Fatiman
 
17/03/2018
 
Catechesi N. 202
A - Questa Domenica Laetare viene a trovarsi proprio nel mezzo della Quaresima, come se fosse un'intrusione mentre è chiaramente inserita per far comprendere bene il significato della Quaresima.
B - Nella serata di ieri ho ripreso nuovamente il Vangelo della domenica, per assaporare ancora una volta il grande miracolo compiuto da Gesù e considerare la spaventosa miopia intellettuale dei farisei.
C - Gli ammalati sperano di sentire interiormente le stesse parole dette da Gesù al paralitico: "Ecco: sei guarito!". Pregano e sperano, soffrono e scoprono nella sofferenza la vera spiritualità.
D - In questo brano Gesù esalta il Padre in modo commovente, anche se troviamo altri passi con espressioni piene di tenero affetto. Questa pagina del Vangelo è una grande scuola per adorare, pregare bene il Padre e conoscere se stessi. 
 
Pellegrinaggio dal Santo Curato D'Ars e da Santa Bernadette dal 21 al 24 Aprile.
 
Dal Lunedì al Venerdì ore 10,30 Santo Rosario in diretta.
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fatimann 
 
+VANGELO  (Gv 9,1-41)
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
 
A - Questa Domenica Laetare viene a trovarsi proprio nel mezzo della Quaresima, come se fosse quasi un  irregolarità, mentre è chiaramente inserita per far comprendere bene il significato della Quaresima. L'espressione Domenica Laetare indica, nel calendario liturgico della Chiesa, la quarta domenica della Quaresima. L'origine dell'espressione deriva dall'inizio (incipit) dell'introito cantato nella Messa di tal giorno, che, in latino, inizia con Laetare Jerusalem, che significa: Rallégrati, Gerusalemme. 
La Domenica Laetare, essendo legata alla data della Pasqua, può cadere in una data compresa tra il 1º marzo e il 4 aprile. In tale giornata, secondo le regole dei colori liturgici, nella Messa è possibile utilizzare il rosa nei paramenti sacri, invece del viola, normalmente utilizzato durante la Quaresima. L'uso dei paramenti rosa è ammesso anche in una domenica dell'Avvento: la domenica Gaudete.
La gioia è una caratteristica essenziale del cristiano. La Chiesa anche durante la Quaresima ci indica che è possibile conservare l'atteggiamento gioioso in tutti i momenti della nostra vita. Sembra un paradosso, ma non per noi cristiani. Sono gli atei a trovare incredibile la coesistenza della gioia, della malattia e di ogni forma di sofferenza. 
La gioia dei cristiani è quella di Gesù, è piena di speranza e porta in sé la certezza che siamo amati sempre dal Padre e non ci abbandona neanche quando ci dimentichiamo di Lui. La gioia accompagna il cammino spirituale dei cristiani, in ogni Tempo liturgico la gioia è sempre lì, viva e luminosa, ad indicarci che Gesù è il rimedio ad ogni nostra sofferenza ed è proprio questo che ci riempie di gioia.
Nella Quaresima i cristiani devono meditare con gioia sulla Croce, una gioia diversa da quella effimera del mondo. Noi gioiamo davanti alla Croce perché per suo mezzo siamo stati redenti; con la sua invocazione riceviamo aiuti divini; con la sua contemplazione troviamo una forza interiore che non è di questo mondo. 
La gioia è letizia, beatitudine, dolcezza, consolazione, conforto, amore verso tutti, felicità, allegria, intesa come gaudio interiore.
La gioia è un dono di Dio, che giunge a noi attraverso la sua Grazia, è una partecipazione alla gioia di Gesù. Sorge in un cuore che ama Gesù, quindi, la mortificazione che si vive in Quaresima non deve offuscare la nostra gioia interiore, al contrario deve accrescerla, perché la Pasqua della nostra Redenzione si avvicina, si approssima quella Profusione d'Amore per gli uomini che è la Passione di Cristo. La gioia della Pasqua si fa imminente.
La Chiesa oggi ci ricorda che la gioia è perfettamente compatibile con la mortificazione e con il dolore. Ricordiamolo bene.
La gioia traspare e nasce da un cuore che si sente amato da Dio e che a sua volta ama il Signore alla follia. Un cuore che si sforza, inoltre, affinché l'amore a Dio si traduca in opere buone. Un cuore unito a Dio e in pace con Lui si riconosce peccatore e, proprio per questo, ricorre spesso alla Fonte del perdono, a Gesù, nel Sacramento della Confessione.
Molti cristiani hanno paura del dolore e delle tribolazioni, Gesù invece ci chiede di non avere paura e di unirci a Lui. Gesù ci aspetta sulla Croce non per farci soffrire, ma per insegnarci a sopportare con amore le nostre sofferenze. La nostra gioia è autentica solo quando rimaniamo sempre vicina alla Croce di Gesù.
Portare la croce è una sofferenza, senza la vicinanza di Gesù è un tormento, insieme a Gesù si sopporta con gioia e amore.
Il Vangelo oggi ci parla ampiamente del cieco nato. Colpisce la guarigione di un uomo che non aveva le pupille, addirittura non si vedeva neanche l'incavo dove erano  posizionati gli occhi. Leggiamo cosa dice un Apostolo dagli scritti di una Mistica: 
«Maestro, osservalo. Ha le palpebre saldate. Anzi direi che non ha palpebre. La fronte si unisce alle guance senza incavo alcuno, e sembra che sotto non siano le palle degli occhi. È nato così l’infelice. E così morrà, senza aver visto una volta la luce del sole, né il volto dell’uomo».
Dopo l'intervento di Gesù, il cieco senza pupille comincia incredibilmente a vedere:
«Oh! Altissimo! Io vedo!», e si getta a terra come vinto dall’emozione, le mani messe a parare gli occhi, strette alle tempie, per ansia di vedere, per sofferenza di luce, e ripete: «Vedo! Vedo! Questa è dunque la terra! Questa la luce! Questa l’erba che conoscevo solo per la sua frescura...». 
Come la guarigione dalla lebbra e la ricostruzione immediata della pelle caduta precedentemente a brandelli dal corpo, così anche il miracolo del cieco nato lascia impressionati. Non solo perché vede senza le pupille, ma anche perché è commovente sapere che è avvenuta la ricostruzione degli occhi. La cavità che era stata coperta dalla pelle e la fronte unita alle guance, fuoriesce e diventa normale, come chi non ha mai avuto problemi di vista e alcuna deformità. 
È vero ci sono le tre risurrezioni dei morti che vengono indicati come grandi miracoli, ma anche questo del cieco nato manifesta indiscutibilmente la straordinaria Onnipotenza di Gesù ed invita tutti gli ammalati a chiedere le Grazie con fiducia. Quando si chiede una Grazia si deve però anche cambiare vita e mentalità, occorre  lasciare i peccati, l'odio, il risentimento e amare tutti.
La società in larghissima parte è come un cieco che vive nell’oscurità del  peccato e non riesce a vedere la Luce della Verità per intraprendere il cammino verso il Cielo. Buona preghiera a tutti.
 
Giovannic
 
+VANGELO  (Gv 4,43-54)
Va’, tuo figlio vive. 
B - Nella serata di ieri ho ripreso nuovamente il Vangelo della domenica, per assaporare ancora una volta la gioia per il grande miracolo compiuto da Gesù e considerare la spaventosa miopia intellettuale dei farisei. Chi ha una mente libera e una coscienza limpida, dinanzi a un tale miracolo non può rinnegare la Verità sostenendo tesi stupide e false, al massimo, rimane in silenzio e riflette.
I cattivi di questo mondo invece sono precipitosi nel condannare e diffamare i buoni. Quelli che vivono senza amore non hanno alcun freno nel riversare odio e maligne insinuazioni anche contro i propri familiari. 
La loro è una cecità vissuta all'interno di una oscurità tenebrosa, non uso altri termini per indicare la loro cupa negatività.
I buoni devono cercare di compatire i cattivi e, come cristiani, sono chiamati ad amarli e a perdonarli  senza però  arrivare mai a giustificare i loro peccati. Comprendo bene la difficoltà di molti credenti nel perdonare i malvagi che hanno causato danni irreparabili alla loro vita ( per esempio al loro matrimonio, al futuro dei figli, alla situazione economica della famiglia ecc…...) però vendicarsi o portare odio non ha migliorato mai una sofferenza o una ferita spirituale, al contrario le  accrescono di continuo.
Gesù dice che molti di quelli convinti di vedere in realtà sono ciechi. 
Non possono vedere la verità né la realtà oggettiva perché sono cattivi e vivono nel male. Rileggiamo le parole del Signore, mentre risponde a questa affermazione dei farisei: «"Siamo ciechi anche noi?". "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane"».
È una grande sofferenza essere il bersaglio di coloro che ci odiano perché non “vedono” e si illudono di vedere. La loro cecità deforma la realtà, fa commettere valutazioni clamorosamente sbagliate proprio perché, nella loro presunzione di sapere tutto e nella luciferina stima che hanno di sé, mancano totalmente di discernimento. 
Gesù condanna quanti dicono di vedere  mentre, in realtà, non vedono nulla! 
La loro affermazione è piena di superbia. Voler mostrare a tutti di vedere nelle cose spirituali è presunzione, vanagloria e orgoglio. 
I Santi custodivano “ il segreto del  Re”  nel più grande nascondimento ed era per loro un vero martirio quando, l’obbedienza dei superiori, li obbligava a rendere noto le loro speciali rivelazioni. Qui sta anche l’abissale differenza tra un veggente autentico e un/una imbroglione/a.
Il miracolo di oggi è un'altra grande manifestazione di Dio, la prova che Gesù è il Messia atteso. Continuo a ripetere che Gesù è Dio e il Messia, insisto sulla sua Divinità perché molti affermano il contrario e Lui viene considerato anche da molti cristiani solamente un semplice profeta. Sembra impossibile, eppure quante cose impossibili si sono avverate in questa società pagana?
Nel miracolo di oggi chi chiede con grande fiducia l'intervento di Gesù è un pagano; egli si mette alla sua ricerca ed è sicuro del potere del Signore, Lo ha visto agire e vede in Lui il Benefattore che non risparmia il suo Amore. Quando ascolta la sua implorazione, Gesù non gli pone alcuna domanda, ma gli dice con assoluta certezza: "Va’, tuo figlio vive", e sorprende la reazione del funzionario: "Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino". Prima aveva chiesto a Gesù di andare a casa sua per guarire il figlio, poi gli è sufficiente la semplice, ma straordinaria rassicurazione di Gesù per credere. Una sola parola del Signore tranquillizza il funzionario. Egli crede fermamente nella Parola di Gesù. Lungo la strada la sua fede è premiata e viene a sapere che il figlio è veramente guarito. 
Una grande Fede come quella del funzionario, ottiene da Dio molte Grazie particolari e miracoli straordinari. Egli ascolta e crede. Cerchiamo di imitarlo! Buona preghiera a tutti.
 
Corona
 
+VANGELO   (Gv 5,1-16)
All’istante quell’uomo guarì.
 
C - Gli ammalati sperano di sentire interiormente le stesse parole dette da Gesù al paralitico: "Ecco: sei guarito!". Pregano e sperano, soffrono e scoprono nella sofferenza la vera spiritualità. Questo è uno dei doni scaturiti dalla sofferenza che diventa preghiera, ma rimane indubbia la verità che Gesù vuole guarire tutti gli ammalati che pregano e quanti sono sottoposti a vessazioni demoniache.
Uno dei motivi delle mancate guarigioni di cristiani che chiedono con preghiere sincere guarigioni e liberazioni da mali spirituali, è la loro scarsa capacità di resistere alle tentazioni. Nessuno può presumere di riuscire a resistere alle tentazioni, solo con l’impegno personale e la Grazia di Dio è possibile.
Questi cristiani ancora deboli nella vita spirituale, anche se pregano con amore non hanno una struttura forte per respingere i violenti attacchi dei diavoli che disturbano soprattutto quando uno compie un santo cammino di Fede. Senza la capacità di fermare le tentazioni, soccombono e si allontanano dalla Fede; non pregano più o pregano male, non praticano le virtù come nel tempo della sofferenza.
Allora Gesù viene in loro soccorso e non concede subito le Grazie, per il loro bene attende ancora un po’ di tempo, perché si rafforzino per resistere alle tentazioni, che diventano più violente quando non si prega più bene. 
Gesù vuole aiutare tutti gli ammalati, anche quelli vessati dai diavoli, questa è una Verità del Vangelo, bisogna però prendere sul serio la Parola di Dio.
Nella sofferenza si prega di più, quando invece la sofferenza finisce si ritorna in molti casi ad una preghiera debole e senza amore. Ci si dimentica di pregare. La persona guarita in moltissimi casi non ritornerà a pregare come quando soffriva e non aveva altra speranza se non in Gesù. Ecco perché Gesù alle volte ritarda una Grazia: vuole far crescere spiritualmente la persona che prega. Il suo è un atto infinito di amore!
Nessuno deve mai abbattersi quando chiede e non ha ancora ottenuto la Grazia, Gesù desidera rendere felici tutti, è sua volontà dare a chi chiede: "Ebbene Io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto" (Lc 11,9-10).
Gesù è sempre pronto a compiere grandi miracoli su ciascuno di noi, è una verità consolante e che dà una grande forza. Noi non siamo mai soli, questo deve donarci una grande serenità e farci ripetere molte volte il nostro grazie a Gesù. 
Gesù rimane sempre vicino a chi Lo invoca e lotta le tentazioni per non offenderlo, a chi prega e sopporta con gioia la croce perché sa che Lui la rende leggera fino a farla svanire definitivamente. Con la costanza del paralitico del Vangelo, chiediamo di continuo aiuto, assistenza, protezione a Gesù e ringraziamolo con la nostra vita onesta e sincera.
Gesù risana all'istante l’uomo malato che da trentotto lunghissimi anni attendeva la   guarigione. 
Una parola di Gesù ottiene ciò che umanamente è impossibile. 
La Madonna ascolta i nostri sospiri e intercede con potenza infinita presso Gesù. Chiediamo sempre le Grazie per mezzo della Vergine Maria. Buona preghiera a tutti.
 
Dette
 
+VANGELO  (Gv 5,17-30)
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.
 
D - In questo brano Gesù esalta il Padre in modo commovente, anche se troviamo altri passi con espressioni piene di tenero affetto. Questa pagina del Vangelo è una grande scuola per adorare, pregare bene il Padre e conoscere noi stessi. 
La differenza tra Gesù e gli uomini si trova anche in queste sue umili parole, non ha dubbi né tentennamenti nell'esaltare il Padre e dare a Lui il posto che gli spetta. Gli uomini conoscono ben poco la sublime virtù dell'umiltà, amano sempre primeggiare e aspirare ai primi posti. 
Gesù qui ci insegna che ciò che ci fa grandi davanti a Dio e la consapevolezza della sua Divinità e della nostra condizione umana e fragile.
Sono numerosi i passaggi che meritano una prolungata riflessione, essi portano ad una fortissima convinzione: il Padre è buono come Gesù si è mostrato duemila anni fa e continua a manifestarsi con incessanti miracoli. Il Padre condivide tutto con il figlio, tranne la sofferenza della natura umana. La decisione di inviare sulla terra il Figlio è comunque infinitamente "sofferta".
Dio è sempre Amore. Gli insegnamenti di Gesù ci parlano sempre di amore e misericordia, nessuno deve temere un cambiamento nell'agire di Dio. È l'uomo a cambiare comportamenti e ad opporsi al Vangelo, le sue scelte sbagliate spesso causano danni molto seri.
Le parole che Gesù afferma oggi sono rivolte ai Giudei, c'è molto coraggio in questa scelta, ma è sempre perfetta perché compiuta da Dio. Ecco la grande rivelazione di Gesù: Lui e il Padre sono una cosa sola.
Lo afferma chiaramente in altri momenti: "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30). "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 10,15).
Nel Vangelo di oggi si trovano tanti passaggi che manifestano una relazione perfetta tra Padre e Figlio, "in verità, in verità Io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo". 
Sono parole che stupiscono i Giudei, anche perché non hanno valutato i suoi miracoli. Parole che disorientano i più deboli, ma sono forse loro quelli che credono con maggiore sincerità in Gesù. I superbi sapientoni hanno la goffa presunzione di sapere tutto delle Scritture, però dimenticano curiosamente le profezie sul Messia. 
Tutte convergono su Gesù, ma essi la pensano diversamente… Così và il mondo degli illusi, pensano di vedere, ma sono ciechi!
Le parole di oggi sono rivelate da Gesù con un Amore che commuove, un amore che vuole raggiungere anche il cuore più  indurito dei Giudei, per convincerli sulla verità della sua Persona.
Penso a un Santo di questi tempi ha mostrato all'umanità la presenza amorevole di Dio con la sua eroica vita. Papa Giovanni Paolo II è morto tredici anni fa dopo avere portato in tutto il mondo l'annuncio che solo in Gesù Cristo vi è salvezza. È stato un dono della Madonna e merita una conoscenza maggiore, per il momento recitiamo una preghiera in suo onore:
"O Trinità Santissima, Ti ringraziamo per aver donato
alla Chiesa il Santo Giovanni Paolo II
e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza
della tua paternità, la gloria della Croce
di Cristo e lo splendore dello Spirito
d’amore. Egli, confidando totalmente nella
tua infinita misericordia e nella materna intercessione
di Maria Santissima, ci ha dato un’immagine
viva di Gesù Buon Pastore e ci ha indicato
la santità come misura alta della vita
cristiana ordinaria quale strada per raggiungere
la comunione eterna con Te. Concedici,
per sua intercessione, secondo la tua volontà,
la Grazia che imploriamo, nella speranza
che egli sia presto annoverato nel numero
dei tuoi Santi. Amen". Buona preghiera a tutti.
 
Antonio n
Madonna Orione
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