10/02/2024
Catechesi N. 484
A - Questa è una parabola piena di insegnamenti, una lettura che rilascia ogni volta nuove intuizioni per vivere come chiede Gesù. Leggendola senza il desiderio di scoprire tanti significati presenti nel racconto, si rimane un po’ indifferenti sia alla condizione dei due personaggi, sia alla retribuzione diversa che spetta a loro.
B - Ieri ho nuovamente riflettuto sulla parabola di Lazzaro, come vi ho scritto gli spunti di meditazione sono molti, è una parabola che va commentata in una o più Catechesi, come stiamo facendo qui nella nostra Associazione da anni.
C - Il mese prossimo festeggeremo un grande Santo, poco conosciuto e meno apprezzato dalla cristianità che segue un devozionalismo più pratico. San Giuseppe è il più grande Santo dopo la Madonna, non tanto per l’incarico ricevuto da Dio che Lo rese protettore dei due Tesori del Padre, è grande per la sua docilità, bontà e piena fedeltà al progetto di Dio.
Dal Lunedì al Sabato ore 9,30 Santa Messa
Tutti i Venerdì sera ore 20,30 Santa Messa di Liberazione
Domenica 11 Febbraio festa della Madonna di Lourdes faremo alle ore 15 Coroncina della Divina Misericordia, a seguire la Catechesi e alle ore 16 Messa di Liberazione.
+ VANGELO Lc 16,19-31
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
A - Questa è una parabola piena di insegnamenti, una lettura che rilascia ogni volta nuove intuizioni per vivere come chiede Gesù. Leggendola senza il desiderio di scoprire tanti significati presenti nel racconto, si rimane un po’ indifferenti sia alla condizione dei due personaggi, sia alla retribuzione diversa che spetta a loro.
L’insegnamento principale che ci indica Gesù è il distacco, fino ad arrivare a distaccarsi dall’amor proprio che fa sorgere sempre opinioni discordanti con la realtà. Il distacco dalle cose mondane ci dà la necessaria libertà per seguire Gesù.
Tra qualche giorno entriamo in Quaresima e la Chiesa ci invita ripetutamente a liberarci dalle cose terrene per riempire il nostro cuore di Dio.
Chi ripone la sua fiducia nelle cose della terra, allontanando il suo cuore dal Signore, è condannato alla sterilità e all’inefficacia di ciò che veramente importa. Gesù desidera che ci occupiamo delle cose della terra e le amiamo correttamente: “Soggiogate e dominate la terra” (Gn 1,28).
Una persona, però, che ami “disordinatamente” le cose della terra non lascia spazio nella sua anima all’amore per Dio.
L’attaccamento ai beni e l’amore per Gesù sono incompatibili. “Non potete servire Dio e mammona” (Mt 6,24).
Le cose materiali e gli idoli possono diventare un laccio che ci impedisce di avvicinarci a Gesù. E se non arriviamo a Lui, a che serve la nostra vita? I beni materiali sono buoni perché sono di Dio, sono mezzi che Dio ha messo a disposizione dell’uomo fin dalla creazione, affinché ne usasse sviluppando la società con gli altri uomini.
Siamo amministratori di tali beni per un tempo limitato, molto breve.
Quando il ricco epulone lo ha capito era troppo tardi, la sua vita corrotta e la mancanza di amore verso Dio e i poveri lo hanno fatto precipitare nell’inferno. Da lì invocava aiuto, ma non poteva assolutamente riceverlo e Abramo nella parabola spiega: “Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
Gesù dice che dopo il Giudizio non ci sarà più la possibilità di cambiare destinazione, qui e adesso siamo noi a scegliere il nostro futuro eterno.
Chi mette le ricchezze al centro della sua vita esclude se stesso dal Regno dei Cieli. Un idolo occupa il posto che solo Dio deve occupare. Chi non rompe i lacci, sia pure sottili, che lo legano in modo disordinato alle cose materiali, alle persone, a se stesso, si esclude da una vera vita interiore, da un rapporto d’amore con Gesù.
Adesso ognuno sceglie lo stile di vita che piace e si può imitare il ricco epulone pur non essendo ricchi di beni, ma ricchi di vizi e di corruzione. Quest’uomo visse senza Dio e morì senza Dio, si concentrò solo sui piaceri della carne e la sua carne brucerà nell’inferno per l’eternità. È stata una sua libera scelta.
Mentre il povero Lazzaro non aveva nulla, ma era umile, buono e ringraziava lo stesso Dio. Era ignorato dal ricco epulone, ma era amato da Dio. Così succede a tutti quelli che soffrono in questa vita: ignorati dai potenti e dai conoscenti ricchi, ma benedetti da Dio, il quale non toglie gli occhi dai suoi figli che soffrono con amore e pregano con devozione.
L’egoismo e l’imborghesimento impediscono di scorgere le necessità altrui. Vogliamo essere puri, pazienti e buoni come Lazzaro. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.
+ VANGELO (Mt 21,33-43,45)
Costui è l’erede. Su uccidiamolo!
B - Ieri ho nuovamente riflettuto sulla parabola di Lazzaro, come vi ho scritto gli spunti di meditazione sono molti, è una parabola che va commentata in una o più Catechesi, come stiamo facendo qui nella nostra Associazione da anni.
Della parabola di ieri voglio riprendere solo alcuni passaggi. All’inizio della parabola Gesù presenta il ricco epulone, il quale “ogni giorno si dava a lauti banchetti”. Ogni peccatore non pentito ogni giorno banchetta con i peccati e si lascia travolgere dalle passioni disordinate e dall’istinto incontrollato.
Poi Gesù fa dire al ricco già finito nell’inferno un’invocazione, ma non di aiuto, chiede un sorso d’acqua. “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Riflettiamo sulla tremenda realtà dell’inferno, dove non c’è assolutamente né pace, né gioia, ma solo dannazione e fuoco che arde le carni senza consumarle. Una grande sete che non finisce mai…
In molti casi non si parla più dell’inferno e si preferisce lasciare tranquilli i credenti, un modo da lasciarli andare lontano da Gesù.
La risposta di Abramo di rifiuto per la netta separazione tra Paradiso e inferno, l’abbiamo letta ieri. Ma il ricco replica, insiste chiedendo almeno che siano avvisati i cinque fratelli di non peccare più. “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”.
Strana richiesta, nell’inferno non c’è amore e non può volere il bene dei fratelli. Il ricco in realtà non si preoccupa dei fratelli, egli cerca disperatamente di non subire altre punizioni eterne, derivanti dagli scandali commessi dai fratelli, i quali avevano appreso tutto dal ricco finito nell’inferno. Essi imitavano gli errori del fratello.
Questo ci dice che uno scandalo non causa un solo peccato, si moltiplicano i peccati per quanti lo imitano, mentre la colpa principale ricade sulla persona che ha creato inizialmente lo scandalo. Ognuno ha la sua responsabilità, lo scandaloso dovrà soffrire per i suoi peccati e tutti i peccati commessi dai suoi imitatori.
Cosa succederà a quanti inducono attraverso la televisione, milioni di persone a commettere peccati e perversioni di ogni tipo?
Oggi il Vangelo ci presenta un’altra parabola, e se il figlio indicato è Gesù, il tema della parabola è di detestare il peccato. Perché i contadini picchiavano i servi del padrone fino ad uccidere il figlio? Per una cattiveria viscerale, una vita vissuta nei peccati più maliziosi.
Il peggiore male, il vero male del mondo è il peccato.
Dove è presente il peccato non c’è lo Spirito Santo, non c’è la pace, la gioia e, soprattutto non c’è la sincerità. È una vita vissuta superficialmente senza la sincerità, in molte occasioni ci si rifugia nella falsità, che significa doppiezza e ipocrisia. Senza la sincerità è facile cadere nella slealtà, fino a vivere in una perenne insicurezza.
Adesso anche il più incallito peccatore ha la possibilità di rinascere a vita nuova e ad incontrare la misericordia di Gesù facendo un serio cammino.
Deve rientrare in sé, rendersi conto del male commesso, degli scandali dati e chiedere perdono a Dio davanti al confessore. Se non può confessarsi perché risposato, chieda perdono davanti all’Eucaristia e sosti spesso davanti al Tabernacolo. Gesù vuole salvare tutti e senza le condizioni di pentimento non ci può essere salvezza.
Approfittiamo che tra qualche giorno incomincia la Quaresima per intensificare la lotta contro il peccato. Fate ogni giorno l’esame di coscienza e considerate i peccati, cercate di comprendere la causa e l’effetto. Cosa ha spinto a commetterlo, se c’è stata resistenza nella tentazione, oppure all’arrivo del pensiero maligno si è caduti subito.
Oggi il peccato veniale è ridicolizzato dai sapienti che preferiscono anche quelli mortali, senza considerare più quelli che indeboliscono l’anima. Il peccato veniale sembra innocuo invece porta in sé una malizia particolare.
Per affrontare decisamente la lotta contro il peccato veniale è necessario riconoscerlo per quel che è: un’offesa a Dio. Sarà piccola, ma è sempre un’offesa deliberata. La ripetizione di molte offese piccole farà diventare abituale il peccato ed anche quelli mortali saranno considerati innocui. Così si arriva a perdere il senso del peccato.
Dobbiamo chiedere ogni giorno allo Spirito Santo di aiutarci a riconoscere con sincerità le nostre debolezze e i nostri peccati, ad avere una coscienza delicata, che chiede perdono e non giustifica mai i suoi errori. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.
+ VANGELO Mt 1,16.18-21.24
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
C - Il mese prossimo festeggeremo un grande Santo, poco conosciuto e meno apprezzato dalla cristianità che segue un devozionalismo più pratico. San Giuseppe è il più grande Santo dopo la Madonna, non tanto per l’incarico ricevuto da Dio che Lo rese protettore dei due Tesori del Padre, è grande per la sua docilità, bontà e piena fedeltà al progetto di Dio.
Eppure le cose si stavano mettendo male per il giovane Giuseppe, promesso sposo della Fanciulla Maria, perché si accorse che Lei era incinta e tra Loro non era avvenuto alcun contatto come non ci fu in seguito nessun tipo di contatto fisico. Altri avrebbero mandato via Maria, mettendola in una condizione di grave pericolo perché la legge prevedeva la lapidazione. Altri avrebbero deciso seguendo l’istinto.
Giuseppe nella sua confusione cominciò a pregare. Pregava e con umiltà aspettava un segno da Dio.
La confusione nasceva da due fattori: Maria era la Fanciulla più Innocente del creato ed era impossibile un suo traviamento, poi era visibile la sua gravidanza che non aveva alcuna spiegazione umana. Questa confusione solitamente porta alla separazione perché la debolezza incline alla scelta più umana, fa rompere qualsiasi relazione ed amicizia.
Invece prima di giudicare e di condannare qualcuno, bisogna pregare e chiedere umilmente a Gesù di fare chiarezza dove c’è buio.
Giuseppe non dubitò di Maria, ma non poteva proseguire la loro promessa di matrimonio come se nulla fosse successo, c’era un impedimento che era anche visibile e doveva compiere una scelta esistenziale. Si affidò a Dio e chiese a Lui di capire gli avvenimenti e di guidarlo nella scelta da compiere, anche se in cuor suo riteneva meno pericolosa per Maria la decisione di ripudiarla, ma in segreto, senza farlo sapere a nessuno.
Vedete quanta delicatezza e bontà c’è in questo gesto di Giuseppe? Un uomo irreprensibile e correttissimo, il Vangelo Lo chiama giusto.
Poteva anche considerarsi tradito, ma il pensiero stesso era difficile da accettare, inoltre Maria non meritava questo trattamento. Così vediamo due muti, due promessi sposi che vivevano ancora nelle case di proprietà, che restano in silenzio su quanto avvenuto e lasciavano a Dio il compito e la responsabilità di sbrogliare la matassa dell’imbarazzo.
Erano muti perché la Madonna non poteva svelare il segreto di Dio dell’Incarnazione, Giuseppe era così buono da non reagire!
Quanti insegnamenti troviamo in queste poche righe che ho elaborato? Docilità, bontà, riservatezza, piena fedeltà a Dio, rispetto del prossimo, amore, perdono, preghiera. Giuseppe ha trascorso nella piena sofferenza i giorni più tremendi della sua vita, per diverse ragioni: Maria rappresentava per Lui la massima espressione dell’amabilità e della delicatezza della donna, al tempo stesso era incinta senza poter trovare una spiegazione.
La preghiera di Giuseppe e, soprattutto, quella della Madonna, ha fatto intervenire prontamente Dio, il quale verso Giuseppe aveva preparato un disegno unico: diventare il Custode dei suoi Tesori, di suo Figlio incarnato e della Madre, ma più ancora della Donna che avrebbe schiacciato nel Nome di Dio la testa del serpente, l’unica Creatura Immacolata e perfetta, pienamente abbandonata alla volontà di Dio.
Il Vangelo di oggi ci indica in San Giuseppe un intercessore potentissimo, sia per il ruolo di guida e protettore della Sacra Famiglia, sia per l’elevata Santità raggiunta per la sua vita verginale e virtuosa.
Ricorrere a Lui è indispensabile, abbiamo necessità di questo intercessore, egli rende più potenti le nostre preghiere, ed è importante recitare ogni giorno al termine del Rosario la bella preghiera “A Te o Beato Giuseppe”.
Ogni giorno chiedete a San Giuseppe di diventare giusti come Lui, giusti significa virtuosi, onesti, sinceri, responsabili e educati.
In San Giuseppe troviamo il perfetto religioso, il cristiano perfetto, il credente che si abbandonò totalmente a Dio e per questo fu elevato in santità. È un maestro di vita spirituale, chi Lo prega riceve aiuti, intercessione presso Gesù e Maria, la provvidenza per vivere dignitosamente. In molti negozi è esposta l’immagine di San Giuseppe, ma forse sono pochi i proprietari che Lo invocano con Fede e amore.
I diavoli hanno terrore dell’intercessione di San Giuseppe, in un famoso esorcismo alle domande dell’esorcista il diavolo rispose:
“È importante la devozione a San Giuseppe? Rispondi in nome della Sacra Famiglia!”.
“Sìì”.
“È vero che San Giuseppe è il Santo più grande dopo la Madonna? Rispondi in nome della Santissima Trinità”.
“Sì”, confermò il diavolo, annuendo anche col capo.
“Concede molte Grazie San Giuseppe?”.
“Sì”. Buona preghiera a tutti. Sia Lodato Gesù Cristo.