L’eucaristia
“La mia carne è vero cibo”
(Gv 6,55)
Miei cari fratelli, potremmo trovare nella nostra santa religione un momento più prezioso, una circostanza più felice dell’istante in cui Gesù Cristo istituì l’adorabile Sacramento dell’altare? No, fratelli miei, no, perché questo avvenimento ci ricorda l’immenso amore di Dio per le sue creature. È vero che in tutto ciò che Dio ha fatto, le sue perfezioni si manifestano in modo infinito. Creando il mondo, egli ha fatto esplodere la grandezza della sua potenza; governando questo immenso universo,

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ci dà la prova di una sapienza incomprensibile; e anche noi possiamo dire con il salmo 103: “Sì, Dio mio, sei infinitamente grande nelle più piccole cose,e nella creazione degli insetti più vili.” Ma quello che ci dimostra nell’istituzione di questo grande Sacramento dell’Amore, non è solo la sua potenza e la sua saggezza, ma l’amore immenso del suo cuore per noi. “Sapendo molto bene che era vicino il tempo per ritornare da suo Padre”, non volle rassegnarsi a lasciarci soli sulla terra, tra tanti nemici che non cercavano altro che la nostra perdizione. Sì, prima di istituire questo Sacramento d’Amore, Gesù Cristo sapeva molto bene a quanto disprezzo e profanazione stava per esporsi; ma tutto ciò non fu capace di fermarlo; Egli volle che noi avessimo la felicità di trovarlo tutte le volte che lo avessimo cercato. Per mezzo di questo sacramento Egli s’impegna a restare in mezzo a noi giorno e notte; in Lui troveremo un Dio Salvatore, che ogni giorno si offrirà per noi per soddisfare la giustizia di suo Padre.
Vi mostrerò come Gesù Cristo ci ha amati nell’istituzione di questo sacramento, in modo da ispirarvi un rispetto e un amore grande verso di Lui nel sacramento adorabile dell’Eucarestia. Quale felicità, fratelli miei per una creatura ricevere il suo Dio! Nutrirsene! Riempire di Lui la propria anima! Oh amore infinito, immenso e inconcepibile!... Può mai un cristiano riflettere su queste cose e non morire d’amore e di stupore considerando la sua indegnità?... E’ vero che in tutti i sacramenti che Gesù Cristo ha istituito ci dimostra una misericordia infinita. Nel sacramento del Battesimo, ci strappa dalle mani di Lucifero, e ci rende figli di Dio, suo padre; ci apre il cielo che ci era stato chiuso; ci rende partecipi di tutti i tesori della sua Chiesa; e, se siamo fedeli ai nostri impegni, ci viene assicurata una felicità eterna. Nel sacramento della Penitenza, ci mostra e ci rende partecipi della sua misericordia infinita; infatti ci strappa dall’inferno dove i nostri peccati pieni di malizia ci avevano trascinati, e ci applica nuovamente i meriti infiniti della sua morte e della sua passione. Nel sacramento della Confermazione, ci dona uno Spirito di luce che ci guida nella via della virtù e ci fa conoscere il bene che dobbiamo fare e il male che dobbiamo evitare; in più ci dona uno Spirito di forza per superare tutto quello che può impedirci di raggiungere la salvezza. Nel sacramento dell’ Unzione degli infermi, vediamo con gli occhi della fede che Gesù Cristo ci copre con i meriti della sua morte e della sua passione. Nel sacramento dell’ Ordine, Gesù Cristo partecipa tutti i suoi poteri ai suoi sacerdoti; essi lo fanno discendere sull’altare. Nel sacramento del Matrimonio, noi vediamo che Gesù Cristo santifica tutte le nostre azioni, perfino quelle che sembrano seguire le inclinazioni corrotte della natura.
Ma nel sacramento adorabile dell’ Eucarestia, va oltre: Egli vuole, per la felicità delle sue creature, che il suo corpo, la sua anima e la sua divinità siano presenti in tutti gli angoli del mondo, affinché tutte le volte che lo si voglia lo si possa trovare, e con Lui troveremo ogni genere di felicità. Se ci troviamo nella sofferenza e nella disgrazia, Egli ci consolerà e ci darà sollievo. Se siamo malati o ci guarirà o ci darà la forza per soffrire in modo da meritare il cielo. Se il demonio, il mondo e le nostre cattive inclinazioni ci muovono guerra, Egli ci darà le armi per combattere, per resistere e conseguire la vittoria. Se siamo poveri, ci arricchirà di ogni specie di ricchezza per il tempo e per l’eternità. Questa è già una grande grazia, penserete voi. Oh! No, fratelli miei, il suo amore non è ancora soddisfatto. Egli vuole ancora farci altri doni, che il suo amore immenso ha trovato nel suo cuore ardente d’amore per il mondo, questo mondo ingrato che pur essendo colmato di tanti beni, continua a oltraggiare il suo Benefattore.

 

Ma ora, fratelli miei, mettiamo da parte l’ingratitudine degli uomini per un momento, e apriamo la porta di questo Cuore sacro e adorabile, raccogliamoci un momento nelle sue fiamme d’amore e vedremo ciò che può un Dio che ci ama. Oh mio Dio! Chi potrebbe comprenderlo e non morire d’amore e di dolore vedendo da una parte tanto amore e dall’altra tanto disprezzo e ingratitudine? Noi leggiamo nel Vangelo che Gesù Cristo, sapendo molto bene che il momento in cui i Giudei l’ avrebbero fatto morire sarebbe arrivato, disse ai suoi apostoli “che egli desiderava tanto celebrare la Pasqua con loro.” Essendo arrivato il momento per noi assolutamente felice, si mise a tavola, volendo lasciarci un pegno del suo amore. Si alza da tavola, lascia i suoi vestiti e si cinge con un grembiule; avendo versato l’acqua in un catino, comincia a lavare i piedi dei suoi apostoli e perfino di Giuda, sapendo molto bene che stava per tradirlo. In tal modo voleva mostrarci con quale purezza dobbiamo avvicinarci a lui. Essendosi rimesso a tavola, prese il pane nelle sue mani sante e venerabili; poi alzando gli occhi al cielo per rendere grazie al Padre suo, per farci comprendere che questo grande dono ci viene dal cielo, lo benedisse e lo distribuì ai suoi apostoli dicendo loro: “ mangiatene tutti, questo è veramente il mio Corpo, che sarà offerto per voi,”. Avendo poi preso il calice, che conteneva vino mescolato con l’acqua, lo benedisse allo stesso modo e lo presentò loro dicendo: “ Bevetene tutti, questo è il mio Sangue, che sarà sparso per la remissione dei peccati, e ogni volta che ripeterete le medesime parole, produrrete lo stesso miracolo, e cioè trasformerete il pane nel mio Corpo e il vino nel mio Sangue”. Quale grande amore, fratelli miei, ci dimostra il nostro Dio nell’istituzione dell’adorabile sacramento dell’eucaristia! Ditemi, fratelli miei, di quale sentimento di rispetto, non saremmo stati penetrati se fossimo stati sulla terra, e avessimo visto con i nostri occhi Gesù Cristo mentre istituiva questo grande Sacramento d’amore? Eppure questo grande miracolo si ripete ogni volta che il sacerdote celebra la Santa Messa, allorché questo divino Salvatore si rende presente sui nostri altari. Per farvi comprendere veramente la grandezza di questo mistero, ascoltatemi e capirete quanto grande dovrebbe essere il rispetto che dobbiamo avere verso questo sacramento.
Ci racconta la storia che un sacerdote mentre celebrava la santa messa in una chiesa della città di Bolsena, subito dopo aver pronunciato le parole della consacrazione, poiché dubitava della realtà del Corpo di Gesù Cristo nell’Ostia santa, cioè metteva in dubbio che le parole della consacrazione avessero davvero trasformato il pane nel Corpo di Gesù Cristo e il vino nel suo Sangue, nello stesso istante la santa Ostia fu completamente coperta di sangue. Fu come se Gesù Cristo avesse voluto rimproverare il suo ministro per la mancanza di fede, facendogli così recuperare la fede che aveva perso a causa del suo dubbio; e nello stesso tempo ha voluto mostrarci per mezzo di questo miracolo che noi dobbiamo essere convinti della sua Presenza reale nella santa eucaristia. Questa santa Ostia versò sangue con tanta abbondanza che il corporale, la tovaglia e lo stesso altare ne furono inondati. Il papa allorché fu a conoscenza di questo miracolo comandò che gli portassero il corporale insanguinato; gli fu portato e venne accolto con grande trionfo e deposto nella chiesa di Orvieto. In seguito fu costruita una magnifica chiesa per accogliere la preziosa reliquia e ogni anno la si porta in processione nel giorno della Festa. Vedete, fratelli miei, come questo fatto deve confermare la fede di coloro che hanno qualche dubbio. Quale grande amore ci dimostra Gesù Cristo, scegliendo la vigilia del giorno che doveva essere messo a morte, per istituire un sacramento per mezzo del quale può restare in mezzo a noi ed essere nostro Padre, nostro Consolatore e nostra eterna felicità! Siamo più fortunati di coloro che erano suoi contemporanei perché Egli poteva essere presente solo in un luogo oppure bisognava fare molti chilometri per avere la fortuna di vederlo; noi ,invece, lo troviamo oggi in tutti i luoghi del mondo, e questa felicità ci è stata promessa fino alla fine del mondo. Oh. Immenso amore di Dio per le sue creature! Nulla può fermarlo, quando si tratta di mostrarci la grandezza del suo amore. Si racconta che un sacerdote di Friburgo mentre portava l’Eucaristia a un malato, si trovò a passare per una piazza dove c’era molta gente che danzava. Il musicista, sebbene non fosse religioso, si fermò dicendo: “Sento la campanella, stanno portando il buon Dio a un malato, mettiamoci in ginocchio”. Però in questa compagnia si trovò una donna empia, ispirata dal demonio la quale diceva : “Si continui pure, perché anche le bestie di mio padre hanno le campanelle appese al collo, però quando passano nessuno si ferma e si mette in ginocchio”. Tutta la gente applaudì a queste parole e continuarono a danzare. In quel medesimo istante arrivò una tempesta così forte che tutti coloro che danzavano furono spazzati via e non si è saputo mai più che fine abbiano fatto. Ahimé! Fratelli miei! Questi miserabili pagarono molto caro il disprezzo che ebbero verso la presenza di Gesù Cristo! Ciò deve farci comprendere quale grande rispetto noi gli dobbiamo!

Noi vediamo che Gesù Cristo, per fare questo grande miracolo, scelse il pane che è il nutrimento di tutti, sia dei ricchi che dei poveri, di chi è forte come di chi è debole, per mostrarci che questo cibo celeste è per tutti i cristiani che vogliono conservare la vita della grazia e la forza per combattere il demonio. Sappiamo che quando Gesù Cristo operò questo grande miracolo, alzò gli occhi al cielo per rendere grazia al Padre suo, per farci capire quanto Egli abbia desiderato questo momento felice per noi, affinché avessimo la prova della grandezza del suo amore. “Sì, figli miei, ci dice questo divino salvatore, il mio Sangue è impaziente di essere sparso per voi; il mio Corpo arde dal desiderio di essere spezzato per guarire le vostre piaghe; piuttosto che essere afflitto per l’amara tristezza che mi causa il pensiero delle mie sofferenze e della mia morte, al contrario sono colmo di gioia. E questo perché voi troverete nelle mie sofferenze e nella mia morte un rimedio a tutti i vostri mali”.
Oh! quale grande amore, fratelli miei, un Dio dimostra per le sue creature! San Paolo ci dice che nel mistero dell’Incarnazione, Egli ha nascosto la sua divinità. Ma nel sacramento dell’Eucaristia, è arrivato persino a nascondere la sua umanità. Ah! fratelli miei, non c’è altri che la fede che possa cogliere un mistero così incomprensibile. Sì, fratelli miei, in qualunque luogo ci troviamo, volgiamo con piacere i nostri pensieri, i nostri desideri, verso il luogo dove riposa questo Corpo adorabile, unendoci agli angeli che lo adorano con tanto rispetto. Guardiamoci bene dal fare come quegli empi che non hanno alcun rispetto per quei templi che sono così santi, così rispettabili e così sacri, per la presenza di un Dio fatto uomo, che, giorno e notte, abita in mezzo a noi…
Spesso vediamo che il Padre eterno punisce rigorosamente coloro che disprezzano il suo divin Figlio. Leggiamo nella storia che un sarto si trovava nella casa dove veniva portato il buon Dio a un malato. Quelli che si trovavano presso il malato, gli suggerirono di mettersi in ginocchio, ma egli non volle, anzi con una orribile bestemmia, disse: “Io dovrei mettermi in ginocchio? Rispetto molto di più un ragno, che è l’animale più vile, piuttosto che il vostro Gesù Cristo, che volete farmi adorare”. Ahimè! fratelli miei, di cosa è capace uno che ha perso la fede! Ma il buon Dio non lasciò impunito questo orribile peccato: nello stesso momento, un grosso ragno tutto nero si distaccò dal soffitto di tavole, e si venne a posare sulla bocca del bestemmiatore, e gli punse le labbra. Subito si gonfiò e morì all’istante. Vedete, fratelli miei, come siamo colpevoli allorché non abbiamo un grande rispetto per la presenza di Gesù Cristo. No, fratelli miei, non cessiamo mai di contemplare questo mistero d’amore dove un Dio, uguale a suo Padre, nutre i suoi figli, non con un cibo ordinario, né con quella manna di cui era nutrito il popolo ebreo nel deserto, ma con il suo Corpo adorabile e con il suo Sangue prezioso. Chi mai avrebbe potuto immaginarlo, se non fosse stato lui stesso a dirlo e a farlo, nel medesimo tempo? Oh! fratelli miei, quanto sono degne, tutte queste meraviglie, della nostra ammirazione e del nostro amore! Un Dio, dopo essersi addossato le nostre debolezze, ci rende partecipi di tutti i suoi beni! O nazioni cristiane, quanto siete fortunate ad avere un Dio così buono e così ricco!... Leggiamo in san Giovanni (Apocalisse), che egli vide un angelo al quale il Padre Eterno dava il vaso del suo furore per riversarlo su tutte le nazioni; ma qui vediamo tutto il contrario. Il Padre Eterno mette nelle mani del suo Figlio il vaso della sua misericordia per essere sparso su tutte le nazioni della terra. Parlandoci del suo Sangue adorabile, egli ci dice, come ai suoi apostoli: “Bevetene tutti, e vi troverete la remissione dei vostri peccati e la vita eterna”. O ineffabile felicità!... o felice sorgente che dimostra fino alla fine del mondo che questa fede deve costituire tutta la nostra gioia!

 

Gesù Cristo non ha smesso di fare miracoli per condurci a una fede viva nella sua presenza reale. Leggiamo nella storia che c’era una donna cristiana molto povera. Avendo avuto in prestito da un ebreo una piccola somma di denaro, gli diede in pegno il suo vestito migliore. Essendo vicina la festa di Pasqua, ella pregò l’ebreo di rendergli per un giorno il vestito che gli aveva dato. L’ebreo le disse che non solo era disposto a restituirgli i suoi effetti personali, ma anche i suoi soldi, a condizione soltanto che gli avesse portato la santa Ostia, quando l’avrebbe ricevuta dalle mani del prete. Il desiderio che questa miserabile aveva di riavere i suoi effetti e di non essere obbligata a restituire il denaro che aveva preso in prestito, la portò a compiere un’azione orribile. L’indomani si recò nella chiesa della sua parrocchia. Appena ebbe ricevuto la santa Ostia sulla lingua, si affrettò a prenderla e a metterla in un fazzoletto. La portò a quel miserabile ebreo che non le aveva fatto quella richiesta se non per scatenare il suo furore contro Gesù Cristo. Quest’uomo abominevole trattò Gesù Cristo con un furore spaventoso, e vedremo come Gesù Cristo stesso mostrò quanto fosse sensibile agli oltraggi che gli erano rivolti. L’ebreo cominciò col mettere l’Ostia su un tavolo e le diede tanti colpi di temperino, finché non fu soddisfatto, ma questo disgraziato vide subito uscire dalla santa ostia sangue in abbondanza, tanto che suo figlio ne rabbrividì. Poi avendola tolta da sopra il tavolo, l’appese alla parete con un chiodo e le diede tanti colpi di frusta, fino a che volle. Poi la trafisse con una lancia e ne uscì di nuovo sangue. Dopo tutte queste crudeltà, la gettò in una caldaia d’acqua bollente: subito l’acqua sembrò mutarsi in sangue. L’Ostia allora prese le sembianze di Gesù Cristo in croce: ciò lo terrorizzò a tal punto che corse a nascondersi in un angolo della casa. In quel momento i figli di questo ebreo, quando vedevano i cristiani che andavano in chiesa, dicevano loro: “Dove andate? Nostro padre ha ucciso il vostro Dio, è morto e non lo troverete più”. Una donna che ascoltava ciò che dicevano quei ragazzi, entrò in casa e vide la santa Ostia che era ancora sotto le sembianze di Gesù Cristo crocifisso; poi riprese la sua forma ordinaria. Avendo la donna preso un vaso, la santa Ostia andò a posarsi in esso. Allora la donna, tutta felice e contenta, la portò subito nella chiesa di san Giovanni in Grève, dove fu riposta in un luogo conveniente per esservi adorata. Quanto a quello sciagurato, gli fu offerto il perdono se avesse voluto convertirsi, divenendo cristiano; ma egli era talmente indurito, che preferiva bruciare vivo piuttosto che farsi cristiano. Tuttavia sua moglie, i suoi figli e molti ebrei si fecero battezzare. A causa dei miracoli che Gesù Cristo aveva operato, e per non perdere il ricordo di queste meraviglie, la casa fu trasformata in una chiesa; vi si stabilì una comunità, affinché ci fossero di continuo persone occupate a fare onorevole riparazione a Gesù Cristo, per gli oltraggi che quello sciagurato ebreo gli aveva rivolti.
Non possiamo ascoltare tutto ciò, fratelli miei, senza fremere. Ebbene! fratelli miei, ecco a cosa si espone Gesù Cristo per amore nostro, a cosa egli resterà esposto fino alla fine del mondo. Quale grande amore, fratelli miei, di un Dio per noi! A quali eccessi lo conduce l’amore per le sue creature!
Noi diciamo che Gesù Cristo, tenendo il calice nelle sue mani sante, disse ai suoi apostoli: “Ancora un po’ e questo sangue prezioso sarà versato in un modo sanguinoso e visibile; è per voi che sta per essere sparso; l’ardore che io nutro per versarlo nei vostri cuori, mi ha fatto usare questo mezzo. E’ vero che la gelosia dei miei nemici è sicuramente una delle cause della mia morte, ma non è una causa fra le principali; le accuse che hanno inventato contro di me per distruggermi, la perfidia del discepolo che mi tradì, la viltà del giudice che mi condannò e la crudeltà dei carnefici che mi vollero far morire, sono altrettanti strumenti dei quali il mio amore infinito si serve per dimostrarvi quanto io vi ami”. Sì, fratelli miei, è per la remissione dei nostri peccati che questo sangue sta per essere versato, e questo sacrificio si rinnoverà ogni giorno per la remissione dei nostri peccati. Vedete, fratelli miei, quanto Gesù Cristo ci ama, poiché egli si sacrifica per noi alla giustizia del Padre suo con tanta premura e, ancor più, vuole che questo sacrificio si rinnovi ogni giorno e in tutti i luoghi del mondo. Quale felicità per noi, fratelli miei, sapere che i nostri peccati, prima ancora di essere stati commessi, sono già stati espiati nel momento del grande sacrificio della croce!
Veniamo spesso, fratelli miei, ai piedi dei nostri tabernacoli, per consolarci nelle nostre pene, per fortificarci nelle nostre debolezze. Ci è capitata la grande disgrazia di aver peccato? Il sangue adorabile di Gesù Cristo domanderà grazia per noi. Ah! fratelli miei, la fede dei primi cristiani era molto più viva della nostra! Nei primi tempi, un gran numero di cristiani attraversava il mare per andare a visitare i luoghi santi, dove si era operato il mistero della nostra Redenzione. Quando veniva mostrato loro il cenacolo dove Gesù Cristo aveva istituito questo divino sacramento, consacrato per nutrire le nostre anime, quando veniva mostrato loro il posto dove egli aveva inumidito il terreno con le sue lacrime e con il suo sangue, durante la sua preghiera nell’agonia, essi non potevano lasciare questi luoghi santi senza versare lacrime in abbondanza.
Ma quando li si conduceva sul Calvario, dove egli aveva sopportato per noi tanti tormenti, essi sembrava che non potessero più vivere; erano inconsolabili, perché quei luoghi ricordavano loro il tempo, le azioni e i misteri che erano stati operati per noi; essi sentivano riaccendersi la fede e il cuore ardere di un nuovo fuoco: O felici luoghi, gridavano, dove si sono verificati tanti prodigi per la nostra salvezza!”. Ma, fratelli miei, senza andare così lontano, senza prenderci il fastidio di attraversare i mari e senza esporci a tanti pericoli, non abbiamo forse Gesù Cristo in mezzo a noi, non soltanto in quanto Dio ma anche in Corpo e Anima? Le nostre chiese non sono forse altrettanto degne di rispetto di questi luoghi santi dove si recavano quei pellegrini? Oh! fratelli miei, la nostra fortuna è troppo grande! No, no, noi non potremo mai comprenderla appieno!

 

Popolo felice quello dei cristiani, che vede riattualizzarsi ogni giorno tutti i prodigi che l’Onnipotenza di Dio operò una volta sul Calvario per salvare gli uomini! Come mai, fratelli miei, non nutriamo lo stesso amore, la stessa riconoscenza, il medesimo rispetto, dal momento che gli stessi miracoli avvengono ogni giorno sotto i nostri occhi? Ahimè! è perché abbiamo spesso abusato di queste grazie, che il buon Dio, per punizione della nostra ingratitudine, ci ha tolto in parte la fede; a mala pena riusciamo a reggere e a convincerci che siamo alla presenza di Dio. Dio mio! quale disgrazia per colui che ha perso la fede! Ahimè! fratelli miei, dal momento in cui abbiamo perso la fede, non nutriamo che disprezzo per questo augusto Sacramento, e quanti arrivano fino all’empietà, deridendo coloro che hanno la grande felicità di venire ad attingere le grazie e le forze necessarie per salvarsi! Temiamo, fratelli miei, che il buon Dio non ci punisca del poco rispetto che abbiamo per la sua presenza adorabile; eccone un esempio dei più terribili. Il cardinal Baronio riporta nei suoi Annali, che c’era nella città di Lusignan, vicino Poitiers, un tale che aveva un grande disprezzo per la persona di Gesù Cristo: egli derideva e disprezzava coloro che frequentavano i sacramenti, mettendo in ridicolo la loro devozione. Tuttavia il buon Dio, che ama di più la conversione del peccatore che la sua perdizione, gli fece provare molte volte i rimorsi di coscienza; egli si accorgeva chiaramente che agiva male, che coloro dei quali si burlava erano più felici di lui; ma quando si ripresentava l’occasione, ricominciava, e in tal modo, un po’ alla volta, finì per soffocare i rimorsi salutari che il buon Dio gli donava. Ma, per meglio camuffarsi, si studiò di guadagnare l’amicizia di un santo religioso, superiore del monastero di Bonneval, che si trovava là vicino. Vi andava sovente, e se ne gloriava, e sebbene empio, si mostrava buono allorché stava in compagnia di quei buoni religiosi.
Il superiore, che aveva più o meno compreso ciò che aveva nell’anima, gli disse più volte: “Mio caro amico, tu non hai abbastanza rispetto per la presenza di Gesù Cristo nel sacramento adorabile dell’altare; ma io credo che se vuoi cambiar vita, ti conviene abbandonare il mondo e ritirarti in un monastero per fare penitenza. Tu sai quante volte hai profanato i sacramenti, sei ricoperto di sacrilegi; se dovessi morire, saresti gettato nell’inferno per tutta l’eternità. Credimi, pensa a riparare le tue profanazioni; come puoi continuare a vivere in uno stato così deplorevole?”. Il pover’uomo sembrava ascoltarlo e approfittare dei suoi consigli, poiché sentiva da sé che la sua coscienza era carica di sacrilegi, ma non voleva fare quel piccolo sacrificio per cambiare, di modo che, nonostante i suoi ripensamenti, restava sempre lo stesso. Ma il buon Dio, stancatosi della sua empietà e dei suoi sacrilegi, l’abbandonò a se stesso. Cadde malato. L’abate si affrettò ad andarlo a trovare, sapendo in quale pessimo stato si trovava la sua anima. Il pover’uomo, vedendo questo buon padre, che era un santo, che veniva a trovarlo, si mise a piangere di gioia e, forse nella speranza che venisse a pregare per lui, per aiutarlo a uscire dal pantano dei suoi sacrilegi, chiese all’abate di restare un po’ con lui. Essendo giunta la notte, tutti si ritirarono, tranne l’abate che restò col malato. Questo povero infelice si mise a urlare terribilmente: “Ah! padre mio soccorrimi!
Ah! Ah! padre mio, vieni, vieni ad aiutarmi!”. Ma, ahimè! non c’era più tempo, il buon Dio l’aveva abbandonato in punizione dei suoi sacrilegi e della sua empietà. “Ah! padre mio, ecco due leoni spaventosi che vogliono afferrarmi! Ah! padre mio, corri in mio aiuto!”. L’abate, tutto spaventato, si gettò in ginocchio per chiedere perdono per lui; ma era ormai troppo tardi, la giustizia di Dio lo aveva consegnato in potere dei demoni. Il malato, d’un colpo, cambia il tono della voce e, calmatosi, si mette a parlare con lui, come uno che non ha nessuna malattia ed è pienamente in sé: “Padre mio, gli dice, quei leoni che poco fa mi erano attorno, si sono dileguati”.
Ma, mentre parlavano familiarmente tra di loro, il malato perse la parola e sembrò essere morto. Tuttavia il religioso, pur credendolo morto, volle vedere come andava a finire questa triste storia, perciò trascorse il resto della notte al fianco del malato. Questo povero infelice, dopo qualche istante, ritornò in sé, riprese la parola come prima, e disse al superiore: “Padre mio, or ora sono stato citato davanti al tribunale di Gesù Cristo, e le mie empietà e i miei sacrilegi sono la causa per cui sono stato condannato a bruciare nell’inferno”. Il superiore, tutto tremante, si mise a pregare, per chiedere se ci fosse ancora speranza per la salvezza di questo infelice. Ma il moribondo, vedendolo pregare gli dice: “ Padre mio, smetti di pregare; il buon Dio non ti esaudirà mai a mio riguardo, i demoni sono al mio fianco; non aspettano che il momento della mia morte, che non tarderà, per trascinarmi nell’inferno dove brucerò per tutta l’eternità”. All’improvviso, preso da terrore gridò: “Ah! padre mio, il demonio mi afferra; addio, padre mio, ho disprezzato i tuoi consigli e per questo sono dannato”. Dicendo questo, vomitò la sua anima maledetta nell’Inferno…

 

Il superiore se ne andò versando copiose lacrime sulla sorte di questo povero infelice, che, dal letto era cascato nell’inferno. Ahimè! fratelli miei, quanto è grande il numero di questi profanatori, di quei cristiani che hanno perso la fede a causa dei tanti sacrilegi commessi. Ahimè! fratelli miei, se vediamo tanti cristiani che non frequentano più i sacramenti, o che non li frequentano se non molto raramente, non andiamo a cercare altri motivi che i sacrilegi. Ahimè! quanti altri cristiani ci sono che, lacerati dai rimorsi della loro coscienza, sentendosi colpevoli di sacrilegio, attendono la morte, vivendo in uno stato che fa tremare il cielo e la terra. Ah! fratelli miei, non continuate oltre; voi non vi trovate ancora nella situazione sciagurata di quell’infelice dannato di cui abbiamo parlato poc’anzi, ma chi vi assicura che, prima di morire, non sarete anche voi abbandonati da Dio al vostro destino, come lui, e gettati nel fuoco eterno? O mio Dio, come si fa a vivere in uno stato così spaventoso? Ah! fratelli miei, siamo ancora in tempo, torniamo indietro, andiamo a gettarci ai piedi di Gesù Cristo, riposto nel sacramento adorabile dell’Eucaristia. Egli offrirà di nuovo i meriti della sua morte e della sua passione al Padre suo, in nostro favore, e così saremo sicuri di ottenere misericordia. Sì, fratelli miei, possiamo essere certi che, se avremo un grande rispetto per la presenza di Gesù Cristo nel Sacramento adorabile dei nostri altari, otterremo tutto ciò che desideriamo. Poiché, fratelli miei, si fanno tante processioni dedicate all’adorazione di Gesù Cristo nel Sacramento adorabile dell’Eucaristia, per ripagarlo degli oltraggi che riceve, seguiamolo in queste processioni, camminiamo dietro di lui con lo stesso rispetto e devozione con cui i primi cristiani lo seguivano nelle sue predicazioni, allorché espandeva ovunque, nel suo passaggio, ogni sorta di benedizioni. Sì, fratelli miei, noi possiamo constatare, per mezzo di numerosi esempi che la storia ci offre, come il buon Dio punisce i profanatori della presenza adorabile del suo Corpo e del suo Sangue. Si narra che un ladro, essendo entrato di notte in una chiesa, trafugò tutti i vasi sacri in cui erano custodite le sante ostie; poi le condusse in un luogo, una piazza, presso Saint-Denis. Giunto là, volle controllare di nuovo i vasi sacri, per vedere se fosse rimasta ancora qualche ostia.
Ne trovò ancora una che, appena il vaso venne aperto, volò in aria, volteggiando attorno a lui. Fu proprio questo prodigio che fece scoprire il ladro alla gente, che lo fermò. L’abate di Saint-Denis fu avvertito e a sua volta informò del fatto il vescovo di Parigi. La santa Ostia era rimasta miracolosamente sospesa nell’aria. Allorché il vescovo, essendo accorso con tutti i suoi preti e con numerose altre persone, giunse in processione sul posto, la santa Ostia andò a posarsi nel ciborio del prete che l’aveva consacrata. In seguito fu portata in una chiesa dove fu istituita una messa settimanale in ricordo di questo miracolo. Adesso ditemi, fratelli miei, che volete di più per sentire in voi un grande rispetto per la presenza di Gesù Cristo, sia che ci troviamo nelle nostre chiese, sia che lo seguiamo nelle nostre processioni? Veniamo a Lui con una grande fiducia. Egli è buono, è misericordioso, ci ama, e per questo siamo certi di ricevere tutto ciò che gli domandiamo. Però dobbiamo possedere l’umiltà, la purezza, l’amore di Dio, il disprezzo della vita…; stiamo bene attenti a non lasciarci andare alle distrazioni… Amiamo il buon Dio, fratelli miei, con tutto il nostro cuore, e così possederemo il nostro paradiso in questo mondo…

 
 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

 

 

 



 

 

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