San Michele e la Devozione al Sacro Cuore
Una pia leggenda ci dice il prezzo della devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Un buon religioso era in preghiera nel suo convento di Montréal. Nel mentre che pregava con fervore per l'estensione
del regno di Dio e la santificazione delle anime, San Michele gli apparve tutto circondato da una luce troppo bella
per essere di questo mondo.
"Io vengo, disse l'Arcangelo, per confidare alla vostra pietà ed al vostro zelo una missione sacra. Ascoltate bene! Uno dei troni, perduto da uno dei più grandi tra gli angeli che caddero con Lucifero, è rimasto senza possessore fino ad oggi. Occorre che
voi mi troviate un'anima degna di occupare questo trono radioso. Ed io, Michele, principe della corte celeste, non mancherò
di ricompensare generosamente il servizio che mi avrete reso. Solamente, al fine di non perdere troppo tempo nelle vostre ricerche, ricordatevi bene questo: l'anima che sceglierete non deve essere troppo giovane".
Appena egli ebbe sentito quel grazioso messaggio, il religioso si mise in viaggio. Egli camminava, con la gioia nel cuore;
poiché diceva: "Le anime pie non mancano sulle rive pittoresche del San Lorenzo, e mi sarà facile trovarne una che avrà
passato numerosi anni nel servizio del buon Dio". Ma, come avanzava, l'ultima raccomandazione di San Michele risuonava sempre più forte al suo orecchio, e tutte le anime che incontrava gli sembravano un po' troppo giovani.
Una sera, giunse alla porta di un monastero: i religiosi lo invitarono a trascorrere la notte sotto il loro tetto, e lo ricevettero con
tutte le attenzioni della carità cristiana. L'indomani, essi gli fecero visitare il loro convento, e gli mostrarono, nell'infermeria, un venerabile vecchio che aveva vissuto cinquant'anni nelle missioni, e che passava per aver fatto dei miracoli. - Ecco ben, si
disse il viandante, colui che cercavo! E, rapito dalla sua preziosa scoperta, si affrettò ad andare a segnalare il suo candidato all'Arcangelo. - O no, disse San Michele, è troppo giovane! Senza dubbio, ha ottant'anni, se si tiene conto del suo atto di nascita, ma il registro dell'Angelo custode non ne porta ancora che sessanta. Solo i cinquant'anni del suo apostolato sono pieni e completi; alcuni dei precedenti sono in parte riempiti; ma il resto è vuoto. Tuttavia, un bel posto lo aspetta in cielo. Cercate un'anima più anziana! Il religioso, un po' meravigliato da questo calcolo, riprese il suo bastone da viaggio, dicendosi: "Pare
che i posti buoni siano cari, in paradiso. Fortunatamente, l'eternità dura per molto!".
Dopo molte ricerche, ritornò con tre nuovi candidati. Uno era un povero che, paralizzato da quindici anni, aveva sofferto la sua prova con pazienza e buonumore, senza smettere di pregare Dio, per tutto il giorno. L'altro era un dolce vecchietto, parroco
di una modesta parrocchia, santo quanto M. di Galonne, dei Tre Fiumi. Il terzo, una madre di quindici figli, di settant'anni. Ella
si chiamava Angela: il suo candore e la sua pietà erano veramente angelici. San Michele esaminò con attenzione i tre
personaggi che gli erano preposti: - Troppo giovani! Egli disse. Il vecchio Canadese non ha che diciassette anni sul registro
del paradiso; quindici anni di meriti, durante la sua malattia, e due anni, nella sua gioventù. Il buon vecchio sacerdote, così
umile e così fervente, non ha che trentacinque anni, al calcolo del cielo. Angela, trenta solamente. I venticinque anni, impiegati
nel crescere i suoi figli, sono anni buoni. Ma quelli che seguirono furono marchiati da troppo pochi progressi nelle alte strade della perfezione. La croce ne era assente, e la sua vita tranquilla e felice non è stata riempita da grandi meriti. Essi saranno tre gloriosi santi in paradiso; ma nessuno di essi ha la maturità voluta per essere degno di un trono serafico. Servo di Dio, cercate ancora ed affrettatevi.
Dopo tre giorni, il vecchio perdeva coraggio, quando la sua attenzione si fissò su di un giovanotto associato alla confraternita
del Sacro Cuore del Quebec. Sin dai suoi primi anni, questo socio era stato consacrato al Cuore del divin Maestro, e viveva
con lui nella più stretta ed intima unione, offrendogli i suoi pensieri, i progetti, le azioni di ognuna delle sue giornate. Le sue comunioni erano, nelle sue intenzioni, una riparazione per i peccati e la freddezza degli uomini. La sua vita si immolava, come
un olocausto incessantemente rinnovato, a gloria di Dio che ha detto: Io amo quelli che mi amano. Giornate, come quelle del giovanotto, possono ben contarsi per degli anni! Pertanto il messaggero di San Michele rientrava disappunto al suo convento; egli non sospettava il valore del tesoro che aveva scoperto. Glorioso Arcangelo, disse tristemente, ho fatto del mio meglio. Non ho più che un'anima da presentarvi, e mi sembra ben giovane. Non vedo che abbia compiuto dei prodigi di virtù degni di attrarre specialmente l'attenzione dei giudici del paradiso. Quanto alle sue sofferenze, non ne conosco di cui io possa parlarne. Ma appena aveva pronunciato il nome del suo cliente, il religioso vide la sua cella illuminarsi d'uno splendore misterioso, e sentì una celeste melodia. Comprese allora che l'eletto era trovato, che quell'anima stava per prendere possesso del trono rimasto vuoto nel mezzo dei Serafini. Ma che età ha dunque quell'anima? Gridò il religioso meravigliato.
Quale modo singolare avete voi, o santi Angeli, di contare gli anni! - Il giovane che mi avete presentato, rispose San Michele,
non aveva che ventitre anni, secondo i calcoli umani, ne aveva centoventidue, secondo gli apprezzamenti angelici. Egli deve
tutti i suoi meriti, tutta la sua felicità alla sua devozione, alla sua unione al Sacro Cuore. Nulla si perde di quello che è offerto
a Dio, da un'anima amante e delicata. Un bicchiere d'acqua, dato per amore del divin Maestro, diventa una sorgente
abbondante che scorre per tutta l'eternità; un pezzo d'oro, dato senza amore di Dio e nello scopo di interesse umano, non
ottiene nessun ricordo nel libro del giudizio. Vivere agli occhi di Dio e degli Angeli, è evitare il peccato e fare il bene per un
motivo d'amore divino. Queste rivelazioni celesti fecero ancor meglio comprendere al religioso, la falsità troppo ordinaria dei calcoli di quaggiù. Cadendo in ginocchio, egli elevò il suo cuore verso Dio in un'ardente preghiera, nel mentre che San Michele ritornava in cielo per preparargli la ricompensa dei suoi numerosi viaggi. Cuore benedetto di Gesù, potessimo noi, nella nostra ultima ora, non essere trovati troppo giovani! Possano gli Angeli dire di ciascuno di noi: Egli è vissuto poco ed ha terminato la corsa di una lunga vita.
(Tratto da "L'Angelo Custode" n° 2, Giugno 1896)
fonte online: milizia S. Michele Arcangelo