Pensieri di Santa Virginia
Prego Dio che mi doni, come prima grazia, di amarlo e servirlo con tutto il cuore e con tutte le forze;
che mi doni la grazia di amare il mio prossimo come me stessa; che mi doni spirito d'umiltà e disprezzo di me stessa.
Prego Dio che mi doni la grazia di compiere il mio ufficio con ascoltare tutti i poveri con carità e provvederli per quanto potrò, ed essere considerata prudente nel parlare di loro; che mi doni la grazia di distribuire subito i miei averi ai poveri e di essere diligente affinché i beni che passano per le mie mani vadano a chi sono destinati.
Santa Virginia
Prego Dio che mi doni la grazia di essere molto discreta nel parlare e più pronta al fare che al dire; di esercitare le opere di misericordia corporali e spirituali e di essere zelantissima dell'onore e della reputazione di ciascuno, per povero, miserabile e malandato che sia; che mi faccia avere ogni giorno il pensiero rivolto alla morte, e pensare che oggi debba essere l'ultimo.
Prego Dio che mi doni la grazia di non dare al mio corpo che il necessario; che mi doni i santissimi suoi sette doni e che io pensi bene del prossimo. che mi doni la pazienza nel sopportare volentieri tutte le contrarietà per amor suo; di far penitenza dei miei peccati e, per amor suo, averne dolore tutti i giorni della mia vita; di ricorrere continuamente alla sua santissima Madre avendomela data anche per madre mia, e ricorrere a lei nei miei bisogni, esserle ubbidiente, amarla e servirla come devo;
Prego Dio che mi doni la grazia di aborrire il peccato più che la morte, e di voler morire piuttosto che peccare; che mi doni la grazia, quando faccio orazione, di farla con attenzione, riverenza e considerazione, e di non pretendere mai altro che solo la perfetta sua volontà.
Prego Dio che mi doni la grazia di prepararmi, per quanto posso, alla santissima Comunione continuamente, e che ogni mia azione che farò, sia preparazione per riceverla.
Per la sua infinita bontà e misericordia e per i meriti infiniti della sua santissima Passione, che mi dia la grazia, quando andrò a confessarmi, di andarvi preparata, e si degni concedermi tutte le suddette grazie, e che anche, quando l'avrò ricevuto nel Santissimo Sacramento, non lo lasci mai più, ma gli tenga continuamente compagnia con desiderio continuo di arrivare a vederlo in paradiso.
Prego Dio che si degni, per sua bontà, d'essere presente alla mia morte per ricevere l'anima mia nelle sue mani;
Prego la Beata Vergine che si voglia trovare anche Lei alla mia morte, e, nel corso della mia vita, mi guardi continuamente.
Fondatrice delle " Suore di N.S. del Rifugio in Monte Calvario - Genova" e delle "Figlie di N.S. al Monte Calvario - Roma".
Virginia Centurione Bracelli nacque a Genova il 2 aprile 1587 da Giorgio, poi Doge della Repubblica e da Lelia Spinola. Dopo un’infanzia molto pia e studiosa, nonostante l’orientamento decisivo verso la vita monastica, all’età di 15 anni dovette andare sposa – per volontà del padre – a Gaspare Grimaldi Bracelli, da cui ebbe due figlie, Lelia e Isabella. Gaspare, a causa delle sue sregolatezze, mori tisico ad Alessandria nel 1607, dove si era recato in cerca di beneficio al suo male, assistito affettuosamente da Virginia, la quale ebbe la gioia di riportarlo a Dio.
Rimasta vedova ventenne, comprese che una speciale volontà di Dio la chiamava a servirLo nei suoi poveri, ciò che cercò di accordare con i suoi doveri di madre e d’amministratrice saggia e prudente della casa.
Ben presto suo particolare interesse, che già era oggetto della sua sollecitudine, divenne la sua attività fondamentale, sempre più chiaramente precisa e definita quale organizzazione d’autentico servizio di promozione degli emarginati "perché stiano senza offesa di Dio e si guadagnino per quanto possono il loro vivere con le loro mani".
Promosse L’Opera delle Chiese povere rurali alle quali donava danaro e vestiti. Si diede al servizio dei fanciulli abbandonati, dei vecchi, dei malati mettendo a disposizione le proprie rendite, fondò scuole di formazione e d’addestramento per i fanciulli poveri. Una notte d’inverno accolse in casa una fanciulla abbandonata al freddo e ai pericoli della strada. Fu il piccolo seme che doveva germogliare in una pianta robusta, specialmente in quei tristi tempi di guerra e di sconvolgimenti nell’Italia settentrionale. Nel 1626, dopo aver rinunziato a tutte le sue sostanze, in favore dei poveri, fondò la "Ausiliarie delle Signore della Misericordia". Non ci fu miseria in Genova che non trovasse Virginia disponibile a farle proprie. Intanto spiegava il catechismo ai bambini, predicava il Vangelo. Le svariate opere fondate trovarono il loro punto d’incontro nell’"Opere di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario", un ricovero per accogliere molte giovani abbandonate e pericolanti. Quando il suo palazzo non poté più bastare, prese in affitto il monastero di Monte Calvario, poi una seconda casa e una terza.
La sua attività ha qualcosa d’incredibile. E’ inspiegabile senza la fede e la fiducia in Dio illimitata. Mori in concetto di santità nella casa di Carignano il 15 dicembre 1651.
La fama di santità, che è sempre rimasta viva, è divampata quando il 20 settembre 1801, venne alla ribalta intatta la sua salma, palpabile come fosse sepolta nel sonno. Da allora i prodigi e i segni si moltiplicarono, chiara manifestazione della volontà di Dio che voleva glorificare la sua serva.
Fu proclamata Beata dal Papa Giovanni Paolo II il 22 settembre 1985 a Genova. Il suo corpo incorrotto è conservato nella cappella delle Suore di N.S. del Rifugio in Monte Calvario a Genova.
E' stata canonizzata da papa Giovanni Paolo II a Roma il 18 maggio 2003.
Due Congregazioni, distinte e parallele incarnano e proiettano nel tempo e nello spazio lo spirito di Virginia: la Congregazione delle Suore di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, con sede a Genova, e la Congregazione delle Figlie di N.S. al Monte Calvario con sede a Roma. I due Istituti sono la continuazione storica mai venuta meno, delle Figlie di Virginia. Ma per motivi contingenti, e indubbiamente provvidenziali, essi si articolano in due famiglie.
L’eco della loro azione, era andata oltre i confini di Genova e nel 1827 aveva convinto l’allora Papa Leone XII a chiamare in Roma un gruppo di "Sorelle" alle quali il Papa affidò la direzione dell’Ospizio delle Terme di Diocleziano, un Ospizio con finalità vicine a quelle del Rifugio.
La situazione storica impose in appresso, prima, di fatto, e poi di diritto, due vie parallele, per quanto lo spirito fosse rimasto identico e unico.