05/05/2018
Catechesi N. 210
A - Gesù nella sinagoga di Cafarnao, fa un annuncio sorprendente e incredibile sulla verità della Sua Persona: “Io sono il Pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo Pane vivrà in eterno e il pane che Io darò è la mia Carne per la vita del mondo”. Sono Parole piene di Spirito Santo, ma incomprensibili per i presenti.
B - In questo capitolo Gesù rivela per la prima volta il dono della Santissima Eucaristia che lascerà alla sua Chiesa fino alla fine del mondo; però il suo linguaggio è misterioso e incomprensibile per gli ebrei, ma non possono colpevolizzarli per questo.
C - La liturgia oggi ci presenta gli ultimi versetti del Vangelo di San Marco, versetti che non riguardano direttamente lui, il riferimento è diretto a tutti gli apostoli che avrebbero predicato ovunque la Parola di Dio.
D - Questa quarta domenica di Pasqua viene detta del “Buon Pastore”, perché nel ciclo liturgico triennale ogni anno si legge una pericope del capitolo 10 di San Giovanni, un capitolo imperniato su questo tema.
Lunedì 21 Maggio ore 21 conferenza sulle Confessioni, potranno partecipare tutti i fedeli.
Terrà la relazione il Professor Dr. Mons. SERGIO UBBIALI Docente di Teologia alla facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
Domenica 13 Maggio festa della Madonna di Fatima ore 15 Santo Rosario, ore 15.30 funzione dei Malati.
Pellegrinaggio a Lourdes dal 21 al 25 Giugno.
Dal Lunedì al Venerdì ore 10,30 Santo Rosario in diretta.
Tutti i venerdì sera ore 20,30 Santo Rosario, ore 21 funzione dei Malati tutto in diretta sulla pagina Facebook dell’Associazione.
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+ VANGELO (Gv 6,44-51)
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
A - Gesù nella sinagoga di Cafarnao, fa un annuncio sorprendente e incredibile sulla verità della Sua Persona: “Io sono il Pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo Pane vivrà in eterno e il pane che Io darò è la mia Carne per la vita del mondo”. Sono Parole piene di Spirito Santo, ma incomprensibili per i presenti.
Gesù rivela per la prima volta il grande mistero della Sacra Eucaristia che è la manifestazione dell’infinito e straordinario Amore di Dio per ciascuno di noi..
Le sue parole sono di un tale realismo da escludere qualsiasi interpretazione diversa. Senza la Fede queste parole non hanno senso. Se, viceversa, crediamo con Fede che Cristo è realmente presente nell’Eucaristia, la rivelazione di Gesù risulta chiara e senza possibilità di equivoci, anche se avvolte da un grande Mistero.
Infatti immediatamente dopo la Consacrazione nella Santa Messa proclamiamo: “Mistero della Fede”.
Leggiamo cosa scriveva Papa Paolo VI nella “Mysterium fidei”:
«Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo significato e un nuovo fine, non essendo più l’usuale pane e l’usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale. Ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova “realtà”, che giustamente denominiamo ontologica.
Giacchè sotto le predette specie non c’è più quel che c’era prima, ma un’altra cosa tutta diversa. Poiché convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie (l’apparenza e il sapore), sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica “realtà”, anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo».
Anche noi ci volgiamo a Gesù presente nel Tabernacolo, lontano forse pochi metri da casa, o andiamo col cuore nella Chiesa più vicina e gli diciamo che crediamo per Fede, che Egli è lì presente.
Credo in Te Gesù, Figlio eterno del Padre, che sei sceso dal Cielo e ti sei fatto cibo per la nostra Salvezza eterna. Credo in ogni Tua Parola poiché solo Tu sei la Via, la Verità e la Vita!!! Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Gv 6,52-59)
La mia Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda.
B - In questo capitolo Gesù rivela per la prima volta il dono della Santissima Eucaristia che lascerà alla sua Chiesa fino alla fine del mondo; però il suo linguaggio è misterioso e incomprensibile per gli ebrei, ma non possiamo colpevolizzarli per questo. Mettiamoci nei panni di quella gente, con la loro mentalità e le loro credenze. Gesù non vuole svelare ad essi ciò che non possono capire, questa è l’unica spiegazione del suo comportamento.
Egli pronuncia tante parole indecifrabili, che non si possono accogliere così come sono formulate, necessitano infatti di un chiarimento: “Se non mangiate la Carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo Sangue, non avete in voi la vita”.
Per noi ora è facile comprenderle. Gesù nella Sinagoga vuole dire che dopo la sua morte resterà perpetuamente presente nella sua Chiesa con un miracolo inspiegabile ai sensi e alla ragione: il pane diventerà il suo Corpo e il vino diventerà il suo Sangue. Tutto ciò avviene nella Santa Messa. Proviamo invece a immaginare quali pensieri ha suscitato una simile affermazione nella mente degli Ebrei.
Gesù parla nella sinagoga di mangiare la sua Carne e quella gente Lo prende forse per matto.
Gesù come già accennato sopra non dà alcuna spiegazione delle sue Parole.
Noi non possiamo discutere sulla pedagogia di Dio, non possiamo criticare la Sua decisione. Lui è Dio e noi siamo misere e imperfette creature. Le nostre povere considerazioni umane sono come pagliuzze che si dissolvono in un istante a contatto con il Fuoco eterno del Divino Spirito dove tutto, anche ogni più piccola Parola è predisposta con Sapienza infinita. Dunque, se Gesù non reputò conveniente svelare il significato delle Sue affermazioni vuol dire che non era il tempo opportuno ….. noi non possiamo saperlo, come non possiamo sapere quanti furono gli Ebrei che seguirono Gesù dopo aver ascoltato il suo insegnamento; possiamo immaginare pochi, e questi pochi avranno creduto in Lui anche se non avevano compreso nulla del Corpo da mangiare e di quel Sangue da bere. Questo è importante: credono in Lui!!! Credere in Gesù che si rivela e avere fiducia nella sua Parola.
Quando si agisce così i miracoli avvengono davvero, le Grazie più semplici si ottengono con più facilità e si sente vicino la presenza di Gesù
Oggi molti pensano di seguire Gesù senza però osservare la Sua Parola, è una pura illusione !!! Si segue Gesù quando lo si ama e lo si ama solo se si osservano i suoi comandamenti.
Quando si ama, si fa tutto ciò che serve a far contento l’amato. Il credente autentico dunque avrà cura di progredire nel cammino spirituale, di stare lungo tempo in Adorazione davanti al Tabernacolo, di seguire la Santa Messa sempre con rispetto e raccoglimento profondo, di fare insomma tutto quello che serve a far felice Gesù!!!
Solo così si dimostra di credere veramente in Gesù. Chi non riesce, ad avere questa fede deve accrescerla con la preghiera e la meditazione costante.
La Fede infatti va curata ogni giorno come se fosse una piccola piantina che ha bisogno dell’acqua per crescere e irrobustirsi . Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Mc 16,15-20)
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
C - La liturgia oggi ci presenta gli ultimi versetti del Vangelo di San Marco, versetti che non riguardano direttamente lui, il riferimento è diretto a tutti gli apostoli che avrebbero predicato ovunque la Parola di Dio.
San Marco è uno dei quattro che ha ricevuto un impegno speciale: è stato chiamato dallo Spirito Santo a scrivere per le generazioni future gli avvenimenti più importanti della straordinaria vita di Gesù Cristo.
Sono sei versetti che contengono il mandato che Gesù dà a tutti i suoi discepoli autentici, in questo modo li rende ancora più simili a Lui, inoltre profetizza le meraviglie che avrebbero compiuto nel suo Nome: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che Io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Gv 14,12).
È di difficile comprensione l’affermazione: “…ne farà di più grandi”. Chi crede in Gesù e ha raggiunto un elevato grado di santità, può compiere opere più grandi di quelle compiute da Lui, e questo è un aspetto che suscita grande interesse. Lui è Dio e nulla può superarlo in santità, perché allora afferma che i veri discepoli hanno la facoltà di operare più di Lui?
Il Cristo non aveva forse compiuto opere strepitose quanto solo Dio poteva compierle? Come potranno dunque i Discepoli compierne di più grandi ?Lo potranno per la Fede!!!
I discepoli compiono opere più grandi perché devono essere animati da una grande Fede in Lui, quindi, prima devono compiere una purificazione profonda e devono condurre costantemente uno stile di vita penitenziale conforme al Vangelo, per trasfigurarsi in Gesù, diventando, appunto, capaci di operare grandi miracoli nel Nome del Signore.
Questi discepoli non agiscono nel proprio nome perché il loro sarebbe un fallimento continuo, essi riescono a imitare Gesù perché hanno raggiunto un’alta spiritualità e sono arrivati alla piena convinzione di essere misere creature. Si considerano nullità davanti a Dio e credono assolutamente che solo Lui è onnipotente e dominatore assoluto della natura, dei diavoli, delle malattie, della vita e della morte.
La grandezza di queste anime sante è la consapevolezza dei loro limiti e delle loro miserie, perché vicini alla Luce Divina.
Ecco la ragione che li mette su un gradino più elevato e sono indicati da Gesù come discepoli che nel suo Nome e animati da una grande Fede, compiranno grandi opere, addirittura superiori a quelle del Signore. Egli non aveva bisogno della Fede per compiere miracoli, i discepoli invece sì e la loro grande Fede li premia e li farà compiere stupende meraviglie.
La Parola ci spiega che Gesù diede il mandato dopo la Risurrezione, quando il traditore si era già ucciso, non era più con loro. “In quel tempo, Gesù apparve agli Undici”. È l’ultima apparizione agli Apostoli e dopo il tradimento di Giuda e il recupero di Pietro, gli Undici sono pronti per andare ovunque ad annunciare la salvezza in Gesù.
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”.
Il Vangelo di San Marco viene considerato come il primo dei quattro Vangeli canonici, e in qualche modo è stato anche fonte per gli altri due sinottici, Matteo e Luca. Si indica Marco come autore per gli indizi che arrivano da più parti, oltre ad essere cugino di Barnaba era discepolo di San Pietro. Nel Nuovo testamento ci sono otto riferimenti su Marco, ne leggiamo diversi:
“Barnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco” (At 12,25).
“Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro” (At 15,39).
“Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero” (2 Tm 4,11).
Non ci sono dubbi sulla vicinanza del giovane Marco a Pietro, quindi le notizie che apprende sono sicure, inoltre sappiamo che è stato ispirato dallo Spirito Santo. Leggiamo dall’importantissimo riferimento che è il Catechismo del 1992 perché il Vangelo è ispirato:
“Le Sacre Scritture contengono la Parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente Parola di Dio”.
“Dio è l'autore della Sacra Scrittura nel senso che ispira i suoi autori umani; egli agisce in loro e mediante loro. Così ci dà la certezza che i loro scritti insegnano senza errore la verità salvifica”.
“L'interpretazione delle Scritture ispirate dev'essere innanzitutto attenta a ciò che Dio, attraverso gli autori sacri, vuole rivelare per la nostra salvezza. Ciò che è opera dello Spirito, non viene pienamente compreso se non sotto l'azione dello Spirito”.
“La Chiesa riceve e venera come ispirati i 46 libri dell'Antico Testamento e i 27 libri del Nuovo Testamento” (135-138).
Vediamo brevemente il contenuto del Vangelo di San Marco. Si occupa in modo specifico dei miracoli di Gesù, vuole dimostrare al mondo romano che Gesù non è una divinità come quelle che adoravano loro, senza anima e senza parole.
Gesù è Figlio di Dio, così Lo presenta e per comprovare tale affermazione, descrive molti miracoli. Si occupa delle opere e della predicazione del Signore, con una specifica celebrazione dei suoi miracoli.
Questo Vangelo viene suddiviso in due parti, iniziando con la breve introduzione (1,1-13), la prima parte comprende questi capitoli: 1,14-10,52. Qui l’Evangelista racconta l’attività di Gesù in Galilea ed è ricco di descrizioni riguardanti le guarigioni e i miracoli, le prediche mirate e le parabole sul Messia e il Regno di Dio.
La seconda parte (11,1-16,20) comprende la narrazione di un viaggio in Giudea e oltre il Giordano, per arrivare alla predicazione e alle opere compiute a Gerusalemme. Questo racconto è improntato prevalentemente sul tema di Gesù Figlio di Dio, un tema scottante e delicato. Il finale descrive la morte e la resurrezione del Figlio di Dio, specificando che solamente Dio può risorgere da morte.
Gesù dona il mandato di evangelizzare ad ogni cristiano. Tutti siamo chiamati a parlare di Gesù, dei suoi miracoli, dell’importanza dei doni dello Spirito Santo. La Fede si deve trasmettere agli altri con umiltà e coerenza. Si deve parlare di Gesù ai lontani in ogni occasione e in ogni tempo.
Parla molto di Gesù chi ama molto Gesù!
Quando si parla di Gesù la nostra Fede aumenta, più si dona agli altri con le parole e i buoni esempi e più si cresce spiritualmente. Buona preghiera a tutti.
+ VANGELO (Gv 10,11-18)
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
D - Questa quarta domenica di Pasqua viene detta del “Buon Pastore”, perché nel ciclo liturgico triennale ogni anno si legge una pericope del capitolo 10 di San Giovanni, un capitolo imperniato su questo tema. La pericope indica un gruppo di versi estratti da un testo, si utilizza quasi esclusivamente per indicare un testo sacro del Nuovo Testamento.
Oggi incontriamo una delle auto rivelazioni Cristologiche, Gesù rivela la sua identità senza temere la reazione puntuale dei suoi nemici. “Io sono il Buon Pastore”, inizia così il Vangelo di questa domenica, e questa rivelazione si unisce ad altre che Lo identificano al Messia atteso dagli ebrei.
Il senso di questa espressione non indica solo che Gesù è buono, infatti la traduzione letterale di essa è il pastore ideale, e trattandosi del Figlio di Dio possiamo dire che Egli e il pastore perfetto. Nessuno potrà mai compiere questo ruolo con la stessa sua sollecitudine, con un Amore totale che solo Dio possiede.
Gesù è il Pastore perfetto, tutto in Lui raggiunge la pienezza della perfezione.
I Vescovi e i Sacerdoti devono avere come modello di vita questo Pastore buono, a Lui si devono ispirare per prendersi cura del Gregge che Dio ha loro affidato.
Lui pone un paragone tra il Buon Pastore e il mercenario. Il buon Pastore ama le sue pecore fino a dare la sua Vita per salvarle. Il mercenario invece non ha nessun amore per le pecore infatti appena sopraggiunge un pericolo fugge e le abbandona.
L’interesse del buon Pastore è solo uno: custodire le sue pecore perché nessuna vada persa. L’interesse del mercenario e tutt’altro perché a lui nulla importa delle pecore.
Con una descrizione semplice Gesù si presenta come il Buon Pastore, riprendendo così quanto era stato ispirato al Profeta Ezechiele riguardo le guide spirituali ebree. Dio si lamentava dei cattivi pastori che pascevano solo se stessi e prometteva un pastore perfetto: “Susciterò per loro un pastore che le pascerà”.
È Gesù il Pastore che nutre tutti quelli che fanno un cammino di Fede autentico, Lui alimenta i buoni con la sua Grazia.
Gesù essendo il Pastore perfetto, ha una conoscenza perfetta di ciascuno di noi, ci conosce nel più profondo del nostro essere, fino alle fibre più nascoste del nostro cuore: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre”.
Gesù ripete che conosce le pecore; precisa che le pecore veramente sue Lo conoscono con la stessa conoscenza amorosa che esiste tra Lui e il Padre Suo.
Il verbo conoscere ha qui un significato più teologico rispetto all’uso comune. Gesù utilizza spesso il verbo conoscere come sinonimo di confidenza, di intimità, di un’amicizia profonda che non è più umana, ma soprannaturale.
Quando afferma che conosce le pecore, intende anche dire che dona la sua Vita per esse.
Gesù usa molte volte la parola “pecora” rivolta ai credenti. Paragonando il credente alla pecora non intende svuotarlo della sua libertà di pensiero e di azione. Al contrario, la vicinanza a Gesù ci rende maggiormente liberi di scegliere, liberi di agire e di determinare la nostra vita.
Gesù ci indica come “pecore” solo per la docilità che dobbiamo possedere e praticare in ogni circostanza. Dobbiamo diventare più buoni.
La mansuetudine è una virtù che si ottiene con una continua lotta contro il proprio egoismo. La vittoria sull’amor proprio ci conduce ad agire con mitezza, pazienza e bontà. Non si acquisiscono automaticamente le virtù, per possederle bisogna conoscerle, praticarle e lottare contro i comportamenti negativi e opposti.
Gesù ci trasmette la forza per vincere le tentazioni e praticare le virtù, dobbiamo chiederlo ogni giorno nella preghiera.
È impossibile incontrare un altro pastore simile a Gesù, solo Lui conosce perfettamente ogni persona e per amore dona la sua Vita. Lui è Dio e ci ama da Dio! E’ impensabile trovare un amore come il suo e nessuno può conoscere la nostra anima così a fondo come la conosce Lui. Neppure tra gli sposi o tra i fidanzati profondamente innamorati esiste un amore così grande e questa conoscenza reciproca profonda. Questo per noi è motivo di indicibile gioia. Lui non si allontana mai da noi, siamo noi ad allontanarci da Lui quando scegliamo di vivere una vita opposta ai suoi insegnamenti.
Da parte di Gesù c’è una dedizione totale verso ogni persona, desidera la salvezza di tutti e che tutti vivano nella gioia osservando i Comandamenti. “Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore”. Gesù non si risparmia mai, non dimentica le nostre richieste e non è mai distratto quando Lo invochiamo.
Con questa affermazione Gesù rivela il suo infinito Amore per le pecore, ma non tutte appartengono al suo Ovile. “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle Io devo guidare”. Gesù, come o appena affermato è morto ed è risorto per tutti, ma non tutti corrispondono alle sue richieste e scelgono liberamente di perdersi nel mare dell’immoralità.
Lui ha mantenuto la promessa e veramente ha dato la sua Vita per salvare ogni sua creatura.
“Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo”. Gesù è padrone della sua Vita e della nostra mentre noi non lo siamo. Egli può sospendere le leggi fisiche della natura e compiere qualsiasi miracolo.
Meritano le Grazie coloro che pregano con il cuore, coloro che sono docili come pecore alla voce del Pastore e lo seguono ovunque. Buona preghiera a tutti.