18/02/2024
Catechesi N. 485
A - Il tema centrale del Vangelo di oggi è la conversione, fu il primo annuncio dato da Gesù nella sua predicazione. La conversione è il mutamento radicale in materia di Fede, comporta un cambiamento di condotta, e deve iniziare dal cuore.
B - Sorprende l’atteggiamento dei paesani di Gesù quando ascoltano alcune citazioni bibliche. “Tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno”, non solo per questa citazione, Gesù poco prima aveva detto anche altro che fece scoppiare l’invidia in coloro che Lo conoscevano da molti anni e non sopportavano la sua popolarità.
C - Il comportamento di Dio verso le persone che non perdonano, soprattutto riguardo i cristiani viene descritto chiaramente in questo brano da Gesù. “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
Dal Lunedì al Sabato ore 9,30 Santa Messa
Tutti i Venerdì sera ore 20,30 Santa Messa di Liberazione
+ VANGELO (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
A - Il tema centrale del Vangelo di oggi è la conversione, fu il primo annuncio dato da Gesù nella sua predicazione. La conversione è il mutamento radicale in materia di Fede, comporta un cambiamento di condotta, e deve iniziare dal cuore.
Il termine cuore si riferisce principalmente alla persona nella sua totalità e non soltanto al cuore come sede dei sentimenti e dell’affetto. Nella Bibbia il cuore è il luogo da dove scaturiscono pensieri, sentimenti intimi, progetti, razionalità, autenticità e comportamenti.
Nella Bibbia con il cuore si pensa, si ascolta, si decide, si ama, si giudica, si ricorda, ci si relaziona. Il cuore può essere puro e cercare Dio, o doppio che provoca comportamenti cattivi. Gesù esprime lapidariamente questa concezione con l’espressione: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34).
Gesù chiama l’umanità alla conversione, ma rimane inascoltato per la sordità della gente, causata dai mille interessi e bisogni impulsivi che si vivono in una forma di schiavitù, con una dipendenza che annulla la ragionevolezza, intesa come equilibrio, saggezza e prudenza.
La società di oggi è quasi interamente dipendente dai social media e non riesce più a formare un pensiero soprannaturale, sano e oggettivo.
Tutti questi vivono senza Gesù e hanno perduto il controllo della loro vita, sono terrorizzati quando arrivano le sofferenze e si chiedono: «Perché mi succede questo? Perché proprio a me e non ad altri? Perché Dio mi manda queste croci?». In queste domande c’è l’abbattimento e il trionfo di satana.
Lui vuole che tutti, a cominciare dai cristiani, arrivino allo sconforto, ad avvilirsi per la sofferenza, a tormentarsi e a ribellarsi contro Dio!
Molti si trovano nelle prove per le loro scelte inesatte, perché non pregano e le tentazioni governano la loro vita, agiscono con convinzioni sbagliate.
Di sicuro satana vuole portare alla disperazione tutti, nei cristiani viene impedito dal limite che pone Gesù, dalla protezione che dona la Madonna ai suoi devoti e a molte persone buone, anche a quelle che non conoscono Dio per motivi non ideologici e vivono onestamente.
La credenza di moltissime persone di oggi come del tempo di Gesù è sempre la stessa: pensano che le disgrazie sono punizioni a orrendi peccati che hanno commesso o addirittura che non hanno mai commesso ed è più forte la loro agitazione perché si considerano vittime innocenti per quanto vivono di doloroso.
Gesù oggi ci spiega che molte disgrazie avvengono per la responsabilità di altri e non necessariamente per i peccati commessi dalla persona, anche se proprio quei peccati rompono la comunione con Dio e quella persona diventa vulnerabile a qualsiasi evento, ma non è Dio a punirla.
È una lamentazione negativa arrabbiarsi contro Dio quando si vive nella sofferenza, o c’è un problema irrisolto. Dio guarisce le malattie e non le invia, toglie le negatività, libera dalle oppressioni sataniche dei diavoli, risolve le prove e non è causa di alcun male.
L’Amore Divino non fa soffrire, soprattutto quando viene invocato e adorato. Gesù libera dalle sofferenze causate dai diavoli e guarisce anche le malattie.
Ma bisogna dedicare a Dio il miglior tempo della giornata. Se si vogliono le sue Grazie e la sua protezione, Dio va adorato e ringraziato ogni giorno.
È la preghiera umile, amorosa, sincera ad aprire sempre il Cuore di Gesù!
In me c’è l’assoluta convinzione che Gesù ci ascolta sempre, è buono e vuole aiutarci di continuo, quindi prego sempre per ciascuno di voi. Chiedo di guarire quanti si affidano alle mie preghiere e liberare le persone disturbate dai diavoli, di donare tutte le Grazie che necessitano a tutti voi. Se continuiamo a leggere le Catechesi diventiamo sempre più spirituali.
Gesù vuole ricolmarci di Grazie ed è contraddittorio immaginare ad un suo intervento nelle nostre sofferenze. Come ho scritto, tanti avvenimenti avvengono per situazioni che si creano in un intreccio spesso inspiegabile.
Ci sono sempre spiegazioni a tutte le situazioni dolorose, occorre però il discernimento cristiano per comprendere la causa del male e alle volte possiamo scoprire che siamo noi stessi la causa di certe sofferenze!
La mancata vigilanza su se stesso e l’assenza di discernimento, conduce anche il cristiano a prepararsi pacatamente delle croci che poi attribuisce ad altri perché in buonafede non si rende conto delle sue responsabilità. Molto spesso si colpevolizza Dio e per reazione ci si distacca dalle preghiera, gettandosi davvero nella disperazione.
Solo Dio porta la pace, la gioia, la guarigione dai mali fisici e spirituali, la verità nella nostra vita, il discernimento per poter capire...
Il credente che prega poco o male, diventa sempre più ostinato, testardo, irremovibile nelle decisioni prese, anche perché è assente il confronto con Gesù, non recita il Santo Rosario per ricevere dalla Madonna il suo Spirito e le sue Grazie.
Se Dio è Padre significa che ci lascia liberi, siamo noi a stabilire se vogliamo seguire il Vangelo Storico e rimanere nella Verità, oppure se vogliamo prendere altre strade che però portano lontano da Lui, dalla Verità e dalla salvezza eterna.
Con la vita che conduciamo, siamo noi a decidere se dare buoni frutti o diventare aridi, insignificanti davanti al Signore. L’albero di fichi non produceva frutti e il padrone disse di tagliarlo, ma il vignaiolo intercedette chiedendo di attendere ancora un anno. Il padrone acconsentì.
Nella parabola il padrone è Dio, l’albero senza frutti sono i peccatori ribelli e superbi, il vignaiolo rappresenta la Madonna che intercede per i suoi figli e chiede di lasciare ancora del tempo in questa vita ai peccatori per la loro conversione e la loro salvezza eterna.
Però ci chiediamo: l’albero della parabola poi cominciò a fare frutti? No, e venne tagliato l’anno successivo. Così sarà per chi è ribelle contro Dio!
La vera conversione avviene quando si cambia mentalità e al centro dei propri pensieri si pone il Vangelo! Convertirsi è possibile a tutti. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.
+ VANGELO
Lc 4,24-30 Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.
B - Sorprende l’atteggiamento dei paesani di Gesù quando ascoltano alcune citazioni bibliche. “Tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno”, non solo per questa citazione, Gesù poco prima aveva detto anche altro che fece scoppiare l’invidia in coloro che Lo conoscevano da molti anni e non sopportavano la sua popolarità.
È una gran brutta cosa l’invidia e la gelosia, fa star male chi ce l’ha e causa danni di ogni tipo a chi ne paga le conseguenze.
Il brano del Vangelo di oggi bisogna contestualizzarlo insieme ad altri versetti che lo precedono e nel capitolo 4 riguardano i versetti dal 16 al 30. Oggi meditiamo dal 24 al 30, ma è opportuno focalizzare meglio la situazione.
Gesù si recava a Nazareth per la prima volta dopo avere dato inizio alla sua predicazione, come scrive San Luca in 4,14-15: “Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi”.
Questo ritorno in Galilea avvenne dopo le tre tentazioni nel deserto, narrate nei versetti 1-13 dello stesso capitolo, e dopo si diresse verso Nazareth. Come leggiamo sopra, la fama di Gesù era molto diffusa nella regione per la novità del suo potere imperioso sui diavoli, sulla natura e sulle malattie. Il versetto 15 precisa che “tutti ne facevano grandi lodi”. Tranne i suoi compaesani, in essi la sorpresa e la curiosità iniziale si trasformarono in odio verso Gesù.
È vero che alcune sue parole scossero i presenti, essi avevano altre aspettative, si erano illusi di poter sentire parole di ammirazione, mentre vennero colpiti da rimproveri severi. Ne avevano bisogno. È meravigliosa la piena coerenza di Gesù, ci colpisce profondamente, non agisce secondo criteri umani e di compromesso.
Prendiamo questo insegnamento in noi, facciamolo nostro con il proposito di non andare mai contro la retta intenzione.
Gesù veniva da grandi predicazioni e grandi consensi prima di arrivare a Nazareth, ma già sapeva cosa avrebbe incontrato a Nazareth. Conosceva le persone, sapeva perfettamente cosa era presente nei loro cuori. Non cambiò atteggiamento perché erano concittadini e parenti, continuò a predicare sempre la stessa dottrina, sapendo di ricevere attacchi.
Vediamo invece come ci comportiamo noi quando sappiamo che un familiare o un parente, un collega, un conoscente, non crede in Dio e deride la nostra Fede. Spesso si tace o si annacqua il Vangelo per timore di suscitare reazioni, ma forse Gesù non reagirà contro chi agisce così? Si può considerare un credente coerente?
Ci sono casi in cui dopo avere dialogato e avere dato buoni insegnamenti è preferibile non appesantire il carico per un certo periodo da stabilire, lasciando assimilare quanto detto. In molti altri casi però i cristiani preferiscono il silenzio per evitare complicazioni.
I veri cristiani sono sempre coerenti, noi vogliamo mostrare la nostra Fede nei luoghi che frequentiamo, senza paura dei giudizi negativi.
La prudenza ci guida nelle relazioni con tutti, per arrivare ad una prudenza matura occorre un cammino di preghiera e di penitenza.
L’avversione, la contrarietà e a volte l’odio, saranno quasi sempre presenti nelle persone che non vogliono convertirsi per non cambiare vita. Noi non possiamo obbligare o pretendere, è impensabile questo comportamento. Dopo avere pregato per le persone che vogliamo aiutare, dobbiamo parlare di Gesù e della Madonna, spiegare la nostra bellissima Fede. Gettiamo il seme, ma non vediamo subito i frutti.
Lasciamo germogliare l’Amore di Gesù nelle persone che incontriamo, pregando ogni giorno per la loro conversione.
Ritorno all’accoglienza riservata a Gesù. Le parole del Vangelo di oggi hanno scatenato la furia quasi omicida dei suoi compaesani, mentre alcuni minuti prima erano felici di ascoltarlo, come leggiamo nel versetto 22: “Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di Grazia che uscivano dalla sua bocca”.
C’era festa all’inizio, meraviglia di avere un compaesano che fa miracoli straordinari, che sorprende con insegnamenti nuovi, ma non appena li richiama con le citazioni che leggiamo oggi, si scatenarono contro Lui e cercarono di buttarlo giù dal monte, dove “era costruita la loro città”.
Quello che ascoltavano cambiarono in fretta opinione su Gesù, lo stesso fanno molti oggi che giudicano sulle apparenze, oppure cercano lodi e non ricevendole reagiscono in modo scomposto. Deve farci riflettere la reazione dei compaesani contro Gesù, inviperiti per avere ascoltato due esempi reali dell’Antico Testamento.
Fino al momento del discorso largo e della profezia di Isaia sul Messia, “lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione” (4,18) nessuno reagì e Gesù applicava a se stesso quella profezia. Quando rivelò che proprio Lui, il Messia, chiedeva la loro conversione che si ritenevano inopportunamente santi, proprio loro reagirono come diavoli.
Gesù lo aveva appena detto: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.
Non intendeva solo Nazareth, ma l’intera Nazione, infatti morirà crocifisso per mano dei suoi connazionali.
L’insegnamento che ricaviamo oggi dal Vangelo è ampio.
Gesù non teme nessuno ed annuncia il Vangelo con una libertà straordinaria. Lui è venuto per salvare e non per calcoli di convenienza, come succede oggi in certe circostanze, quando si evita di predicare l’insegnamento completo del Vangelo. L’unica preoccupazione del Sacerdote deve essere quella di salvare le anime, senza compromessi con nessuno e deve annunciare tutta la Verità.
Chiediamoci come accogliamo Gesù nella nostra vita, se resistiamo come i nazareni, oppure se siamo veramente docili. La docilità è completamente assente in essi, fingevano una falsa umiltà per scatenarsi contro Gesù non appena affermò che la salvezza non era sicura per nessuno. Neanche per loro che si ritenevano santi.
Noi che considerazione abbiamo della nostra spiritualità?
Avrei voluto soffermarmi maggiormente sulla docilità, lo farò prossimamente, aggiungo che nel cammino di Fede avanzano solamente i credenti che si sforzano di rinnegarsi e con docilità ascoltano Gesù che parla nel Vangelo. Senza la vera docilità è difficile ricevere Grazie, mentre Gesù vuole ricolmarci di benedizioni e trasmetterci il suo Spirito che santifica. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.
+ VANGELO Mt 18,21-35
Se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello, il Padre non vi perdonerà.
C - Il comportamento di Dio verso le persone che non perdonano, soprattutto riguardo i cristiani viene descritto chiaramente in questo brano da Gesù. “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
Gesù spiega che non si può ottenere il perdono da Dio e poi non donarlo a qualcuno che sbaglia. Oppure, non si chiede il perdono a Dio, se non c’è nel cuore la disponibilità a perdonare gli altri, anche se fossero colpevoli di azioni gravi. Il perdono non richiede necessariamente l’incontro con chi non ci ama, o non si ritiene opportuno incontrarlo, è sufficiente perdonare nel proprio cuore e pregare per tutti.
La parabola di oggi tratta sul perdono, viene spiegato che il Padre non può perdonare il cristiano che non perdona gli altri.
La condizione che viene posta è di perdonare di cuore, l’ho spiegato sopra che è sufficiente sentire nel proprio intimo il superamento di ogni rancore verso gli altri, inoltre il perdono autentico è quello che si dona con amore, quindi con il cuore. Un cammino impegnativo, non c’è dubbio, ma tutto è possibile quando si chiede aiuto a Gesù, si ripete con insistenza la richiesta del suo intervento per perdonare chi non ci ama.
La parabola coinvolge un re che regola i conti con i suoi servi ed è misericordioso verso un servo che gli doveva una somma altissima, e oltre ad avere compassione di lui gli condona anche il debito. Una fortuna inaspettata e immeritata per il servo, proprio per questo avrebbe dovuto cambiare mentalità e pentirsi delle sue azioni leggere. Invece, alla prima occasione mostra di non avere per nulla compreso la benignità e la misericordia del re.
Subito dopo incontra “uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari”, un cifra ridicola rispetto al debito che lui aveva con il re, infatti gli doveva diecimila talenti, mentre era creditore di soli cento denari dal suo compagno. In pratica, lui doveva restituire diecimila euro al re mentre il suo compagno doveva a lui solo cento euro.
Una sproporzione notevole, ma lui non era buono e non aveva l’umiltà, la bontà, la giustizia per agire nella verità.
Dal re aveva ottenuto il condono di una somma elevatissima dopo averlo supplicato in ginocchio, mentre dal suo compagno pretendeva una cifra ridicola e lo ammoniva con queste severe parole: “Restituisci quello che devi!”. Anche il suo compagno si prostrò per terra e lo supplicava con parole accorate: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma il servo spietato era molto furioso e cattivo.
È chiarissima la parabola, parla di un credente che supplica Dio per ottenere perdono dei peccati, ma continua a maltrattare un suo amico o conoscente e non lo perdona, non concede il suo perdono perché pretende la piccola somma che gli deve. Da Dio lo vuole subito il perdono, al suo conoscente non lo concede.
Dobbiamo capire il significato del perdono, è senza limite e verso tutti. Anche se qualche volta non si può manifestare per cause superiori, invece ai familiari o a quanti conosciamo dobbiamo esprimerlo apertamente, pronunciando parole di amore e spiegando che non ricordiamo più il torto subito. Questo significa che non possiamo intimare agli altri di non sbagliare più, perché ognuno deve preoccuparsi delle sue azioni, delle parole che pronuncia.
C’è da considerare che ognuno di noi è in grado di perdonare secondo la spiritualità che possiede, oltre quella non può andare e per questo trova grandi difficoltà a capire anche la ragione del perdono. È sufficiente sapere che lo ha detto Gesù: “Se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello, il Padre non vi perdonerà”.
Il Padre ci ama così come siamo ed è sempre pronto a perdonarci se umilmente ritorniamo a Lui. Il suo perdono va richiesto.
La parabola ci dice che il perdono che noi doniamo agli altri, è sempre poco, pochissimo, rispetto al perdono che riceviamo da Gesù.
Dobbiamo perdonare offese, cattiverie, persecuzioni, tradimenti, diffamazioni, calunnie e falsità, ma non sempre occorre incontrare chi ci ha arrecato molto male. È già sufficiente perdonare sinceramente nel proprio cuore e desiderare il bene di tutti.
Sono continuate ad arrivare moltissimi messaggi di gioia e di ringraziamento per la festa della Madonna di Lourdes di domenica scorsa.
In questi anni ho ringraziato Gesù perché mi ha dato l’onore di sperimentare anche io oltraggi ed insulti patiti da Lui.
Continuo a ringraziare Gesù per tantissimi motivi, anche per il dono che mi ha concesso. Un grazie di vero cuore a tutti, un abbraccio tutti. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.