31/08/2019
A - Nel capitolo 10 del Vangelo di San Matteo troviamo il discorso con cui Gesù invia i Dodici nelle città che Egli doveva visitare, per preparare la gente all’incontro con il Messia atteso.
B - Ricorre spesso nelle parole di Gesù il richiamo alla persecuzione di tutti i suoi veri discepoli. Sappiamo, sempre dal Signore, che si è discepoli autentici quando si compie la sua volontà e si lavora nella sua Chiesa per dare gloria a Lui.
C – In questo brano del Vangelo il samaritano aiuta per amore di Dio, un uomo moribondo, ai margini della strada. Questo gesto era sicuramente insolito e inaspettato.
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+ VANGELO (Mt 10,7-15)
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A - Nel capitolo 10 del Vangelo di San Matteo troviamo il discorso con cui Gesù invia i Dodici nelle città che Egli doveva visitare, per preparare la gente all’incontro con il Messia atteso.
Ieri abbiamo letto questa frase e la spiego: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il Regno dei Cieli è vicino”.
La prima parte del lungo discorso di Gesù riguarda l’evangelizzazione della terra d’Israele. I figli di Abramo, per primi, avevano diritto a questo dono.
Il fulcro di tutta l’opera apostolica è la predicazione e l’ascolto.
A questo fine Gesù rende capaci i discepoli di compiere miracoli tali da ottenere l’attenzione di tutti: “Risuscitate i morti…”.
Tutto questo si doveva fare senza alcun compenso materiale, eccetto il cibo indispensabile per vivere e un po’ di ospitalità da parte di qualche persona generosa e di buon cuore; anzi, a rendere più perfetta la loro fiducia nell’aiuto della Provvidenza, essi dovevano muoversi in condizione di assoluta povertà.
Questa condizione il Signore la pretende da tutti i suoi Consacrati di ogni tempo, perché è impossibile unire l’amore autentico verso Dio e la bramosia del denaro. Quando si cerca il denaro per interessi personali, non c’è più Gesù.
È un discorso questo che riguarda soprattutto i cardinali, vescovi e sacerdoti perché colui che appartiene a Dio ripone la sua fiducia esclusivamente in Lui e non nelle ricchezze.
Si può certamente utilizzare il denaro, lo hanno fatto tutti i Santi, ma solo per compiere opere di carità, come San Giovanni Bosco e San Massimiliano Kolbe che diffondevano la buona stampa; come San Luigi Orione che costruì tante strutture per le opere di carità e San Pio da Pietrelcina che fondò uno straordinario ospedale e tanti altri ancora.
Se San Giovanni Bosco fu l’esempio per l’educazione dei ragazzi, San Luigi Orione fu l’esempio per le opere di carità; girò varie volte l’Italia per favorire le vocazioni e ottenere aiuti materiali per la sue molteplici Opere.
Fondò la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Missionarie della Carità; per promuovere la vita contemplativa; fondò gli Eremiti della Divina Provvidenza e le Suore Sacramentine, a queste due Istituzioni ammise anche i non vedenti.
Il suo spirito missionario lo spinse a mandare i suoi figli spirituali e le suore nell’America Latina e in Palestina sin dal 1914; ben due volte per sostenere le sue opere, si recò egli stesso nel 1921 e nel 1934 a Buenos Aires, dove restò per tre anni organizzando scuole, colonie agricole, parrocchie, orfanotrofi, case di carità dette “Piccolo Cottolengo”.
Per realizzare grandi opere per l’apostolato, per accogliere i poveri e gli ammalati, per dare ai giovani luoghi di ritrovo e una formazione spirituale profonda, i Santi hanno utilizzato consistenti somme di denaro, mai però hanno usato tali somme per motivi personale. Questi esempi dovrebbero essere imitati da tutti i Consacrati.
Quando invece un Consacrato è avido di denaro, si allontana irrimediabilmente da Dio e in alcuni casi , per raggiungere i suoi fini disonesti, arriva persino a ingannare le persone deboli e la gente semplice. Di storie clamorose, a tal riguardo, se ne conoscono tante, soprattutto in questi ultimi decenni. Quante volte abbiamo sentito ricorrere all’inganno di farsi credere un veggente per ottenere prima, la credibilità dei fedeli e poi i loro soldi!
Purtroppo sono pochi i consacrati che utilizzano il denaro per realizzare opere buone e per il bene della comunità.
Sicuramente oggi Gesù direbbe agli Apostoli del nostro tempo, di utilizzare i migliori mezzi di comunicazione per raggiungere tutti i luoghi del mondo, di impiegare la tecnologia più avanzata per far fronte a ogni genere di necessità, di costruire grandi strutture per aiutare il prossimo, ed offrire, in questo modo tutti gli aiuti necessari ai più poveri e ai più bisognosi.
Chi pratica le opere di carità, non solo espia i propri peccati, ma aiuta Gesù a diffondere il suo Vangelo ovunque e questo aiuto permesso con le libere donazioni, viene ricompensato dal Signore con molte Grazie.
Non dimentichiamo dunque la grandezza dei Santi nel compiere grandi opere nel Nome di Gesù e per il bene di tutti. Per le mani piagate di San Pio da Pietrelcina passarono miliardi di lire ed eravamo negli anni ’50, ma a Lui non rimaneva neanche una piccola monetina.
Si rifiutò persino di aiutare economicamente suo padre perché i soldi donati a lui dai benefattori dovevano servire esclusivamente per costruire l’ospedale.
Pensate quale onestà e trasparenza d’animo aveva questo Santo!!!!!
Si rifiutò inoltre di dare ai suoi Superiori molti milioni di lire, sempre perché erano soldi dei benefattori ad uso esclusivo dell’ospedale. C’è da dire che i Superiori di quel tempo avevano perduto decine di milioni di lire avendoli investiti con la promessa di riceverne il doppio, ma furono truffati. Lo stesso investimento fatto con i soldi dell’Ordine Religioso era un gesto gravissimo.
Le decine di milioni di allora erano equivalenti a tre o cinque milioni di euro di oggi, quindi una somma enorme, e questi Superiori pretendevano da Padre Pio di sottrarre i soldi dei benefattori per un uso distorto.
Dinanzi a questo comando… di dare ad essi i soldi dei benefattori, Padre Pio rispose: “Non vi do i soldi perché non sono miei, sono di Dio”.
Risposta esemplare di un uomo che viveva esclusivamente per compiere il volere di Dio, un uomo dalla coscienza limpida, totalmente immersa nella Luce Divina. Questi uomini sono come fari luminosi che illuminano questa società, una società che affonda sempre di più nelle tenebre della disonestà, dei compromessi, dei patteggiamenti illeciti, per avidità di potere e di denaro.
Guardiamo a queste figure di Santi e impariamo da loro cosa significhi essere cristiani autentici. Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Mt 10,16-23)
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.
B - Ricorre spesso nelle parole di Gesù il richiamo alla persecuzione di tutti i suoi veri discepoli.
Sappiamo, sempre dal Signore, che si è discepoli autentici quando si compie la sua volontà e si lavora nella sua Chiesa per dare gloria a Lui. È impegnativo, certo, ma è la condizione per lasciare agire lo Spirito Santo e compiere opere mirabili.
Dopo tante prove e tribolazioni però si ottiene la salvezza eterna, ma già in questa vita si ottengono Grazie straordinarie.
Non sempre le opere dei veri discepoli sono visibili, infatti le anime buone che pregano molto nel nascondimento e conducono una vita esteriormente ordinaria, ottengono grandi Grazie e nessuno lo sa, forse il loro Padre spirituale; per il resto non raccontano ad altri la loro intimità con Dio.
D’altronde, la riservatezza è una delle caratteristiche principali dei mistici autentici, mentre coloro che si vantano di essere favoriti da Dio e di possedere carismi particolari non sono certo credibili. Diffidate sempre di coloro che “sbandierano ai quattro venti” le loro presunte estasi e visioni!!!
Guardate a Maria, la nostra Mamma del Cielo, quanto ha da insegnarci con il suo esempio!!!
Lei è stata la Creatura che più di ogni altra fu favorita da Doni Celesti, perché viveva quotidianamente a contatto con Dio.
La sua Vita così semplice e ordinaria, nascondeva il più grande e sublime dei Misteri!
L’anima di Maria era un Cielo limpidissimo, un Giardino di soavi fragranze dove Dio posava ininterrottamente il suo Sguardo!
I colloqui d’Amore tra l’Anima della Vergine Santissima e il suo Signore erano armonie dolcissime che accendevano di ancor più vivi splendori tutto il Paradiso, ma chi potrà mai narrarli???
Maria fu la Donna del silenzio! Nessuno conosceva il segreto del RE che Ella custodiva nel suo Cuore!
Pensate che non rivelò nemmeno a Giuseppe, il suo Sposo Santissimo la sua Divina Maternità; lascio a Dio il compito di farlo e Dio mandò il suo Angelo in sogno a Giuseppe …..
Questo basta per farci comprendere che sempre i veri Mistici custodiscono gelosamente i Doni ricevuti da Dio e parlano solo quando il volere di Dio lo impone!!!
La presenza dello Spirito Santo porta sempre una grande capacità di controllo della volontà, anche se c’è un cammino graduale da compiere, come avviene ordinariamente nella vita spirituale. La persona investita dal delicato e divino Spirito, vive sempre più interiormente la sua comunione con Dio e raggiunge le virtù con i suoi sforzi giornalieri in questo modo la Fede si irrobustisce e diventa un’armatura potente per respingere tutti gli assalti dell’inferno!
L’ anima investita da tale Spirito porta sempre incastonata in sé, come gemma fulgidissima, la virtù dell’umiltà!
Oggi Gesù parla nuovamente delle persecuzioni che patiscono i cristiani. Da duemila anni fino ai nostri giorni sempre si ripete questo accanimento contro di Cristo, e proprio questo dimostra la soprannaturalità e l’autenticità della nostra Religione. Nessun’altra pseudo religione ha visto tanti martiri, solo la Chiesa Cattolica ha pagato a caro prezzo la fedeltà al vero e unico Dio.
Le persecuzioni arrivano sempre dai nemici del Bene, sono coloro che non hanno pace interiore e sono mossi da pensieri diabolici.
Sono come bestie affamate che cercano di cibarsi sempre di violenza. Sono persone senza Dio, accecate dall’odio e dalla cattiveria che si manifesta con le calunnie e le diffamazioni.
“Sarete odiati da tutti a causa del mio Nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”.
Gesù ci ha avvisato sull’odio immotivato nei nostri confronti e la nostra risposta deve essere l’amore, il perdono e la preghiera per i persecutori.
I veri seguaci del Signore sono necessariamente sottoposti a persecuzioni assurde, inconcepibili, senza una spiegazione logica perché è la nostra Fede a far scattare nelle persone cattive, inquiete, quasi possedute da satana, una reazione incontrollata e folle.
Rimane però doveroso, in nome della giustizia e della verità far trionfare il Bene, anche se di questo se ne occupa principalmente il Signore Gesù.
Ecco perché dobbiamo ripetere spesso: “Gesù, pensaci Tu”.
Molti seguaci di Gesù rimasti vittime della cattiveria altrui, attendono una giustizia guidata dal Cielo che metta ordine dove regna l’agitazione nella società, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nella stessa Chiesa.
La preghiera è sempre la migliore alleata per trovare la pace interiore e per chiedere umilmente l’intervento del Signore.
Gesù non delude mai quanti Lo amano e, soprattutto, hanno vissuto amarissime esperienze per amore suo, per amore del suo Vangelo! Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo?
C – In questo brano del Vangelo il samaritano aiuta per amore di Dio, un uomo moribondo, ai margini della strada. Questo gesto era sicuramente insolito e inaspettato.
I samaritani infatti erano considerati eretici dagli ebrei; il motivo era dovuto al loro distacco dall’ebraismo. Essi avevano creato un loro culto e avevano tradito la razza ebraica perché si erano uniti in matrimonio con altre razze. Questo fu considerato un tradimento irreparabile.
La lite tra ebrei e samaritani era antica, sostanzialmente questi ultimi non erano inclusi nel patto della Legge, di cui Mosè era stato mediatore al Monte Sinai e lui era un ebreo. Quelli della regione di Samaria si distaccarono successivamente e consideravano parola di Dio i primi cinque libri delle Scritture, il Pentateuco.
Essi osservavano la loro Pasqua e la loro Pentecoste sul Monte Gherizim nel distretto della Samaria invece di recarsi come tutti gli ebrei a Gerusalemme nel tempio. La disputa tra ebrei e samaritani era acerrima, per questo gli Apostoli rimasero sorpresi quando videro Gesù che parlava con una samaritana, la donna più volte sposata, vicino al pozzo di Giacobbe.
Per una maggiore comprensione del testo biblico, leggiamo i primi versetti del capitolo 4 di Giovanni che riguardano questo incontro.
«Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni -sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli-, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai Tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere!, tu stessa gliene avresti chiesto ed Egli ti avrebbe dato acqua viva”» (Gv 4,1-10).
Abbiamo una spiegazione biblica dell’avversione vicendevole tra ebrei e samaritani, ed era impensabile che uno dei uno arrivasse ad aiutare l’altro, proprio nella strada che da Gerico scende a Gerusalemme, percorso ancora oggi pericoloso e fastidioso.
Gesù inserisce nella parabola la figura del samaritano per spiegare agli ebrei che Lo ascoltavano, che si può ricevere aiuto in modo imprevedibile anche da gente sconosciuta e considerata addirittura nemica.
Gesù oggi ci dice che Lui agisce quando meno ce lo aspettiamo e quando tutto sembra finito. Gesù proclama che è sempre vicino a noi!
Vi faccio notare che il samaritano viene chiamato buono quando per nessun ebreo poteva esserlo, proprio perché samaritano.
Però è il samaritano a compiere un gesto che il sacerdote del tempio e il cantore/lettore sempre del tempio, si sono guardati bene dall’attuare. Per gli ebrei era un emarginato, mentre il samaritano mise in pratica il Comandamento dell’amore. Conosceva infatti i Comandamenti che Dio diede a Mosè.
Lo stesso gesto di aiutare l’uomo mezzo morto è un atto di pietà grandioso, senza farsi calcoli di convenienza e opportunità. L’uomo ferito poteva essere un brigante gettato a terra, poteva reagire contro lui o lo stesso samaritano poteva essere accusato di avere compiuto l’aggressione.
Senza calcoli il samaritano attua la legge dell’amore. Ha tutto da perdere secondo gli uomini, ma davanti a Dio compie un gesto eroico.
Anche noi vediamo tante persone morte spiritualmente, tanti “cadaveri ambulanti” perché è l’anima che dona la vera vita e se l’anima è resa nera dal peccato mortale, non vi può più scorrere la linfa vitale dell’Amore di Cristo!
Dobbiamo essere noi a chiedere a Dio di ridare la vita alle persone tormentate dal maligno e ai peccatori.
Ognuno di noi deve essere un buon samaritano e raccogliere con amore quanti si trovano spiritualmente “per terra” e non posseggono la capacità di rialzarsi perché feriti a morte: L’intelletto è accecato, la vita interiore sconvolta, la volontà senza guida, i pensieri orientati esclusivamente alle trasgressioni.
Queste persone innanzitutto devono sentirsi amate e mai condannate, come se fossero irrimediabilmente destinate all’inferno.
È Gesù a dirci che il suo intervento può stravolgere una situazione già apparentemente definitiva. Lui può cambiare la vita dei grandi peccatori incorreggibili, ma occorrono anime che si sostituiscano proprio ai peccatori, devono pregare molto per essi e, se hanno un amore senza limiti, devono fare anche penitenze per ottenere il miracolo della conversione.
Oggi non si parla più di penitenze e digiuni, il Vangelo è chiaro sulla necessità di queste pratiche per ottenere grandi Grazie!
Il rinnegamento e la rinuncia a quanto non è indispensabile, ma sregolato, rimangono assolutamente essenziali per vivere la Parola di Dio.
La domanda posta a Gesù dal dottore della Legge non era inopportuna anche se non pienamente sincera, perché gli ebrei si erano creati 613 leggi, intesi come comandamenti. Alle dieci Leggi date da Dio a Mosè, avevano aggiunto una moltitudine di prescrizioni che non giovavano certo alla vita spirituale.
La domanda nasceva dalla confusione che regnava in tutte queste norme. “E chi è mio prossimo?”.
Non conosceva il prossimo pur essendo un esperto della Legge ebraica, davvero un paradosso!
Da qui l’inserimento nella parabola del samaritano da parte di Gesù.
Noi non possiamo escludere nessuno dal nostro amore e dalle nostre preghiere. Lo insegna Gesù e la sua Parola è Verità.
“Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,44).
“A voi che ascoltate, Io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” (Lc 6,27).
“Se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso” (Lc 6,33).
“Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché Egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi” (Lc 6,35). Buona preghiera a tutti.