Associazione Nostra Signora di Lourdes-San Luigi Orione N. 7

Maestro, dove abiti? Venite e vedrete!

Introduzione

Signore Gesù, Agnello di Dio, nostro unico Signore e Salvatore, vogliamo in quest'Ora fermarci presso di Te, e rivolgerti con confidenza quella stessa domanda che un giorno, presso il lago di Genezaret, ti posero due discepoli del Precursore Giovanni: "Rabbì (maestro) dove abiti?" (Gv 1, 38). Questa nostra domanda, Signore, è sincera, è frutto di una profonda ricerca del tuo volto, per dare senso alla nostra vita: " il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto" (Sal 27, 8-9). Dalle ricchezze, dalle meraviglie

del mondo visibile noi risaliremo a Te, Creatore e Padre, provvidente e buono.

Con le parole del tuo servo, il Papa Giovanni Paolo II, solennemente proclamate nella Giornata Mondiale dei Giovani, ci rivolgiamo sempre fiduciosi a Te: "Maestro,

Tu che ami e rispetti la vita umana,

tu che hai condiviso la sofferenza dell'uomo,

tu che rischiari il mistero dell'umana esistenza,

facci scoprire il senso vero della nostra vita e della nostra vocazione!".

E noi, Gesù, in questa sosta di grazia, siamo aperti alla tua risposta, che è una chiamata:

"Venite e vedrete" (Gv 1, 39).

Dal Vangelo secondo Giovanni (1, 35-39)

Il giorno dopo Giovanni (Battista) stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'Agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa Maestro), dove abiti?". Disse loro: 'Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Parola del Signore

Meditiamo su tre singolari presenze del "Dio con noi":

- Nella croce il segno luminoso della redenzione

- L'Eucaristia: dimora del Dio vivente nella storia del­l'uomo

- Cristo Gesù, il Signore, abita nel suo popolo

I - Nella croce il segno luminoso della redenzione

LA PAROLA DI DIO

Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi (1,18-19.21-23)

La parola della croce è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligen­za degli intelligenti".

Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mon­do, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Noi predichiamo Cristo crocifisso".

Parola di Dio

Riflessione

Ai bordi del Giordano, e anche in seguito, i discepoli non sapevano chi era veramente Gesù. Avranno bisogno di molto tempo per capire il mistero del Figlio di Dio.

Pure noi portiamo in noi stessi il desiderio di conoscere colui che rivela il volto di Dio. Cristo risponde alla doman­da dei discepoli mediante tutta la sua missione di Messia. Insegnava per confermare la verità di quanto proclamava, compiva grandi prodigi, guariva i malati, risuscitava i morti, calmava le tempeste del mare. Ma questo intero per­corso fuori del comune giunse alla sua pienezza sul Golgota. È contemplandolo sulla croce, con lo sguardo della fede, che è possibile "vedere" chi è Cristo Salvatore.

Con il suo ardore eccezionale, San Paolo ripete: "Noi predichiamo Cristo crocifisso". Colui che, agli occhi degli uomini, sembra non essere altro che debolezza e follia, noi lo predichiamo essere potenza e sapienza, pienezza della verità.

È vero che lo sguardo della fede è spesso oscurato dal dubbio e dalla nostra stessa fragilità. Umili e poveri pecca­tori, accettiamo il messaggio della croce. Cristo ci lancia un appello: venite e vedrete: nella croce vedrete il segno luminoso della redenzione del mondo, la presenza amore­vole del Dio vivente.

Preghiamo insieme e diciamo: Nell'ora della prova, soccorrimi o Signore!

Nell'ombra delle fatiche ti adoro, sapendo che tu sei il riposo e che posso sempre abbandonarmi a te per rifare le mie forze.Nell'ora della prova, soccorrimi o Signore!

Nell'ombra delle prove, ti adoro gettando uno sguardo sulla croce, accettando con te la volontà del Padre che ci conduce più in alto.Nell'ora della prova, soccorrimi o Signore!

Nell'ombra della morte ti adorerò, Cristo, abbandonandoto la mia vita e chiedendoti di vivere vicino a te, nel tuo regno d'amore.Nell'ora della prova, soccorrimi o Signore!

ORAZIONE- O Gesù, Tu che sei l'Agnello di Dio che togli i peccati del mondo; che hai preso su di te le nostre colpe e le hai espiate con la tua immolazione sul­l'altare della Croce, accogli le preghiere che con fiducia Ti innalziamo. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

II - L'Eucaristia: dimora dei Dio vivente nella storia dell'uomo

LA PAROLA DI DIO

Dal Vangelo di San Giovanni (1, 14-18)

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore

Riflessione

"Maestro dove abiti?". La Chiesa risponde ogni giorno: Cristo è presente nell'Eu­caristia, il sacramento della sua morte e risurrezione. In essa e attraverso di essa rico­nosce la dimora del Dio vivente nella storia dell'uo­mo. Poiché l'Eucaristia è il sacramento dell'amore vincito­re della morte; è il sacramento dell'Alleanza, puro dono d'amore per la riconciliazione degli uomini; è il dono della presenza reale di Gesù, il Redentore... Mediante l'Eucaristia Cristo costituisce la sua Chiesa: ci unisce nella lode e nell'azione di grazie per la salvezza nella comunio­ne che solo l'amore infinito può suggellare.

Il nostro raduno mondiale prende così ora tutto il suo significato, attraverso la celebrazione della Messa. Giovani, miei amici, la vostra presenza sia una reale ade­sione di fede! Ecco che Cristo risponde alla vostra doman­da e, al tempo stesso, alle domande di tutti gli uomini che cercano il Dio vivente.

Preghiamo insieme e diciamo: La tua presenza d'amore ci basta, Signore!

La tua presenza è sufficiente per la contemplazione: facci comprendere, quando ti guardiamo con gli occhi della fede, che tu sei qui per noi!La tua presenza d'amore ci basta, Signore!

La tua presenza è sufficiente: essa ci è donata come un amore immediato e sempre disponibile, avido di colmare i nostri più ardenti desideri.La tua presenza d'amore ci basta, Signore!

La tua presenza è sufficiente. Essa ci basterà nell'eternità, e già ora riempie di gioia

coloro che vogliono viverla. La tua presenza d'amore ci basta, Signore!

ORAZIONE- O Gesù, nostro mediatore, ponte fra noi e l'oceano di vita che è la Trinità santissima, aumenta in noi la fede, la speranza, la carità e non permettere che ci separiamo mai da te. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

III - Cristo Gesù, il Signore, abita nel suo popolo

LA PAROLA DI DIO

Dal libro del Deuteronomio (7, 8-9)

Perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile... Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni.

Parola di Dio

Riflessione

La risposta alla domanda: "Maestro, dove abiti?" com­porta numerose dimensioni. Essa ha una dimensione stori­ca, pasquale e sacramentale. Il brano ora letto del Deuteronomio suggerisce ancora un'altra dimensione della risposta alla domanda-tema della giornata mondiale della gioventù: Cristo abita nel suo popolo. È il popolo di cui parla il Deuteronomio in rapporto alla storia di Israele. Israele è il popolo che Dio ha scelto, con il quale ha stretto un'alleanza.

Nella nuova alleanza, l'elezione di Dio si estende a tutti i popoli della terra. In Cristo Gesù, Dio ha scelto l'umanità intera... Tutti sono stati chiamati a partecipare alla vita di Dio, grazie alla morte e alla risurrezione di Cristo.

Il nostro incontro, in questa giornata mondiale della gioventù, non mette in luce forse questa verità? Voi tutti, qui radunati, venuti da tanti paesi e continenti, siete i testi­moni della vocazione universale del popolo di Dio redento da Cristo! L'ultima risposta alla domanda: "Maestro, dove abiti?" deve dunque intendersi così: abito in tutti gli esseri umani salvati. Cristo è il Signore, Redentore e Maestro che ha parole di vita eterna, "lui il capo del nuovo e universale popolo dei figli di Dio" (Lumen gentium, 13).

Preghiamo insieme e diciamo: Donaci forza, speranza e pace, Signore!

Quando ti adoriamo, facci prendere coscienza che è una missione. Ti adoriamo, Gesù; a nome di tutta la Chiesa, a nome di tutti gli uomini.Donaci forza, speranza e pace, Signore!

Ti adoriamo uniti a tutti quelli che ti adorano; con essi vogliamo compiere il destino del nostro cuore umano fatto per appartenerti.Donaci forza, speranza e pace, Signore!

Ti presentiamo anche, come fervido omaggio, tutta la creazione, prestando la nostra voce all'intera natura che in silenzio ti adora.Donaci forza, speranza e pace, Signore!

ORAZIONE- O Dio, Padre nostro misericordioso, manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza, perché ci animi della sua vita, faccia salire dal nostro cuore a te la vera preghiera filiale e trasformi tutte le nostre opere in altrettanti atti di adorazione e di amore.

Te lo chiediamo per Cristo Figlio tuo e nostro Signore. Amen.

Preghiera di conclusione

Gesù Eucaristia, con la luce e la forza che tu ci doni andremo sulle strade del mondo, sulle strade dell'umanità per annunciare e testimoniare il Vangelo: il Vangelo dell'amore crocifisso, il Vangelo dell'amore condiviso e donato, il Vangelo dell'amore missionario capace di attirare i lontani, di richiamare e scuotere i distratti, di trascinare tutti verso la perfezione, verso le esigenti vette della santità. Aiutaci, confortaci, sostienici, Gesù Eucarestia. Amen.

Spunti di spiritualità

Novembre è il mese in cui si fa più intensa la riflessione sul nostro futuro destino, sul senso della morte e della vita. Il Signore ci invita amichevolmente a guardare in alto per­ché abbiamo a recuperare il senso vero dell'esistenza e siamo rianimati a camminare con fiducia sulla nostra diffi­cile strada.

Anima Eucaristica Riparatrice, soffermiamoci a consi­derare il giudizio di Dio, il momento nel quale ci trovere­mo soli con noi stessi e con il Signore che si avvicina.

Riflettiamo un momento: in quale avvocato possiamo sperare se non avremo compiuto opere sante?

Né la potenza, né il denaro, né i titoli di studio o le nostre conoscenze si presenteranno con noi per difenderci davanti a Dio! Nessuno, proprio nessuno ci potrà aiutare.

E coloro che oggi ci disprezzano saranno muti davanti al giudizio di Dio. Saremo soli con le nostre opere, e secondo queste verremo giudicati senza riguardi personali.

Che scusa potremo portare in quel giorno, quando quello che avremo fatto agli altri lo riceveremo a nostra volta, e con quel giudizio con cui avremo giudicato gli altri saremo noi stessi giudicati?

Come potremo chiedere misericordia, quando dovremo rendere conto di quella che ci è stata usata?

Non solo il bene, ma anche il male che abbiamo fatto sarà registrato a nostra insaputa nel libro di Dio. Allora non simuliamo quello che non siamo, ma procuriamoci un'anima sincera e senza inganni per Colui che scruta mente e cuore. Facciamolo esaminando la nostra coscien­za, giudicando il nostro operato, detestando le nostre colpe, riprendendo ogni giorno noi stessi.

In ogni momento ci dovremmo comportare come se dovessimo tra breve presentarci davanti al tribunale di Dio. Così in quel giorno che presto o tardi arriva per tutti potre­mo andarcene senza confusione ed essere annoverati tra il numero degli eletti, cantando come San Francesco d'Assisi "Laudati si' mi' Signore, per sora nostra morte corporale!".

Per cogliere in profondità il senso del vivere e del mori­re guardiamo a Maria. Maria si è affidata totalmente al Dio suo Salvatore, "ha creduto" così l'Onnipotente ha potuto fare in lei grandi cose.

Anima Eucaristica Riparatrice, la morte contemplata e accolta nel progetto di Dio è la garanzia per una vita più vera e più intensa. Perciò rifiutiamo decisamente l'atteg­giamento privo di saggezza di molti uomini e donne del nostro tempo. Essi da un lato non ne vogliono mai sentir parlare, come se tacendone il nome la si potesse evitare. Dall'altro lato, ne estendono sempre più il dominio: che cos'è se non un darsi alla morte l'ossessione di divertirsi senza misura, la frenesia di correre sempre più veloci. E quel gusto inebriante di concedersi ogni trasgressione non è forse solo un impulso istintivo e non controllato all'auto­distruzione?

Ciò che potrebbe apparire affermazione di libertà, di vitalità, di capacità ad esporsi a ogni genere di esperienza si risolve in un vero e proprio suicidio!

Quante decine di giovani vite stroncate sulle nostre stra­de a ogni fine settimana? Ma nessuno ha mai pensato a fare una manifestazione di protesta per questa guerra che miete tante vittime!

Oggi non si sa più né vivere né morire.

Alla luce del modello sublime che è Maria possiamo subito dire che non si sa più morire perché senza speranza cristiana continuamente soffocata dalla cultura di oggi non resta che rassegnarsi all'assurdità della disperazione e all'insensatezza di tutto.

Ma non si sa neanche più vivere, perché senza il deside­rio struggente di compiere la volontà di Dio e l'impegno costante a corrispondere al suo immenso amore per noi, tutta la nostra smania di fare, di realizzarci, di non accon­tentarci mai, diventa solo una corsa da folli, corsa verso il niente.

Impariamo, in questo mese particolare, da Maria che lungo gli anni della sua vita terrena ha realizzato sempre più pienamente il "sì" dell'Annunciazione, fino all'accetta­zione della prova tremenda del Calvario e al termine di questa sua esistenza vissuta tutta all'insegna dell'amore non è finita nèll'assurdità del nulla, ma nella gloria mera­vigliosa del cielo.

Guardando a Lei con affetto impariamo dunque a vivere e impariamo a morire: da creature ragionevoli e da figli di Dio.

Maria ci aiuti a capire sempre meglio che "nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, per­ché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moria­mo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Romani 14,7-8).

Adorazione in silenzio.

SIAMO TUTTI  FIGLI  DI DIO

“Figli nel Figlio”: sono tre parole soltanto ma contengo­no la verità più grande della nostra fede.

Gesù è stato inviato dal Padre perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza, ci ricorda San Giovanni. Ma questa vita è Gesù stesso.

Come il Padre celeste ha la vita in se stesso, anche Cristo ha la vita e la stessa vita egli la dà agli uomini.

Questa grazia andò rivelandosi in Gesù in modo progres­sivo fino alla sua ultima manifestazione, nella risurrezione. Vinto il peccato, Gesù Risorto rimane definitivamente costituito Figlio di Dio.

E noi? Perché anche noi figli di Dio? Lo siamo in virtù della nostra comunione con lui nella natura umana e nel suo mistero redentore. Così anche noi abbiamo ricevuto la filiazione partecipando alla stessa filiazione eterna del Figlio unico.

Dunque tutti siamo figli di Dio!

Ma non lo siamo per natura, quindi partecipiamo in modo limitato alla filiazione di Cristo: il nostro modo di vivere la nostra filiazione non potrà mai adeguarsi o equi­pararsi al modo in cui Cristo l'ha vissuto.

Tuttavia è anche vero che ogni cristiano deve andare pro­gressivamente realizzando nella sua vita "la vita filiale di Gesù".

Gesù ci dice: "Nessun albero buono può produrre frutti cattivi e viceversa". In Cristo tutto il suo agire è "filiale": se dunque il cristiano è figlio del Padre, il suo agire dovrà sempre procedere da questa radice filiale e anche tutta la sua azione dovrà essere "filiale".

Anche noi dunque dob­biamo dire convinti: "Mio cibo è fare la volontà del Padre". Impegnamoci, care anime eucaristiche, a cercare il volto del Padre in ogni momento della nostra vita, di modo che tutto in noi abbia questo carattere filia­le.

Nella fabbrica, in ufficio, nella miniera, o nel negozio, nel campo sportivo o tra le pentole e i fornelli dobbiamo indirizzare il nostro sguardo verso il Padre come Gesù e dire "io faccio sempre quello che piace al Padre mio"(Giovanni 8,29). Cosa fu la vita di Gesù? Nel tempo e nell'eternità la vita del Figlio fu un perenne sguardo amoroso al Padre, una consegna di sé, totale e senza riserve, "obbedendo al Padre fino alla morte e alla morte di croce".

Nello stesso modo il cristiano, proprio perché figlio, dovrebbe vivere sempre aperto al Padre, in atteggiamento di dono totale, fino a sacrificare tutto (passioni, attacca­menti, egoismo, compagnie, affari...) sull'altare dell'amore del Padre.

Penso che ciascuno veda bene a questo punto quale cumulo di esigenze si apre al cristiano per la sua condizio­ne filiale, dopo la rottura col peccato mortale, fino al verti­ce della consacrazione totale, che è la perfezione della carità, la santità.

Lo stile "familiare" col Padre è un'esigenza del nostro essere figli di Dio. Quando stiamo in una casa di estranei ci sentiamo irrequieti, un po' inibiti. Certo si sorride, si parla, si ascolta, però quanta convenzionalità e freddezza c'è in questi formalismi!

Quando stiamo nella nostra casa, invece, che gioia, che felicità! Quanta confidenza, quanta tenerezza e affetto si manifestano soprattutto con i genitori o con i piccoli!

Lo stesso deve avvenire nelle nostre relazioni con Dio! Dio è nostro Padre e noi siamo veramente figli suoi. Tutto ciò che non fosse "stare col Padre" lo dovremmo allonta­nare decisamente. Dovremmo avere sempre nostalgia del seno del Padre, della compagnia del Padre, della familia­rità col Padre. Questo è infatti l'atteggiamento di Gesù e deve essere anche il nostro, altrimenti non siamo veri figli.

Gesù cercava l'intimità col Padre per rendergli conto di come andava realizzando la sua opera e per pregarlo per essa.

Care anime eucaristiche viviamo in un momento demitizzante in cui Dio è messo pratica­mente da parte. Ma ascoltiamo Paolo VI in proposito: "Alcuni dico­no che è suffi­ciente la carità verso il prossimo a scapito dell'a­more verso Dio e arrivano a dichiarare che questo è superfluo. Tutti conoscono la forza negativa che ha preso questa attitudine spirituale secondo la quale non sarebbe la preghiera, ma l'azione ciò che manterrebbe vigilante e sincera la vita cristiana. Il senso sociale soppianta il senso religioso" (Udienza generale, 20.8.1969)

E questo succede non solo ai cristiani impegnati nel sociale, ma anche a sacerdoti e religiosi che del primato di Dio devono essere modelli da imitare!

Anche Giovanni Paolo II si rivolge ai sacerdoti e ai religiosi con queste parole: "Un pericolo costante per i sacer­doti, tanto più zelanti, è immergersi in tal modo nel lavoro del Signore che dimenticano il Signore del lavoro" (Discorso ai sacerdoti d'Irlanda, 1979)

Come veri figli, il comportamento intimo e familiare con il Padre deve essere per noi, come lo fu per Gesù, un'esi­genza della nostra condizione filiale.

Tanto la preghiera liturgica quanto quella privata o perso­nale devono essere, per noi anime eucaristiche, prima di tutto e principalmente un'esigenza della nostra condizione filiale. A un figlio non c'è bisogno di imporre di stare con suo padre: passerà del tempo con suo padre perché è suo padre. Ugualmente noi, figli del Padre per la grazia, non dovremmo aver bisogno di alcun richiamo che ci obblighi a vivere in una continua e sempre più intima comunione col Padre.

Il rapporto con Dio è questione di Amore.

LE RIVELAZIONI DI FATIMA LE LA RIPARAZIONE EUCARISTICA

Le rivelazioni di Fatima di cui sono stati resi partecipi i tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco hanno contribuito a diffondere nel mondo un messaggio tutto attraversato dal richiamo alla preghiera e all'offerta riparatrice.

Ciò si percepisce e si vive intensamente visitando i luoghi delle apparizioni. E un'esperienza che anche il sottoscritto ha potuto rinnovare, come pellegrino, partecipando al grande pellegrinaggio (oltre 1500 persone) dell'Unitalsi Triveneta (13-22 ottobre 1998) a Fatima.

Rileggiamo la storia delle rivelazioni.

Le apparizioni della Vergine sono state preparate e precedute da quelle di un Angelo. Apparendo ai pastorelli, nella primavera del 1916, disse: "Non temete, sono l'Angelo della pace, pregate con me".

La seconda apparizione risale a qualche mese più tardi. L'Angelo apparì la terza volta nell'autunno di quello stesso anno, portando tra le mani un Calice sormontato da un'Ostia. Lasciando il calice e l'Ostia sospesi nell'aria, si prostrò a terra e ripetè per tre volte questa preghiera: "SS. Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente, vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze da cui Egli è offeso. E per gli infiniti meriti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori".

Il tema della preghiera e della riparazione per la conversione dei peccatori è stato continuamente richiamato dalla Vergine, nel corso delle sue 6 apparizioni del 1917.

"Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera man­darvi in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori." (13 maggio)

"Sacrificatevi per i peccatori, dite spesso, specialmente quando fate qualche sacrificio: Gesù, questo è per vostro amore, per la conversione dei peccatori, e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria". (13 luglio)

"Voglio che facciano qui una cappella in mio onore. lo sono la Madonna del Rosario; continuate a recitare il Rosario tutti i giorni. Che non si offenda più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso" (13 ottobre).

Apparendo il 10 dicembre 1925 a Suor Lucia, la Vergine le chiese di diffondere la pratica della riparazione al suo Cuore Immacolato.

"Guarda, figlia mia, il mio cuore tutto trapassato di spine, con cui gli uomini ingrati lo trafiggono in tutti i momenti con le loro bestemmie e ingratitudini.

Tu almeno cerca di consolarmi e fa sapere agli uomini che io prometto di assistere nell'ora della morte, con le grazie necessarie alla salvezza eterna, tutti coloro che nei primi Sabati di cinque mesi consecutivi si con­fesseranno, riceveranno la S. Comunione, reciteranno la Corona e mi terranno compagnia durante un quarto d'ora, meditando sui quindici misteri del S. Rosario, col fine di offrirmi riparazione".

Quando una madre è offesa, i figli le si stringono attorno per farle dimenticare il torto subito; quando un figlio irresponsabile lascia dei debiti, i genitori o i fratelli pagano per lui. Così è nel Corpo Mistico la cui realtà comporta una reciproca integrazione tra Cristo e i suoi e una comunione dei beni spirituali di tutti per cui gli uni compensano quanto manca agli altri. Praticare la ripara­zione è dunque un fatto ecclesiale, un dovere di ogni cristiano.

"Non ha importanza il posto che occupi, l'ufficio che tieni, l'azione che compi ..., è solo materia esteriore, ciò che vale è la tua intenzione. Quanto più è perfetta, pura, disin­teressata, tanto più è elevato il grado di merito di quella tua azio­ne. Ciò che conta davanti a Dio non è la quantità e la qualità delle opere, ma l'amore che le ha ispirate e sublimate ("Squarci di cate­chismo eucaristico", pag. 68)".

Così il nostro atto riparativo diventa efficace e noi, in Gesù e con Gesù, ripariamo e salviamo. È il compito di ogni cristiano e, specifico, di noi membri dell'Associazione Eucaristica Riparatrice.

L’EUCARISTIA E I SANTI: San Giuseppe Benedetto Cottolengo 1786-1842.

Siamo abituati a vedere i santi eucaristici immobili in estasi davanti a Gesù Sacramentato, e ci è difficile immaginarli correre affaccendati dovunque lo stesso Gesù li invia per partecipare al prossimo l'ardore di carità attinte proprio dal tabernacolo. Ci sfugge l'esempio di Maria che appena ricevuto l'annuncio dell'angelo "in fretta" raggiun­ge la cugina Elisabetta sui monti della Giudea.

Questo "lasciare Gesù per Gesù" ben lo attuava questo canonico della chiesa del Corpus Domini di Torino, che nel gennaio del 1828, risoluto di imitare San Vincenzo de' Paoli, fondò, con quattro letti, la Piccola Casa della Divina Provvidenza destinata ad accogliere migliaia e migliaia ­di ammalati di ogni genere: epilettici, sordomuti, tro­vatelli, ragazze pericolanti, bambini rachitici, donne ravve­dute. Questi, e tanti altri malati rifiutati dalla società, furo­no affidati a comunità religiose da lui stesso fondate.

Per realizzare tutto ciò abbandonerà Gesù nella solitudine del tabernacolo? No: il suo cuore per continuare a cantare le più belle lodi al Divino Prigioniero, e, forse memore dell'Usignolo di Assisi e del suo "Laudato sii mi Signore per tutte le tue creature", chi lasciò in sua vece davanti al tabernacolo? due trillanti canarini!

Ben sapeva il canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo che questo Sacramento è, fra tutti, il più grande beneficio che sia stato concesso agli uomini; che in esso risplende la più gran­de carità di Dio verso gli uomini, e che in esso si riassume tutta l'economia della salute del mondo.

Quando Dio ha voluto creare una dimora per gli Angeli ha steso sotto di essi la volta del firmamento; quando ha voluto creare una dimora a se stesso, ha formato il cuore del­l'uomo; e quando ha voluto identifi­carsi nelle creature ha scelto i pove­ri, i derelitti, gli oppressi.

La sua Provvidenza raggiunge tutti coloro che sperano solo in Lui, senza minimamente tesau­rizzare, ecco perché alla base delle tante imprese il Cottolengo pose la più illimitata fiducia nell'aiuto della Provvidenza impetrata soltanto con la preghiera. L'ultimo soldino è buttato dalla finestra, certo che dalla porta per­verrà l'aiuto sovrabbondante di Dio, purché nella Piccola Casa risuoni incessante il "Deo gratias!", e davanti al tabernacolo i trilli dei canarini facciano coro col canto della carità dovunque profusa dalle anime eucaristiche.

Adorazione in silenzio.

Primo Mistero della Luce: Gesù è battezzato al Giordano

In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". (Mc. 1, 9-11)

Facciamo il nostro pellegrinaggio dentro i Misteri della luce.

Il primo Mistero luminoso ci fa contemplare Gesù, mite agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, immerso nei flutti del fiume Giordano.

Egli è lì come qualsiasi peccatore eppure è Lui che affoga il peccato distruggendolo nelle acque del Giordano.

È Lui che, immergendosi nel fiume, santifica la natura delle acque. È nel Giordano che si rivela, nella luce della conoscenza, la Persona del Verbo incarnato e la Santissima Trinità! Il Padre afferma che quell'uomo, Gesù di Nazareth, è suo Figlio, il Diletto.

Lo Spirito Santo conferma la Parola del Padre discendendo su Cristo e trovando in Lui rifugio, come la colomba del Cantico trova il rifugio nelle fenditure della roccia.

L'umanità di Cristo, ripiena dello Spirito Santo, inizia la sua missione di rivelatore del Padre. Seguiamolo!

 

Anche la Madre del Signore ci invita ad un lavacro di conversione per adempiere in Cristo Gesù ogni giustizia e ricevere il dono dello Spirito Santo: "Figli miei,…rinunciate al peccato, è necessaria la preghiera, la comunione, la penitenza, desiderate tutto questo, amate, e il Signore spanderà su di voi la sua Grazia, la sua misericordia, riempiendo i vostri cuori e le vostre anime di pace".

 

 

 Secondo Mistero della Luce: Gesù è battezzato al Giordano

 La rivelazione di Gesù alle nozze di Càna

Ci fu uno sposalizio a Càna di Galilea e c'era la Madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna! Non è ancora giunta la mia ora". La Madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà….". Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui. (Gv. 2, 1-5)

 

Il secondo Mistero luminoso ci porta idealmente a Càna in un contesto di una festa nuziale. Qui è presente Maria, la madre di Gesù, che si rivela come Theotòkos = Madre di Dio, perché spinge il suo Figlio a manifestarsi come Dio in mezzo a noi, prima dell'ora stabilita. Maria con la sua fede anticipa l'ora di Gesù! Lei, la donna attenta e intuitiva, richiama l'attenzione del Figlio su un evento che potrebbe trasformarsi in tragedia in un contesto orientale di nozze: non hanno più vino (non hanno più lo Spirito Santo)!

E Gesù, vista la fede della Madre, trasforma l'acqua in vino, costituendo Maria mediatrice della effusione dello Spirito Santo e dunque mediatrice di tutte le grazie.

Chiedendo e ottenendo lo Spirito Santo noi otteniamo tutto. È necessario chiedere prima lo Spirito Santo, il resto ci sarà dato in sovrappiù.

Col miracolo dell'acqua trasformata in vino ci si rivela la dignità del matrimonio: in Cristo i coniugi sono trasformati in una realtà nuova e le nozze diventano realtà divinizzante.

I coniugi si santificano nel matrimonio.

Così l'anima unita a Cristo, come sposa allo sposo, si divinizza: entra in una realtà di unione trasformante.

Ancora oggi Maria Ss.ma rinnova questa premura verso di noi e ci ricorda ancora di attingere alla fonte inesauribile dell’amore di Dio che si manifesta in Cristo Gesù: "Figli miei,…il Signore ha fatto capire a tutti quanto sia stupenda e meravigliosa la preghiera, quanto è efficace la recita del S. Rosario e quindi la mia intercessione presso di Lui…

Terzo  Mistero della Luce: Gesùannuncia l’avvento del regno di Dio.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". (Mc. 1, 14-15)

Il terzo Mistero luminoso ci fa contemplare Gesù che inizia ad operare predicando l'avvento del Regno di Dio e il perdono dei peccati e confermando la sua predicazione con i miracoli.

Con Gesù il Dio lontano è ormai l'Emanuele: il Dio con noi, il Dio per noi.

Siamo chiamati ad accogliere e accettare questo Dio vicino e dunque a convertirci a questa nuova realtà di un Dio che si fa prossimo a noi, predicatoci da Gesù e rivelatoci in Gesù.

Se dunque Dio si è reso a noi vicino, nonostante i nostri peccati, come possiamo continuare a rimanere in essi?

Se Dio si è congiunto a noi, noi non possiamo più vivere nel peccato né tanto meno vivere senza o lontano da Lui. Se siamo di Dio, viviamo con Lui.

Maria Ss.ma rinnova ancora oggi l’appello alla conversione e il medesimo annuncio di salvezza invitandoci a comunicarlo al prossimo: "Io dico al mondo: convertitevi e sappiatelo fare in nome di Gesù, ormai non c’è più tempo per curarsi del corpo, pensate alla purificazione della vostra anima…Molti hanno dimenticato che essere veri cristiani vuol dire annunciare la Buona Novella…Spesso molti si dicono cristiani e non si accorgono che loro stessi sono causa della perduta fede. Ognuno di voi dovrebbe radicare la propria fede, per poi convertire il prossimo. Molti non sanno che la fede del vero cristiano non è un "forse". Ognuno guardi dentro se stesso e dica: "Signore, la tua salvezza mi colma di gioia, fa’ di me uno strumento di conversione". Chi sa di essere nel vero, confrontandosi con ciò che insegna il Vangelo, non può avere timore…Andate ed evangelizzate, non abbiate timore perché il mio Cuore sarà sempre con voi".

 

Quarto Mistero della Luce:  La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia che conversavano con Lui. (Mt. 17, 1-3)

Il quarto Mistero luminoso ci porta con Gesù su un alto monte e ci introduce nella luce della conoscenza della Persona del Verbo che si manifesta nella sua umanità.

Sul monte i discepoli percepiscono la divinità del loro Maestro e la divinizzazione dell'intera umanità in Lui, e ne sono rapiti. Vorrebbero vivere sempre nella contemplazione, in Cristo, della Divinità, poiché solo in Cristo è possibile contemplarla.

Sul monte Tabor Gesù diventa il luogo dove si può vedere Dio. Egli si mostra in anticipo con la luce della resurrezione e in quella luce, attraverso l'umanità trasfigurata, i discepoli vedono la Divinità come la vedremo noi in Paradiso. Ciò che Mosè vide di spalle ed Elia coprendosi il volto, è ora qui in Cristo e solo in Lui, e solo grazie alla sua umanità, manifestato e accessibile a tutti.

La Madre del Signore ci ricorda che prima di salire il monte sul quale prendere parte alla gloria del suo Figlio è necessaria la nostra piena adesione di fede alla sua persona e alla sua parola salendo, alla sua sequela, il monte della croce: "Figli miei…vi invito anche ad unirvi a me nel benedire il Signore umile re di gloria. Una gloria cui voi potete unirvi se accetterete di salvarvi seguendo il vostro Re. Una gloria che non ha valore se non in cielo, con gli Angeli e con tutti i Beati. Siate sempre più degni nel godere un giorno del volto del Signore".

 Quinto Mistero della Luce: L’istituzione dell’Eucaristia.

Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con Lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". (Lc. 22, 14-16)

Il quinto Mistero luminoso ci porta alla stanza superiore dove Gesù si consegna a noi. Prima della sua consegna nelle mani di coloro che lo uccideranno, Egli si consegna nelle mani dei sacerdoti che lo offriranno al Padre per la salvezza del mondo e ai fedeli in cibo divinizzante.

L'Eucaristia è il sacramento che più esprime l'amore di Gesù per noi perché si consegna a noi come nostro nutrimento, come nostro maestro, come nostro medico, come nostro tutto.

Per questo motivo i santi martiri di Abitene, costretti a rinunziare alla Comunione, dicevano a coloro che li accusavano: "Sine dominico vivere non possumus!". Non possiamo vivere senza il giorno del Signore, cioè senza l'Eucaristia!

No! Senza l'Eucaristia non si può vivere, si è morti. E Gesù ce lo dice: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo, non avrete in voi la vita!".

Grazie Gesù per il dono del tuo Corpo e del tuo Sangue!

Ma grazie anche per coloro grazie ai quali possiamo averne.

Conferma i tuoi sacerdoti nel tuo santo servizio e fa di loro i continuatori della tua opera di salvezza e santificazione per tutti gli uomini. Amen.

Maria Ss.ma ci invita a partecipare con rinnovato senso di fede e gratitudine alla mensa del Signore: "Figli miei,…la Santa Messa è il compendio delle meraviglie che Dio ha operato con gli uomini; vuol dire assistere al grande sacrificio della passione e morte di Gesù. Nella Santa Messa si contemplano e si celebrano i grandi misteri di Dio. Aspirate tutti alla Resurrezione, al paradiso. Figli miei, non fuggite dalla croce che vi è stata assegnata, anche voi così partecipate al grande sacrificio Eucaristico. Accostatevi all’Eucaristia: non si ringrazierà mai abbastanza Dio per questo immenso e meraviglioso dono…Vi ha donato la gioia e continuerà a donarvela nella Santa Messa".

LITANIE in onore della Santissima Eucarestia

Signore, pietà Signore, pietà

Cristo, pietà Cristo, pietà

Signore, pietà Signore, pietà

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici

Padre del cielo, che sei Dio abbi pietà di noi

Figlio, redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi

Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi

Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi

Santissima Eucarestia noi ti adoriamo

Dono ineffabile del Padre noi ti adoriamo

Segno dell'amore supremo del Figlio noi ti adoriamo

Prodigio di carità dello Spirito Santo noi ti adoriamo

Frutto benedetto della Vergine Maria noi ti adoriamo

Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo noi ti adoriamo

Sacramento che perpetua il sacrificio della croce noi ti adoriamo

Sacramento della nuova ed eterna Alleanza noi ti adoriamo

Memoriale della morte e risurrezione del Signore noi ti adoriamo

Memoriale della nostra salvezza noi ti adoriamo

Sacrificio di lode e di ringraziamento noi ti adoriamo

Sacrificio d'espiazione e di conciliazione noi ti adoriamo

Dimora di Dio con gli uomini noi ti adoriamo

Banchetto di nozze dell'Agnello noi ti adoriamo

Pane vivo disceso dal cielo noi ti adoriamo

Manna piena di dolcezza noi ti adoriamo

Vero Agnello pasquale noi ti adoriamo

Viatico della Chiesa pellegrina nel mondo noi ti adoriamo

Rimedio della nostra quotidiana fatica noi ti adoriamo

Farmaco di immortalità Mistero della fede noi ti adoriamo

Sostegno della speranza noi ti adoriamo

Vincolo della carità Segno di unità e di pace noi ti adoriamo

Sorgente di gioia purissima noi ti adoriamo

Sacramento che germina i vergini noi ti adoriamo

Sacramento che dà forza e vigore noi ti adoriamo

Pregustazione del banchetto celeste noi ti adoriamo

Pegno della nostra risurrezione noi ti adoriamo

Pegno della gloria futura noi ti adoriamo

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo. Perdonaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo. Ascoltaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo. Abbi pietà di noi.

Hai dato loro il pane disceso dal cielo. Che porta in sé ogni dolcezza.

Preghiamo: Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacra­mento dell'Eucarestia ci hai lasciato il memoriale della Tua Pasqua, fa' che adoria­mo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della Redenzione, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

PREGHIERA DI CHIUSURA

Vi ringrazio, o Signore, di avermi concesso di tenervi compagnia durante quest'ora di adorazione; perdonatemi ogni mancanza che vi avessi commes­sa e aiutatemi a mantenermi fedele ai buoni propositi che mi avete ispirato. Mi allontano, o Gesù, dal vostro al­tare, ma solo col corpo: rimango qui col cuore. Deh! fate che esso sia tutto vostro e non viva che per Voi. Amarvi quanto più mi è possibile e farvi amare anche dagli altri, ecco il mio ardente desiderio e la mia ultima preghiera: esauditela, ve ne prego, nell'infinita bontà del vostro Cuore. Ed ora beneditemi, o Gesù, e que­sta vostra benedizione mi accompagni in tutte le mie occupazioni; mi liberi dal peccato, mi difenda contro i miei spirituali nemici, mi mantenga a Voi fedele e mi rafforzi nel compimento, costante e generoso dei doveri del mio, stato. Benediteci tutti, o Signore, e salva­teci per i meriti del vostro preziosissi­mo Sangue. Per il Papa e l’acquisto delle Sante indulgenze. 1 Pater, Ave, Gloria.

Madonna Orione
Madonna di Lourdes San Luigi Orione

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