli ebbe dal cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi, a radersi la testa e a cingere il sacco, e di imprimere, col segno della croce penitenziale e con un abito fatto in forma di croce, il Tau, sulla fronte di coloro che gemono e piangono.
Ma ci conferma, poi, in essa, con la sua verità incontestabile, la testimonianza di quel sigillo che Lo rese simile al Dio vivente, cioè a Cristo Crocifisso. Sigillo che fu impresso nel suo corpo non dall’opera della natura o dall’abilità di un artefice, ma piuttosto dalla potenza meravigliosa dello Spirito del Dio vivo.
Poiché mi sentivo indegno e incapace di narrare la vita di quest’uomo così degno di essere venerato e imitato in tutto, io non mi sarei assolutamente azzardato a simile impresa, se non mi avesse spinto il fervido affetto dei miei confratelli, nonché l’incitamento di tutti i partecipanti al Capitolo generale.
Ma quella che mi ha fatto decidere è stata la riconoscenza che io debbo al Padre Santo.
Infatti per la sua intercessione e per i suoi meriti, io, quando ero bambino, sono sfuggito alle fauci della morte. Questo ricordo in me è sempre vivo e fresco; sicché temerei di essere accusato di ingratitudine, se non celebrassi pubblicamente le sue lodi.
E questa appunto è stata, per quanto mi riguarda, la ragione più forte che mi ha spinto ad affrontare
quest’opera: io riconosco che Dio mi ha salvato la vita dell’anima e del corpo ad opera di San Francesco; io ho conosciuto la sua potenza, per averla sperimentata in me stesso.
Per questo ho voluto raccogliere insieme nella misura del possibile, seppure non nella loro completezza, le notizie riguardanti le sue virtù, le sue azioni e i suoi detti, che si trovavano in forma frammentaria, in parte non menzionate e in parte disperse. Perché, venendo a morire coloro che hanno vissuto col servo di Dio, esse non andassero perdute.
Per aver ben chiara davanti alla mente, nella maggior certezza possibile, la vita del Santo nella sua verità e trasmetterla, così, ai posteri, mi sono recato nei luoghi dove egli è nato, è vissuto ed è morto, ed ho fatto diligenti indagini sui fatti con i suoi compagni superstiti e, soprattutto, con alcuni di loro che furono i suoi primi seguaci e conobbero a fondo la sua santità e che, d’altra parte, sono testimoni assolutamente degni di fede, sia per la conoscenza dei fatti sia per la solidità della virtù.
Nel narrare poi, quanto Dio si è degnato di compiere per mezzo del suo Servo, ho ritenuto di non preoccuparmi della ricercatezza dello stile, giacché la devozione del lettore trae maggior profitto da un linguaggio semplice che da un linguaggio pomposo».
Le stesse parole che Gesù rivolse un giorno a Francesco, oggi le ripete ad ogni suo seguace che si vuole prodigare per salvare la Chiesa dalla grande confusione in cui si trova attualmente.
La Chiesa rimane sempre Santa perché la sua origine è Divina, niente potrà annientarla, nemmeno il complotto di tutte le potenze infernali!
Possiamo paragonare la nostra Chiesa ad una nave che solca il mare minaccioso del mondo per giungere ai lidi della Patria eterna.
Ora questa nave sta affrontando una delle più terribili tempeste che mai si sia abbattuta nel corso dei secoli.
Il vortice spaventoso del modernismo che inghiotte spietatamente ogni verità, sta cercando di trascinare negli abissi oscuri la nostra Chiesa per farla scomparire per sempre, ma nel Cielo di questo scenario apocalittico BRILLA LA NOSTRA STELLA, LA VERGINE SANTISSIMA, LA VINCITRICE DELL’INFERNO E QUANDO TUTTO SEMBRERA’ ORMAI PERDUTO, LA LUCE DI QUESTA STELLA ANNIENTERA’ INESORABILMENTE LA FORZA SCATENATRICE DEL MALE.
Noi cristiani siamo tutti figli della Chiesa e ci troviamo quindi su questa nave che ci sta conducendo verso la Salvezza eterna.
Le sorti della Chiesa ci devono dunque stare a cuore, come il Bene più prezioso perché nulla è più importante della Salvezza delle anime.
Il Magistero autentico della Chiesa, ossia tutto ciò che la tradizione cristiana ci ha sempre insegnato in questi duemila anni, costituisce il patrimonio della nostra Fede.
In esso è contenuta la Verità Eterna, Santa, immutabile e intoccabile!
Nessuno, nemmeno un Papa, può permettersi di apporvi delle modifiche.
La Legge di Dio non può mutare nel corso dei secoli per adeguarsi alle esigenze degli uomini. Non è la Religione che si deve adattare all’uomo e ai suoi capricci, ma è l’uomo che si deve convertire per obbedire a Dio.
L’uomo deve imparare ad abbassare la sua testa orgogliosa e piegare le ginocchia dinanzi alla Potenza e alla Maestà dell’Altissimo.
L’uomo non è Dio!!!
Siamo delle semplici e povere creature e, come ripeto tante volte, se Dio si dimenticasse un solo istante di noi, scompariremmo nel nulla.
Siamo mantenuti nell’esistenza per un atto continuo di Amore della sua Volontà.
Oggi purtroppo si sta sovvertendo tutto l’ordine delle cose perché satana, padre della menzogna regna ovunque e si ammanta di verità.
Oh, com’è abile nel travestirsi da angelo di luce, e di abbagliare con le sue teorie moderne e innovative la mente di tanti teologi i quali, si credono così i promotori di un grande rinnovamento all’interno della Chiesa e invece sono coloro che, rinnovando l’antico peccato di Giuda, tradiscono e pugnalano nuovamente il Cuore di Cristo e portano alla rovina un numero incalcolabile di anime.
Preghiamo tutti insieme e offriamo le nostre sofferenze perché le forze del Bene abbiano il sopravvento, perché la Fiamma della Fede non si spenga nei cuori.
Signore Gesù, tutta la terra geme in attesa di una nuova era di Pace e di Giustizia.
I tuoi figli sono come grappoli d’uva, pigiati nel torchio di mille dolori.
Noi ti offriamo la nostra goccia di sangue, rendila pura unendola alle lacrime santissime di Maria e al tuo Sangue divino sparso per la nostra Salvezza.
Non abbiamo che questa piccola goccia, ma grazie ai meriti Tuoi e della Vergine Santa, acquisterà un valore infinito e sarà un’offerta gradita al Padre.
Noi te la offriamo per affrettare l’ora del sospirato TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA, CHE SEGNERA’ FINALMENTE LA SCONFITTA DI SATANA, IL GRANDE TORTURATORE DEI CORPI E DELLE ANIME DEI TUOI FIGLI, CHE VUOLE AD OGNI COSTO DISTRUGGERE L’UMANITA’ E LA TUA SANTA CHIESA.
TI SCONGIURIAMO, NON GLIELO PERMETTERE!!!
VIENI SIGNORE GESU’! VIENI PRESTO PER L’INTERCESSIONE DELLA VERGINE IMMACOLATA, LA NOSTRA DOLCISSIMA MAMMA DEL CIELO, LA REGINA VITTORIOSA DEL MONDO!!! Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Mt 25,,31-40)
Chi è il mio prossimo?
B - Solo San Luca riporta questa bellissima parabola del buon samaritano, che è uno dei racconti più commoventi del Nuovo Testamento. In essa Gesù ci indica che il nostro prossimo è ogni persona che incontriamo e che la carità o bontà va vissuta con tutti.
È una parabola che richiede molto tempo per spiegarla dettagliatamente, infatti sono tanti gli spunti che vi si trovano.
Il buon Samaritano rappresenta Gesù che discende dal Cielo per risanarci, mentre l’uomo che cade in mano ai briganti è l’immagine dell’umanità ferita e spogliata dei suoi beni a causa del peccato originale e dei peccati personali.
Sant’Agostino a proposito scriveva: “Spogliarono l’uomo della sua immortalità e lo coprirono di piaghe, inclinandolo al peccato”.
I briganti della strada sono i diavoli e tutte le passioni che incitano al male.
Il levita che apparteneva a una tribù ebraica e aveva mansioni relative al culto nel Tempio, e il sacerdote ebreo che era una figura religiosa preposta all'esercizio del culto, passarono oltre all’uomo rimasto ferito nell’aggressione, senza prestargli soccorso.
Queste due figure sono il simbolo dell’Antica Alleanza, quando la pienezza dell’Amore non si era ancora manifestata.
Si manifesterà in seguito con la venuta di Gesù.
La locanda, dove tutti potevano trovare rifugio, rappresenta la Chiesa.
Il buon Samaritano rispecchia perfettamente il comportamento di Gesù stesso, poiché tutta la sua vita sulla terra è stata un continuo avvicinarsi all’uomo per curare i suoi mali spirituali o materiali.
Noi dobbiamo avere la stessa compassione di Gesù verso tutti, così da non passare mai oltre quando ci imbattiamo nella sofferenza di un nostro fratello.
Impariamo da Gesù ad avvicinarci, con sollecitudine, senza fretta, a chi, portando i segni evidenti della sua situazione infelice, sta chiedendo aiuto fisico o spirituale. Gesù vuole insegnarci che il nostro prossimo è ogni uomo che si trova accanto a noi e che ha bisogno del nostro aiuto.
Il Maestro ci ha dato l’esempio di quello che dobbiamo fare anche noi.
Questo Samaritano porta i nostri peccati e soffre per noi, porta il moribondo e lo conduce in albergo, cioè nella Chiesa, la quale accoglie tutti gli uomini, non rifiuta il suo soccorso a nessuno.
Lungo il nostro cammino incontriamo spesso molte persone ferrite, anche se apparentemente non lo dimostrano.
Le ferite possono essere molto diverse: traumi prodotti dalla solitudine, dalla mancanza di affetto, dalle necessità del corpo; cibo, vestiti, casa, lavoro; c’è la ferita profonda dell’ignoranza e le piaghe nell’anima prodotte dal peccato, che la Chiesa guarisce nel Sacramento della Confessione; ci sono poi le terribili possessioni e le negatività dei diavoli che fanno soffrire tremendamente le persone colpite.
Quando ci avviciniamo a chi soffre ed è nel bisogno, dobbiamo farlo con atti concreti di Amore, condividendo la sofferenza e cercando di porre rimedio alleviando, le loro sofferenze.
Dobbiamo avvicinarci a tutti nelle loro necessità spirituali e materiali, però, poiché la carità è ordinata, dobbiamo interessarci prima di chi ci è più vicino, perché Dio stesso li ha posti accanto a noi o perché Egli ha voluto, attraverso le circostanze della vita, che passassimo vicino a loro, affinchè ce ne accorgessimo e ce ne prendessimo cura.
E se in questa parabola Gesù è il buon samaritano, non dimentichiamoci che Egli si identifica nello stesso tempo con il fratello che soffre e ci tende la mano.
Dirà infatti Gesù nel brano del Vangelo di Mt 25, 13-40: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccolo, l’avete fatto a Me”.
Non si va in Paradiso se “passiamo oltre” al dolore del nostro prossimo, se invece di donargli la dolce Carezza della compassione e dell’aiuto, lo respingiamo con lo schiaffo gelido dell’indifferenza. Ricordiamoci sempre che alla fine della vita saremo giudicati sull’Amore. La Carità è il passaporto più sicuro per il Cielo!
Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Lc 10,38-42)
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
C - San Luca nel suo Vangelo racconta che Gesù era diretto verso Gerusalemme, e qualche chilometro prima della città si fermò a riposare in casa di alcuni amici nel piccolo villaggio di Betania.
Questo nome ci è familiare, sappiamo che si sono svolti episodi molto importanti e che qui il Signore risuscitò Lazzaro, il fratello di Marta e di Maria Maddalena,.
Erano tre fratelli per i quali Gesù manifestava una particolare predilezione, come si può costatare in altri passi del Vangelo.
Gesù li amava particolarmente e si trovava a proprio agio nella loro casa, perchè si sentiva circondato da amici.
Gesù, il grande perseguitato e incompreso trovava riposo nella casa di Lazzaro propio perchè qui c’era tutto quell’Amore e quell’accoglienza che spesso non riceveva dalla sua gente.
Per lungo tempo si è considerata Marta simbolo e immagine della vita attiva, così come Maria della vita contemplativa.
Noi dobbiamo cercare di fondere questi due modi di vivere il Vangelo.
Non si può fare a meno di essere attivi durante la giornata, chi per il lavoro esterno e altri per i lavori nelle loro case, ma in ogni istante si può rimanere legati spiritualmente a Gesù, offrendo a Lui le fatiche grandi e piccole, comunque tutto quello che si compie nella giornata.
Inoltre, durante la giornata si hanno centinaia di occasioni per elevare la mente e il cuore verso il Cielo e ripetere atti di amore a Gesù, alla Madonna, agli Angeli e ai Santi, senza dimenticare il Padre e lo Spirito Santo.
Impariamo ogni giorno a rendere onore a ciascuna delle Tre Persone con cui abbiamo un debito di riconoscenza infinita: il Padre ci ha chiamato alla vita con la sua Potenza creatrice; il Figlio ci ha redenti dal peccato con il suo Sacrificio e lo Spirito Santo è Colui che ci Santifica con la sua Potenza d’Amore.
Questi atti di amore o giaculatorie a Gesù e alla Madonna sono determinanti per tenere accesa la fiamma spirituale dell’anima, è una fiamma di Amore che permette di rimanere in comunione con Loro, di dimorare nei Loro Sacratissimi Cuori, pur continuando a compiere lavori materiali, o intellettuali. Si può dunque essere attivi e contemplativi contemporaneamente.
Ovviamente durante la giornata ci devono essere anche dei momenti riservati esclusivamente alla preghiera.
Nell’esistenza del cristiano non possono esserci due vite parallele, da una parte, la vita cosiddetta “spirituale”, coi suoi valori e le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta “secolare”, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura.
Tutti i vari campi della vita laicale rientrano nel disegno di Dio, che li vuole come “luogo storico” del rivelarsi e del realizzarsi della carità di Gesù a gloria del Padre e a servizio dei fratelli.
Ogni attività, ogni situazione, ogni impegno concreto, sono occasioni provvidenziali per un continuo esercizio della Fede, della Speranza e della Carità.
Questo riguarda la competenza e la solidarietà nel lavoro, l’amore e la dedizione nella famiglia e nell’educazione dei figli, il servizio sociale e politico, la proposta della verità nell’ambito della cultura. Buona preghiera a tutti.