Tre enormi navi si trovano nel Mediterraneo e ne stanno per arrivare altre per bombardare per tre giorni la Siria, un Paese che è una polveriera, quindi si prevedono purtroppo spaventosi fuochi d’artificio. Non saranno quelli che conosciamo nelle feste paesane, quelli normalmente producono quattro “effetti primari”: luce, rumore, fumo, materiale solido in combustione che cade lentamente (striscioline, coriandoli, etc.).

Quanto si sta preparando in Siria è preoccupante, e non crediamo che sia stato l’uso del gas a far muovere le Nazioni occidentali, invece il gas è il pretesto per uccidere, fare rumore e spaventare soprattutto i governi per poi chiedere a tutte le Nazioni la necessità di formare il Nuovo Ordine Mondiale e così controllare tutto e tutti noi. Gli Stati Uniti e l’Inghilterra non vogliono la guerra per difendere i siriani, non ne hanno alcun pensiero.
Questi avvenimenti ci fanno sentire umanamente inermi ma fortissimi nella preghiera, perché recitiamo molte Corone del Santo Rosario.
Questi potenti del mondo sono insignificanti davanti a Dio, ma li lascia muovere senza impedimenti per il libero arbitrio che ha donato e che non viola mai. I potenti si illudono di gestire tutto e di raggiungere la creazione del governo mondiale ingannando l’umanità, essi non si rendono conto di essere più piccoli dei moscerini e che un solo soffio del più piccolo Angelo Custode li getterà dove tutto è da tempo preparato.
Noi non vogliamo la perdizione dei potenti, infatti preghiamo ogni giorno per la conversione di tutti i peccatori e la pace nel mondo.
I guai” che continua a lanciare Gesù come atto di misericordia sono innumerevoli, lo mostra anche con la presenza costante della Regina del mondo venuta a richiamare tutti all’amore e al perdono, ma pochissimi ascoltano. L’umanità è nei “guai”, per capirlo si deve possedere un briciolo di saggezza, non basta la logica umana che capisce ma non cerca i rimedi per evitare conseguenze tremende per miliardi di persone.
Quanti “guai” nel mondo, nelle città e nei piccoli paesi, nelle famiglie e negli ambienti lavorativi, sono “guai” molto seri considerando che un enorme “guai” Gesù lo ha lanciato a quei Consacrati che hanno smarrito la Via della Verità. È venuta meno una virtù importante, la virtù della giustizia e si segue la logica del tornaconto personale. L’uomo ha perduto molto in questi ultimi decenni, non si cura più della sua dignità e vive fuori di sé pur di appagare ogni piacere.
Il sesto “guai” manifesta tutto lo sdegno di Gesù verso l’ipocrisia di coloro che agiscono subdolamente, essi pensano qualcosa e poi manifestano il contrario, non hanno verità nel cuore, nella mente e sulle labbra. Pensano solo all’esteriorità, ad apparire non autenticamente e con quella maschera indossata nella circostanza.
Nessuno deve abbattersi se qualche volta ha agito così, deve rimediare e non ripetere più questa finzione. Mostrate l’autenticità.
È importante la parte interiore della persona, quella che non si vede perché spirituale ma che si manifesta nel modo di parlare, nelle scelte, nelle opere, in tutta la vita. Da come si parla e si agisce gli altri percepiscono la vera identità di una persona. È vero che nessuno deve giudicare gli altri, però è prudente cercare di capire con chi si ha a che fare.
Non è gran cosa avere per amici quanti curano l’esteriorità e ignorano l’interno, la vita spirituale. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità”.
Il settimo “guai” Gesù lo lancia contro i capi e i responsabili giudei, essi costruiscono e restaurano i monumenti funebri dei martiri del passato e si dissociano a parole dalle cattive opere dei loro padri, ma nella vita si mostrano consenzienti con quella storia, e la prova arriva dalla persecuzione che attuano nei confronti degli inviati di Gesù: profeti, sapienti e scribi.
È un “guai” che Gesù estende a quanti nella Chiesa a parole affermano di seguire Lui ma nei fatti perseguitano i suoi inviati!

Oggi mi sono arrivati numerosi sms e email preoccupati e animati dall’ansia di recitare una Corona del Santo Rosario per fermare la guerra in Siria. Pochi giorni fa ho accennato in una Catechesi che alcuni potenti hanno trovato una giustificazione per dare inizio ad un conflitto per poi cercare una falsa pace e così arrivare alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale.
La preoccupazione della Madonna è immensa, ci invita a recitare la Corona del Santo Rosario per fermare la guerra in Siria.
 L’inizio del bombardamento in Siria scatenerà un conflitto mondiale e nessuno può prevederne le tremende conseguenze. Gli Stati Uniti vogliono sfruttare il petrolio.
Preghiamo secondo l’intenzione della Madonna, aiutiamola con molte preghiere nel fermare uno scontro armato agghiacciante.
Sono pochi nel mondo i cristiani che pregano veramente Gesù, il resto dell’umanità è convinta di risolvere in questa vita la vicenda esistenziale ed agisce di conseguenza, senza limiti alle trasgressioni e con molto egoismo. I potenti del mondo sono bramosi di potere, infatti sono potenti, ma non sono mai appagati e cercano di sconfiggere altri popoli e Nazioni per dominare e usurpare le ricchezze.
Sono potenti che non concepiscono un Dio che li ha creati e che potrebbe annientarli in un millesimo di secondo. Non possono capire.
La parabola dei talenti ci rivela in modo esplicito il significato della nostra vita terrena. Ad ogni creatura umana il Signore dà delle capacità perché le metta a frutto. Il nostro vivere sulla terra non è fine a se stesso: ha un grande valore agli occhi di Dio. Ed è per questo che ci mette alla prova.
Dobbiamo far fruttare i doni che Egli ci dà, di qualunque genere essi siano: uno può avere forza fisica, può avere capacità di studio, capacità artistiche, capacità organizzative, dono di parola, attitudine ad assistere i malati, i poveri. Deve quindi impiegare queste capacità per quanto gli è possibile.
Nulla deve essere sprecato dei doni di Dio. Se meditiamo attentamente, ci accorgiamo che la sorte del servo fannullone di questa parabola è uguale a quella delle cinque vergini stolte, dell’invitato senza l’abito di nozze, dei peccatori ostinati. Per tutti questi, “sarà pianto e stridore di denti”.
“Il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre… così le cinque vergini stolte… l’invitato senza l’abito di nozze… i peccatori ostinati…”. Buona preghiera a tutti.


Ci  sono centinaia di testimonianze di anime dannate che per ubbidienza a Dio sono costretti a dare testimonianza dell’inferno. Noi ne abbiamo riportato alcune e ne metteremo altre così quando vi dicono che l’inferno non c’è sapete cosa rispondere. Se Sacerdoti, Vescovi o Cardinali dicono che l’inferno non esiste o è vuoto, sono fuori dalla Chiesa Cattolica perché è un eresia e si devono confessare, altrimenti i diavoli ne prendono possesso e gli fanno commettere altre eresie e il consacrato così facendo si allontana sempre più dal Vangelo storico di Gesù. Allora chiedo a questi consacrati; se l’inferno non esiste perché devo andare in chiesa? Perché devo pregare? Perché devo ricevere il battesimo, che senso avrebbe tutto ciò? Perciò non siamo così ingenui stiamo attenti e se ci dicono queste eresie cambiamo sacerdote finchè troviamo quello giusto che ci parla del Vangelo storico di Gesù e non cambia una virgola. Gesù nel Vangelo c’è lo descrive decine di volte l’inferno e non è vuoto. I Santi che l’hanno visto ne parlano tantissimo delle pene che si soffrono nel fuoco eterno impegniamoci seriamente nella preghiera e confessiamoci spesso perché noi dobbiamo andare da Gesù nel Paradiso eterno. Sotto riportiamo alcune testimonianza sull’inferno leggete e meditate attentamente.                                                                                          

UN COLLOQUIO INQUIETANTE
La possessione diabolica è una drammatica realtà che troviamo ampiamente documentata negli scritti dei quattro Evangelisti e nella storia della Chiesa. È possibile, dunque, e c'è anche oggi. II demonio, se Dio glielo permette, può prendere possesso di un corpo umano, o di un animale ed anche di un luogo. Nel Rituale Romano la Chiesa ci insegna da quali elementi si possa riconoscere la vera possessione diabolica. Per più di quarant'anni un noto esorcista ha lottato contro Satana. Riporto un episodio tra i tanti che ha vissuto. Fu incaricato dal suo Arcivescovo di cacciare il demonio dal corpo di una ragazza che era tormentata da qualche tempo. Sottoposta più volte a visite da parte di medici specialisti, era stata trovata perfettamente sana. Quella ragazza aveva una istruzione piuttosto bassa, avendo frequentato soltanto le scuole elementari. Nonostante questo, appena il demonio entrava in lei, riusciva a comprendere e ad esprimersi in lingue classiche, leggeva nel pensiero dei presenti e vari fenomeni strani avvenivano nella stanza, quali: rottura di vetri, forti rumori alle porte, movimento concitato di un tavolo isolato, oggetti che uscivano da soli da un cesto e cadevano sul pavimento, ecc... All'esorcismo assistevano parecchie persone, tra cui un altro sacerdote e un professore di storia e di filosofia che registrava tutto per un'eventuale pubblicazione. Il demonio, costretto dall’Immacolata  Concezione a parlare manifestò il suo nome e rispose a diverse domande.
- Mi chiamo Melid!... Mi trovo nel corpo di questa ragazza e non l'abbandonerò fino a quando non accetterà di fare quello che voglio io!
- Spiegati meglio.
- Io sono il demonio dell'impurità e tormenterò questa ragazza fino a quando non sarà diventata impura come la desidero io."
- Nel nome di Dio, dimmi: all'inferno c'è gente a motivo di questo peccato?
- Tutti quelli che sono là dentro, nessuno escluso, ci sono con questo peccato o anche solo per questo peccato!
Gli rivolsi ancora tante altre domande: - Prima di essere un demonio, chi eri?
- Ero un cherubino... un alto ufficiale della Corte Celeste. - Che peccato avete commesso voi angeli in Cielo?
- Non doveva farsi uomo!... Lui, l'Altissimo, umiliarsi così... non doveva farlo!
- Ma non sapevate che ribellandovi a Dio sareste sprofondati all'inferno?
- Lui ci disse che ci avrebbe messi alla prova, ma non che ci avrebbe puniti così... L'inferno!... L'inferno!... L'inferno!... Voi non potete comprendere che significhi il fuoco eterno!
Pronunciava queste parole con rabbia furibonda, con voce d’oltre tomba e con una tremenda disperazione.


I MALVAGI DICONO...
Questa parabola evangelica, oltre a garantirci che l'inferno esiste, ci suggerisce anche la risposta da dare a chi osa dire scioccamente: "lo crederei all'inferno soltanto se qualcuno, dall'aldilà, venisse a dirmelo!". Chi si esprime così, normalmente è già sulla via del male e non crederebbe neanche se vedesse un morto risuscitato. Se, per ipotesi, oggi venisse qualcuno dall'inferno, tanti corrotti o indifferenti che, per continuar a vivere nei loro peccati senza rimorsi, hanno interesse che l'inferno non esista, sarcasticamente direbbero: "Ma questo è matto! Non diamogli ascolto!".


IL NUMERO DEI DANNATI
sul tema: "IL NUMERO DEI DANNATI " in Italia, poco o tanto, quasi tutti avevano un qualche legame con la fede, se non altro sotto forma di lontani ricordi, mai del tutto dimenticati, che affioravano quasi sempre in punto di morte. Nel nostro tempo, invece, anche in questa povera Italia, un tempo cattolica e che il Papa è arrivato a definire oggi 'terra di missione", troppi, non avendo più nemmeno un pallido ricordo della fede, vivono e muoiono senza alcun riferimento a Dio e senza porsi il problema dell'aldilà. Molti vivono e "muoiono come cani", diceva il Card. Siri, anche perché molti sacerdoti sono sempre meno solleciti nel prendersi cura dei morenti e nel proporre loro la riconciliazione con Dio! È chiaro che nessuno può dire quanti siano i dannati. Ma considerando il dilagare attuale dell'ateismo... dell'indifferenza... dell'incoscienza... della superficialità... e dell'immoralità... io non sarei così ottimista nel dire che sono pochi quelli che si dannano. Ma sono moltissimi purtroppo c’è lo dicono i Santi e c’è lo ha detto la Madonna a Fatima che a fatto vedere ai  tre Pastorelli quante anime finiscono all’inferno.                    
 

È VERITA’ DI FEDE
L'esistenza dell'inferno è assicurata e ripetutamente insegnata da Gesù Cristo; è dunque una certezza, per cui è un grave peccato contro la fede dire che: "L'inferno non c'è!". Ed è un grave peccato anche solo il mettere in dubbio questa verità: "Speriamo che l'inferno non ci sia!". Chi pecca contro questa verità di fede? Gli ignoranti in materia di religione che non fanno nulla per istruirsi nella fede, i superficiali che prendono alla leggera un affare di così grande importanza e i gaudenti ingolfati nei piaceri illeciti della vita. In generale ridono dell'inferno proprio quelli che sono già sulla strada giusta per finirci dentro anche se sono sacerdoti vescovi e cardinali. Poveri ciechi e incoscienti! È necessario ora portare la prova dei fatti, visto che Dio ha permesso delle apparizioni di anime dannate.                                                                                                                        
Non c'è da stupirsi che il Divino Salvatore abbia quasi sempre sulle labbra la parola “inferno”: non ce n'è un'altra che esprima così chiaramente e così propriamente il senso della sua missione.


UNA DONNA DI NAPOLI
Tutti sanno che la Chiesa, prima di elevare qualcuno agli onori degli altari e dichiararlo "Santo", esamina attentamente la sua vita e specialmente i fatti più strani e insoliti. II seguente episodio fu inserito nei processi di canonizzazione di San Francesco di Girolamo, celebre missionario della Compagnia di Gesù, vissuto nel secolo scorso. Un giorno questo sacerdote predicava a una gran folla in una piazza di Napoli. Una donna di cattivi costumi, di nome Caterina, abitante in quella piazza, per distrarre l'uditorio durante la predica, dalla finestra cominciò a fare schiamazzi e gesti spudorati. II Santo dovette interrompere la predica perché la donna non la smetteva più, ma tutto fu inutile. II giorno dopo il Santo ritornò a predicare sulla stessa piazza e, vedendo chiusa la finestra della donna disturbatrice, domandò cosa fosse capitato. Gli fu risposto: "È morta questa notte improvvisamente". La mano di Dio l'aveva colpita. "Andiamo a vederla", disse il Santo. Accompagnato da altri entrò nella camera e vide il cadavere di quella povera donna disteso. II Signore, che talvolta glorifica i suoi Santi anche con i miracoli, gli ispirò di richiamare in vita la defunta. San Francesco di Girolamo guardò con orrore il cadavere e poi con voce solenne disse: "Caterina, alla presenza di queste persone, in nome di Dio, dimmi dove sei!".
Per la potenza del Signore si aprirono gli occhi di quel cadavere e le sue labbra si mossero convulse: "All'inferno!... Io sono per sempre all'inferno!".
 

UN EPISODIO CAPITATO A ROMA
A Roma, nel 1873, verso la metà di agosto, una delle povere ragazze che vendevano il loro corpo in una casa di tolleranza si ferì a una mano. II male, che a prima vista sembrava leggero, inaspettatamente si aggravò, tanto che quella povera donna fu trasportata urgentemente all'ospedale, dove morì poco dopo. In quel preciso momento, una ragazza che praticava lo stesso "mestiere" nella stessa casa, e che non poteva sapere ciò che stava avvenendo alla sua "collega" finita all'ospedale, cominciò a urlare con grida disperate, tanto che le sue compagne si svegliarono impaurite. Per le grida si svegliarono anche alcuni abitanti del quartiere e ne nacque uno scompiglio tale che intervenne la questura. Cos'era successo? La compagna morta all'ospedale le era ap-parsa, circondata di fiamme, e le aveva detto: "Io sono dannata! E se non vuoi finire anche tu dove sono finita io, esci subito da questo luogo di infamia e ritorna a Dio!". Nulla poté calmare l'agitazione di quella ragazza, tanto che, appena spuntata l'alba, se ne partì lasciando tutte le altre nello stupore, specialmente non appena giunse la notizia della morte della compagna avvenuta poche ore prima all'ospedale. Poco dopo, la padrona di quel luogo infame, che era una garibaldina esaltata, si ammalò gravemente e, ben ricordando l'apparizione della ragazza dannata, si convertì e chiese un sacerdote per poter ricevere i santi Sacramenti. L'autorità ecclesiastica incaricò della cosa un degno sacerdote, Mons. Sirolli, che era il parroco di San Salvatore in Lauro. Questi richiese all'inferma, alla presenza di più testimoni, di ritrattare tutte le sue bestemmie contro il Sommo Pontefice e di esprimere il proposito fermo di mettere fine all'infame lavoro che aveva fatto fino allora. Quella povera donna morì, pentita, con i conforti religiosi. Tutta Roma conobbe ben presto i particolari di questo fatto. Gli incalliti nel male, com'era prevedibile, si burlarono dell'accaduto; i buoni, invece, ne approfittarono per diventare migliori.


UNA NOBILE SIGNORA DI LONDRA
Viveva a Londra, nel 1848, una vedova di ventinove anni, ricca e molto corrotta. Tra gli uomini che frequentavano la sua casa, c'era un giovane lord di condotta notoriamente libertina. Una notte quella donna era a letto e stava leggendo un romanzo per conciliare il sonno. Appena spense la candela per addormentarsi, si accorse che una luce strana, proveniente dalla porta, si diffondeva nella camera e cresceva sempre più. Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, meravigliata spalancò gli occhi. La porta della camera si aprì lentamente ed apparve il giovane lord, che era stato tante volte complice dei suoi peccati. Prima che essa potesse proferire parola, il giovane le fu vicino, l'afferrò per il polso e disse: "C'è un inferno, dove si brucia!". La paura e il dolore che quella povera donna sentì al polso furono così forti che svenne all'istante. Dopo circa mezz'ora, ripresasi, chiamò la cameriera la quale, entrando nella stanza, sentì un forte odore di bruciato e constatò che la signora aveva al polso una scottatura così profonda da lasciar vedere l'osso e con la forma della mano di un uomo. Notò anche che, a partire dalla porta, sul tappeto c'erano le impronte dei passi di un uomo e che il tessuto era bruciato da una parte all'altra.
II giorno seguente la signora seppe che la stessa notte quel giovane lord era morto. Questo episodio è narrato da Gaston De Sègur Vescovo di Parigi che così commenta: "Non so se quella donna si sia convertita; so però che vive ancora. Per coprire agli sguardi della gente le tracce della sua scottatura, sul polso sinistro porta una larga fascia d'oro in forma di braccialetto che non toglie mai e per questo particolare viene chiamata la signora del braccialetto".


RACCONTA UN ARCIVESCOVO...
Mons. Antonio Pierozzi, Arcivescovo di Firenze, famoso per la sua pietà e dottrina, nei suoi scritti narra un fatto, verificatosi ai suoi tempi, verso la metà del XV secolo, che seminò grande sgomento nell'Italia settentrionale. All'età di diciassette anni, un ragazzo aveva tenuto nascosto in Confessione un peccato grave che non osava confessare per vergogna. Nonostante questo si accostava alla Comunione, ovviamente in modo sacrilego. Tormentato sempre più dal rimorso, invece di mettersi in grazia di Dio, cercava di supplire facendo grandi penitenze. Alla fine decise di farsi frate. "Là  pensava confesserò i miei sacrilegi e farò penitenza di tutte le mie colpe". Purtroppo, il demonio della vergogna riuscì anche là a non fargli confessare con sincerità i suoi peccati e così trascorsero tre anni in continui sacrilegi. Neanche sul letto di morte ebbe il coraggio di confessare le sue gravi colpe. I suoi confratelli credettero che fosse morto da santo, perciò il cadavere del giovane frate fu portato in processione nella chiesa del convento, dove rimase esposto fino al giorno dopo. Al mattino, uno dei frati, che era andato a suonare la campana, tutto a un tratto si vide comparire davanti il morto circondato da catene roventi e da fiamme. Quel povero frate cadde in ginocchio spaventato. II terrore raggiunse il culmine quando sentì: "Non pregate per me, perché sono all'inferno!"... e gli raccontò la triste storia dei sacrilegi. Poi sparì lasciando un odore ripugnante che si sparse per tutto il convento. I superiori fecero portare via il cadavere senza i funerali.


UN PROFESSORE DI PARIGI
Sant'Alfonso Maria De' Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, e quindi particolarmente degno di fede, riporta il seguente episodio. Quando l'università di Parigi si trovava nel periodo di maggior splendore, uno dei suoi più celebri professori morì improvvisamente. Nessuno si sarebbe immaginato la sua terribile sorte, tanto meno il Vescovo di Parigi, suo intimo amico, che pregava ogni giorno in suffragio di quell'anima. Una notte, mentre pregava per il defunto, se lo vide apparire davanti in forma incandescente, col volto disperato. II Vescovo, compreso che l'amico era dannato, gli rivolse alcune domande; gli chiese tra l'altro: "All'inferno ti ricordi ancora delle scienze per le quali eri così famoso in vita?". "Che scienze... che scienze! In compagnia dei demoni abbiamo ben altro a cui pensare! Questi spiriti malvagi non ci danno un momento di tregua e ci impediscono di pensare a qualunque altra cosa che non siano le nostre colpe e le nostre pene. Queste sono già tremende e spaventose, ma i demoni ce le inaspriscono in modo da alimentare in noi una continua disperazione!"

 

 

 

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